"And if the sinner's asleep then how can I rattle his cage?
I'm so sick of these dark days chasing me further underground
But I'll find my way to light and you'll find your own demise
We were not born the enemy and we will not stop for anything
So try to tell me all the things that I've done wrong
This fire will burn until we fall"- Rise for the Runaways, Empire the Crown
A Nikolaij era stata concessa un'ora per raccattare tutte le sue cose e farsi trovare nei pressi del porto; lui aveva impiegato solo quaranta minuti per tornare all'appartamento che aveva affittato, prendere lo zaino da trekking grande la metà del suo corpo e raggiungere Alexandria e Colette nella Lancia Thema nera che la sorella maggiore aveva comprato da un vecchino di zona. Levi aveva affidato a loro il compito di recuperare la settima Chimera, ma Z'év non avrebbe saputo spiegare con certezza il motivo di tale decisione. Forse voleva tenere Niko lontano da Noah visto ciò che era successo, forse preferiva stare di persona accanto al Re dopo il flashback destabilizzante. Probabilmente aveva valutato il fatto che in auto con due donne un ragazzino avrebbe destato meno sospetti, oppure, nel più insolito dei casi, aveva preso quella decisione per evitarsi i battibecchi tra Wòréb e Akhbar, come se a lei, invece, non dessero sui nervi.Con le mani strette intorno al volante di plastica Alex lanciò uno sguardo veloce allo specchietto retrovisore, incontrando il sorriso innocente del fratellino.
«Hai paura che sparisca ancora?» Le chiese poggiando la testa sul finestrino. Lei tornò a guardare la strada. La radio trasmetteva un brano dei The Libertines di cui ricordava il motivetto, ma la tensione che si respirava nell'abitacolo le impedì di godersi il momento. Avrebbe dovuto gioire, Nikolaij era finalmente tornato da loro e all'appello mancavano solo due fratelli, eppure non ci riuscì. Accanto a sé aveva una persona che l'odiava, forse pentita di non essere riuscita a spaccarle il cranio prima che intervenissero le altre Chimere e, alle spalle, aveva colui che per poco non aveva fatto venire un infarto al Re, mettendo nuovamente tutto a repentaglio.
Forzò un sorriso.
«Tranquillo, akh, ho la sicura alle portiere posteriori proprio per evitare la fuga di mocciosi come te.» Persino senza guardarla era chiaro che Colette stesse gongolando per la battuta; non si sarebbe fatta sfuggire alcuna occasione per punzecchiarlo e, di rimando, nemmeno lui.
«Non pensavo che un'auto da nonna come questa potesse avere un simile optional!»
«È vintage, si vede che in questi anni non hai sviluppato alcun gusto.»
«È quello che ti ripeti allo specchio ogni mattina per giustificare il calo di spasimanti?»
Alex dovette frenare l'impulso di ridere mordendosi la lingua. Fortunatamente a distrarla c'era anche il traffico della A55.
«Almeno io li ho, o sbaglio? Anche perché nel tuo caso non si tratterebbe di pedofilia?»
Z'év ebbe un sussulto, i suoi occhi si fecero grandi di imbarazzo e stupore e il piede scivolò sul freno rischiando di farla inchiodare: «Ti sembrano cose da dire?» Per la prima volta dopo giorni i loro sguardi si incrociarono. Faccia a faccia con la sorella, Alexandria si stupì di come i suoi occhi fossero rimasti così profondi e vivi.
«Beh, non è così? Avrà pure il corpo di un marmocchio, ma è pur sempre un centenario, come definisci la cosa?» Per un momento soppesò la logicità di quel commento, poi riprese a guardare fissa la strada. Non era certa che rispondere sarebbe stata la scelta migliore.
«E comunque,» riprese Colette, ravvivandosi una ciocca sfuggita dal mollettone: «che hai combinato in questi anni? Ricordo che eri partito con Hamza e Will.»
Niko fece spallucce. Dallo specchietto Alex lo vide girare il viso verso la corsia accanto e riflettere.
«Li ho persi a Basilea. Il Cultus ci stava addosso e tra un vicolo e l'altro abbiamo finito con il separarci. Avrei potuto aspettarli all'ostello in cui alloggiavamo, ma era troppo rischioso» fece una pausa per strofinarsi il naso, lo sguardo ancora perso sulle macchine che stavano sorpassando: «Così dopo qualche giorno, forse una settimana da solo ho deciso di prendere in mano la situazione. Se fossi rimasto lì sicuramente sarei morto.»
«E che hai fatto?» Gli domandò Z'év cercandolo nel rettangolo di specchio. Era curiosa, ben più di quanto si sarebbe aspettata - dopotutto era in parte colpa sua se suo fratello era finito a vagare come un orfano per il mondo. Inoltre, quel suo corpo doveva avergli reso le cose ancora più difficili.
Akhbar fece un grosso respiro, poi tornò a guardare verso il cruscotto: «Ho cercato le mie origini. Mamma e papà venivano dalla Polonia, quindi lì avrei trovato dei parenti. C'erano dei cugini ancora in vita e i loro figli. Me la sono giocata bene e mi sono fatto ospitare per qualche anno, poi... beh, con questo aspetto non potevo restare per molto, quindi ho finto di morire e ho girato per un po'. Alla fine sono tornato alla casa di San Pietroburgo.»
Un nodo strinse lo stomaco di Alexandria. Anche lei aveva pensato di tornare nella propria terra, cercare i pronipoti delle sue sorelline e vedere quanta strada il sangue dei Varàdi avesse fatto, peccato che al momento di scegliere la propria destinazione era finita a Innsbruck. Aveva passeggiato per la città, ripercorso i sentieri di ghiaia del giardino in cui era morta. Aveva vagato per i corridoi di una villa ora museo ricordando i suoi giorni lì e, una volta raggiunta la sala da ballo, aveva chiuso gli occhi e ricordato il valzer che era stato suonato in suo onore. Una danza a cui il suo futuro marito si era negato e che aveva permesso a Salomone di farle da cavaliere. Era stato in quel preciso istante che aveva capito di non poter più tornare a "casa", perché l'unico luogo degno di quel nome era scomparso insieme al Re e alle altre Chimere.
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Le Chimere di Salomone: il Re
FantasyRe Salomone: colto, magnanimo, bello, curioso, umano. Alchimista. In una fredda notte, in quella che ora chiamiamo Israele, egli stringe tra le braccia il corpo di Levi come se fosse il tesoro più grande che possa mai avere. Lo stringe e giura che...