Capitolo 33

32 2 0
                                    

Ryan's pov:

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.


Ryan's pov:

«Ryan!»

Sento chiamarmi ma sono troppo stordito per riconoscere la voce e collegarla ad una persona.

«Ryan!» continuano a chiamarmi ma non ho la forza di alzarmi da questa poltrona.

«Ryan che cazzo mi fai entrare?» stavolta la riconosco, è la voce di Iván. Ma perché urla che diamine, ha tutte le chiavi può anche aprire ed entrare.

«E... En.... Entraaa!» provo ad urlargli sperando che mi senta.

«Vorrei anche entrare ma la porta è bloccata, cosa ci hai messo davanti?» mi chiede provando ad aprire.

Quando alzo la testa dalla scrivania noto quanto tutto sia in disordine, libri contabili sparsi, fogli ovunque, bottiglie di vetro rotte e ho messo un grande comò davanti alla porta.

Mi alzo traballando con la testa che mi scoppia, l'alcol non l'ho mai retto, e pure se lo reggessi con tutte le bottiglie vuote che ci sono in giro mi sarò dato alla pazza gioia.

Provo con tutta la poca forza che mi è rimasta a spostare il comò di un minimo così che Iván possa infilarsi ed entrare.

«Ma cos'hai combinato?» mi chiede una volta entrato in stanza.

«Non ne ho idea...» rispondo alzando le spalle.
«C'è la streghetta di sotto» mi informa, ma dopo la sbronza di ieri non ci capisco tanto, di che parla?

«Chi?» chiedo confuso passandomi una mano trai capelli.

«Arya, l'amica di Ally. È qui ed è furiosa, vuole parlare con te. Sei stato con lei in questi giorni non è vero? È per questo che sparivi e lei è incazzata con te?» appena sento nominare la ragazzina mi viene in mente che da ieri che non la sento e non le ho manco mandato un messaggio.

Dopo che Finn mi ha detto quello che era successo la scorsa mattina sono uscito fuori di me. Non sapevo più che fare e come cercare di proteggerla tenendola all'oscuro di tutto. Quell'uomo di ieri sera che mi ha detto che non la lasceranno in pace ed ormai è dentro fino al collo.

Ecco spiegato il motivo delle condizioni di questa stanza.

«Meglio che non ci parli in queste condizioni, veditela tu con lei» provo ad accarezzarmi le tempie cercando di farmi passare questo dolore lancinante alla testa.

«Brutto figlio di puttana!!» sento le urla di una ragazzina con la voce squillante. È lei, Arianna.

«Oh dio santo Iván occupatene tu» chiedo pietà al mio amico risiedendomi sulla mia poltrona.

you are mineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora