"So say goodbye and hit the road
Pack it up and disappear
You better have some place to go
'Cause you can't come back around here "- Good Goodbye, Linkin Park
Alexandria avanzò in punta di piedi, dubbiosa. Le braccia incrociate strette davanti al seno e lo sguardo basso. Si era fatta strada all'interno della stanza, della sua unica alcova, senza chiedere il permesso, eppure dal modo in cui aveva timidamente aperto la porta Noah aveva capito quanta riverenza provasse per quello che era il suo spazio. Per un istante, addirittura, aveva creduto che lei avesse paura di lui - e per questo non si era opposto a quell'invasione, anche se tutto ciò che avrebbe voluto in quel momento sarebbe stato chiudere fuori da quelle quattro mura qualsiasi cosa non fosse la sua vita prima.
Prima delle allucinazioni.
Prima della sensazione di non appartenere a nulla di quello che lo circondava.
Prima delle Chimere.La osservò.
Dal materasso su cui era seduto Noah fece un sospiro tutt'altro che silenzioso, buttando fuori l'aria che da troppo tempo teneva imprigionata nei polmoni. Voleva dire qualcosa, sapeva di doverlo fare, ma nonostante questo non riuscì a trovare le parole o le domande da pronunciare; aveva così tanto caos nella testa che faticava persino a comprendere i propri pensieri. In due settimane era passato dall'essere un normale studente universitario, con giusto qualche piccolo problema di mente, a Re di un intero popolo nonché protagonista del mito; e infine aveva scoperto di essere un alchimista...
Sant'Iddio! Persino a pensarci sembrava una cavolata di dimensioni inaudite, eppure era tutto vero. Ma come?
Si prese la testa tra le mani, tirò i capelli con le dita e poi si volse appena in direzione di Alexandria sperando che fosse lei a spezzare il silenzio, a tranquillizzarlo, invece la trovò rivolta verso il cielo grigio al di là del vetro sporco, intenta a fissare chissà quale panorama; e fu strano, ma gli parve di averla già vista decine di volte in quella posa, con quella smorfia...D'improvviso la Chimera si ravvivò la chioma, abbassando leggermente lo sguardo. Sembrava crucciata, persa in chissà quali pensieri e dalla gola, a quel punto, a Noah sfuggì qualcosa: «Io...»
«Non vuoi partire, lo so. Sei spaventato e non hai idea di cosa aspettarti» concluse lei, sopprimendo una sorta di ghigno.
Lui si morse il labbro inferiore, poi annuì tornando a fissarsi le mani strette in mezzo alle ginocchia.
Sì, in effetti era così, ma avrebbe anche voluto dire altro in quel momento, magari qualcosa che non avesse nulla a che fare con la partenza, l'alchimia o... con la coda dell'occhio vide Alexandria scrutarlo. Le sue pupille lo mettevano in soggezione come mirini di fucile e, quando li spostò per soffermarsi sui poster e le fotografie appese qua e là, quasi si sentì sollevato.
«Puoi rifiutarti, se lo vuoi.»
Poteva davvero?, si chiese, seguendo la traiettoria dello sguardo di lei. Anche Noah si soffermò sulla maschera di un Darth Vader del 1983 appeso sopra al comò, abbozzando un sorriso nel notare cosa avesse catturato l'attenzione della Chimera. Per quel poster aveva speso tantissimo, più di quanto aveva mai fatto per qualsiasi altra cosa, eppure non se ne era mai spiegato il motivo; lo aveva visto in un negozio vintage e non era stato in grado di frenare l'impulso d'entrare e prenderlo.
«Per quel film Nikolaij aveva comprato i biglietti per tutti, te lo ricordi?» l'intonazione nella voce di Alexandria non riuscì a nascondere la dolcezza mischiata alla nostalgia che provava per quel ricordo e d'un tratto, come un lampo nel cielo notturno, Noah capì il motivo per cui anni prima aveva dovuto portare a casa quella locandina: Salomone, le Chimere, una vita passata. «Oh, come si era incazzata Colette quel giorno...» il materasso si schiacciò sotto il peso di un altro corpo e il calore di lei gli pizzicò il braccio. Era vicina, molto.
«Non è fan dell'Impero?» scherzò, fissando la punta dei calzini con le pecorelle che Alex aveva ai piedi. Li teneva vicini in modo insolitamente composto e poi dalle caviglie i jeans risalivano fino alle ginocchia, dove tagli sfilacciati mostravano la pelle nuda. Se ci si soffermava attentamente un alone viola spuntava da sotto la stoffa: chissà se sentiva male da qualche parte, se le ferite che aveva addosso erano gravi o sciocchezze. Chissà se sforzandosi avrebbe potuto guarirla, come il sé di una vita prima.
«La fantascienza non è pane per i suoi denti, no!» La sentì ridere di soppiatto e, dovette ammetterlo, fu confortante: «Ma il problema in realtà era un altro» gli occhi di Noah ripresero la corsa, salendo dalle cosce al maglioncino chiaro che aveva sostituito gli indumenti ridotti a brandelli durante lo scontro. Si era ripulita, della colluttazione con i nemici restavano ben poche tracce. «Ti immagini sette Chimere e un Alchimista seduti uno accanto all'altro, in un luogo chiuso e con le luci spente? Momento perfetto per un agguato!»
Anche lui rise: «Ma alla fine lo abbiamo visto, giusto?» solo dopo averlo detto si rese conto di aver usato il "noi", sentendosi parte di quel ricordo pur non avendone memoria - e anche lei dovette accorgersene, perché per un istante tacque.
«Sì, sì, lo abbiamo visto. Tu e Levi convinceste tutti» la scorse bagnarsi le labbra, tenderle: «Ci sedemmo a piccoli gruppi per tutta la sala, la tensione a mille e i sensi in allerta. Fu divertente, non lo nego.» Appena Alexandria finì la frase un silenzio strano pervase la stanza. Arrivò da sotto la porta, il letto, da dentro l'armadio a parete e si fece strada sino a loro. Cinse le caviglie di lei spaventando le pecorelle sulle calze e si aggrappò ai pantaloni della tuta di lui come un gatto che si fa le unghie. Persino una sciocchezza come l'andare al cinema, si ritrovò a pensare, per le Chimere era qualcosa di speciale e al contempo pericoloso: come sarebbe stata la sua vita nel momento in cui avesse scelto di seguirle? Temette la risposta, ma allo stesso modo sentì di bramarla.
Desiderava l'ignoto che si stava aprendo di fronte a lui, il brivido, l'idea di avere qualcosa di tanto speciale da poter raccontare con la stessa foga con cui Zenas o Levi parlavano del passato ed essere poi preso per folle. Anelava l'idea del fantastico, dell'adrenalina che gli stava porgendo la mano, eppure iniziava a intuirne i rischi.
Già... la sua era un'aspirazione da sciocchi, lo sapeva bene, ma sapeva anche che chiunque, a quel mondo, aspettava per tutta l'esistenza un'avventura come quella che stava venendo offerta a lui; dopotutto se fosse stato altrimenti non ci sarebbero stati così tanti esploratori, scrittori, pittori e sognatori. Nemmeno gli alchimisti.
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Le Chimere di Salomone: il Re
FantasyRe Salomone: colto, magnanimo, bello, curioso, umano. Alchimista. In una fredda notte, in quella che ora chiamiamo Israele, egli stringe tra le braccia il corpo di Levi come se fosse il tesoro più grande che possa mai avere. Lo stringe e giura che...