Capitolo 26

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Ryan's pov:

«Che vuoi Iván avanti parla»

Iván entra nel mio bagno mentre sono in vasca a fumare. Era l'unico momento di questa folle giornata che mi stava piacendo e qualcuno arriva ad interromperlo.

«Dobbiamo uscire Ryan, non puoi essere così paranoico ancora per tanto...» di nuovo con questa assurda storia dell'essere paranoico, mi hanno stancato tutti.

«Fai sul serio? Stavo per mettere a rischio la vita di una sconosciuta e mio fratello poteva essere ucciso, tutto perché ho lasciato correre ogni errore che mi passava sotto gli occhi e non ho detto nulla. Non voglio ripeterlo ancora, finché non scopro il nome del bastardo nessuno esce!»

Da quando abbiamo ucciso l'infame che avevamo rinchiuso nei sotterranei della villa non mi danno pace le sue ultime parole.

C'è qualcuno libero lì fuori che ci vuole, morti o vivi non ne ho idea e i punti interrogativi non mi sono mai piaciuti, quei figli di puttana sono come dei fantasmi.

Dopo di ciò nessuno si è fatto vedere né sentire e Hugo è ancora lì fuori in cerca di un'incognita con i nostri migliori uomini. Quindi non ne ho idea del perché siano tutti così calmi e vogliosi di far finta che non sia successo nulla, anzi forse so il perché... perché dopo è il coglione di Ryan a sistemare le cose.

«Loro usciranno allo scoperto se usciamo anche noi, non mi dire che non hai le palle di affrontarli?» a volte Iván è un po' troppo fiducioso.

«Io non ho le palle di affrontarli secondo te?» rido bevendo l'ultimo sorso di champagne che era nel bicchiere.

«In passato sapevo chi dovevo affrontare, qui andiamo contro l'ignoto e mi da tremendamente fastidio. Però su una cosa hai ragione, questi qui finché non facciamo una mossa non si fanno vivi»

Forse è l'unico modo, e devo convincermi che dopo tutto questo tempo di ricerche sia anche l'ultimo. Esco dalla vasca gocciolando per tutto il bagno e mi avvolgo la vita con un asciugamano.

«Finalmente!» esulta il mio amico alzandosi dagli scalini del bagno su cui si era seduto.
«Mio fratello, Iván? Che fine ha fatto?» chiedo accendendomi l'ultima sigaretta del pacchetto e buttando nel posacenere l'altra già finita.

«Ehm.. è tornato stanotte. Sono stati al Devil, era lì la festa dei Cooper» mi informa titubante, come se non mi avesse detto tutto. «C'è altro che mi devi dire?» chiedo voltandomi nella sua direzione e inspirando un grosso groppone di fumo.

«I nostri uomini al locale mi hanno informato che anche lei era alla festa» abbassa lo sguardo sulle sue sneakers costose. «E quindi? È accaduto qualcosa?» chiedo curioso, perché ho come l'impressione che non mi stia dicendo tutto.

«Era con un ragazzo. Si chiama Nathan O'Connor, fa parte di una famiglia illustre in Inghilterra ed è venuto a studiare qui negli Stati Uniti. È nel corso di Ally e nell'ultimo periodo si è avvicinato molto a lei. Fa tirocinio nel suo stesso ospedale insieme al Dottor Barrett. Non so altro, questo sono arrivato a scoprire»

Sentir parlare della vicinanza di questo ragazzo a lei non mi fa per niente piacere, ma non posso far a meno di pensare che per lei, lui sia un male minore.

«Non m'interessa il resto, manda qualcuno a dirgli di comportarsi bene... non voglio vederla versare una lacrima per quel tizio mi hai capito Iván?» spengo la sigaretta nel posacenere poggiato sul ripiano in marmo con rifiniture in oro.

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