Capitolo 35

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Ally's pov:

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Ally's pov:

Mi sveglio in una valanga di sudore. Sono completamente fradicia, mi hanno iniettato qualcosa che mi ha fatto male più del previsto.

Loro non sanno del mio problema e delle medicine che prendo, quindi mi possono uccidere anche con una sola sostanza sbagliata.
Questa cosa mi fa andare ancora di più nel panico.

Non c'è nessuno in questa stanza quindi provo ad aprire gli occhi. Vedo completamente sfuocato ma riesco a scovare i lividi sulle gambe, i piedi nudi senza scarpe e una cantina buia e fredda attorno a me.

Dove diamine mi trovo, dove mi hanno portata?

Comincio ad esaminare le catene avvolte intorno ai polsi, forse le mie mani sono abbastanza sottili da passarci attraverso.

Provo a liberarmi senza fare un minimo di rumore, non so quanto tempo sia passato ne se torneranno a breve, devo sbrigarmi.

Sputo sulle mani per bagnarle e renderle umide e scivolose, ma ho la gola completamente secca, non bevo da ieri.

Cerco di liberare una mano, ma mi graffio con queste catene arrugginite. Non c'è modo di tirarla fuori senza che mi spezzi qualche ossicino. Potrei benissimamente farlo tanto poi dopo sarei libera ma non ho ne il coraggio ne la forza.

Un urlo strozzato esce dalla mia bocca per disperazione. Non riesco a liberarmi in alcun modo.

«Bimba sei lì?» di nuovo quel nomignolo che tanto adoro, ma la voce è un'altra.

«Si sono qui! Aiutami ti prego» inizio a piangere senza motivo, forse solo per sfogarmi del fatto che non ho speranze ne un modo per scappare.

«Ragazzina sono solo riuscito ad avvicinarmi di qualche stanza, ma ho le mani legate. Quando faccio tante storie mi spostano sempre di qua e ho avuto la fortuna di capitare nella stanza di fianco alla tua» non può aiutarmi, ma almeno non sono sola.

«Ho paura...!» ammetto e la mia fortezza crolla, piango a dirotto.

«Non averne, non mostrarti debole, sii forte di fronte a loro» mi consiglia di nuovo.

«I-io.. non... non ce l-la faccio» piango singhiozzando.

«Dominic. Mi chiamo Dominic. Volevi sapere il mio nome no?» mi confessa.

«Me lo immaginavo diverso» dico tra un singhiozzo e l'altro.

«Ah davvero? E sentiamo, come dovrei chiamarmi?» cerca di distrarmi in tutti i modi, lo percepisco, non ha voglia di parlare, lo sta facendo per me.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 14 ⏰

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