Capitolo Trentaseiesimo: Per chi più si ama

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"Musing through memories, losing my grip in the grey
Numbing the senses, I feel you slipping away
Fighting to hold on, clinging to just one more day
Love turns to ashes, with all that I wish I could say
I'd die to be where you are
I tried to be where you are
Every night, I dream you're still here
The ghost by my side, so perfectly clear
When I awake, you disappear
Back to the shadows, with all I hold dear
With all I hold dear"

- Still here, Digital Daggers

E alla fine, Levi aveva ceduto - perché in qualche vita passata, per motivi più o meno futili, Salomone aveva davvero fatto ogni cosa necessaria per ottenere ciò che maggiormente aveva desiderato, fosse questo un capriccio o qualcosa di più import...

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E alla fine, Levi aveva ceduto - perché in qualche vita passata, per motivi più o meno futili, Salomone aveva davvero fatto ogni cosa necessaria per ottenere ciò che maggiormente aveva desiderato, fosse questo un capriccio o qualcosa di più importante. Noah aveva in qualche modo vinto sulle Chimere, forse sfruttando un potere di cui non riusciva davvero a rendersi conto, ma una voce, come un monito, lo aveva spinto a chiedere qualcosa ancora: una promessa. Con una decisione che tutto era fuorché sorretta da gambe stabili, aveva domandato a Levi di dare la propria parola - e conoscendolo, tra tutte le sue creature, lui sarebbe stato quello che meno si sarebbe tirato indietro. Dopotutto era rimasto al suo fianco fino a quel momento. Dalla notte dei tempi, nella morte, a quel giorno.

L'altro aveva storto il naso, tentato di farlo desistere, si era allontanato per non stringergli la mano. Stanco aveva chiesto ai fratelli di provare a loro volta a fargli cambiare idea e, quel punto, Noah aveva detto qualcosa che mai avrebbe creduto possibile.

«Siete parte di me, akh. Lo siete stati dal primo giorno in cui vi ho visti in quell'auditorium e prima ancora in sogni, stralci di ricordi che adesso so appartenermi. Non puoi chiedermi di vivere incompleto, ferito ed esposto ai rimorsi. Non puoi obbligarmi a dirvi addio per la seconda volta.»

Levi aveva guardato ancora il divano, i suoi fratelli. Forse capiva cosa Noah volesse dire. Anzi, l'Hagufah ne era certo. Lui sapeva, aveva conosciuto quella sensazione e probabilmente non se l'era mai dimenticata.
«Non hai nemmeno trent'anni...» aveva soffiato, lo sguardo sui propri pugni stretti lungo i fianchi.
Noah si era lasciato andare contro il muro, lo stesso che gli aveva mozzato il fiato e da cui aveva provato a fuggire.
Aveva davvero importanza? «In questa vita, akh. Ma li ho avuti decine di centinaia di volte.» Si erano guardati con la coda dell'occhio per alcuni istanti, in silenzio, fiacchi dopo quello che era successo: la confessione che gli aveva fatto quella mattina, l'attacco subìto, la perdita di Nikolaij e Colette, quella lunga ed estenuante discussione per convincere le Chimere ad andare a cercare i fratelli.
In tutta onestà, pensò, nemmeno avrebbe voluto arrivare a quell'età senza di loro. I sensi di colpa lo avrebbero logorato, sarebbero entrati dai solchi lasciati dalla loro assenza, si sarebbero fatti ruggine e lo avrebbero corroso lentamente.

O insieme, o nessuno, si disse.

Le Chimere avevano quindi accettato la sua decisione, forse riluttanti, forse confortate dal fatto che nonostante l'amnesia fosse pronto a seguirle e, infine, avevano giurato per l'ennesima volta prima di mettersi all'opera.

Le Chimere di Salomone: il ReDove le storie prendono vita. Scoprilo ora