ℂ𝕙𝕒𝕡𝕥𝕖𝕣 𝟛𝟝

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Io credo soltanto nella parola. La parola ferisce, la parola convince, la parola placa. Questo, per me, è il senso dello scrivere.

(Ennio Flaiano)

<Di cosa?> rispose il minore voltandosi verso il fratello.

<Di questa situazione. Se è vero che la signora Kim è stata assassinata...>

Il cadavere che avevano trovato al loro arrivo era quello della madre di Seungmin. Era stata uccisa probabilmente con una scimitarra.

<Sono sicuro che dal momento che sei tornato, Eodum non avrà più il coraggio di attaccarci! Ha approfittato della tua assenza per battersi senza avere l'opposto dei suoi poteri da dover affrontare.>

Hyunjin si limitò ad annuire per circostanza. Da quanto era stato riferito, la signora Kim era stata assassinata appena un'ora dopo del teletrasporto di Jisung alla locanda. Eodum era quasi sicuramente innocente: come poteva aver raggiunto Jaesan in così poco tempo? Non esistevano altri poteri legati al teletrasporto oltre quelli di Jisung, inoltre, grazie a quell'avventura, aveva scoperto che il biondo non possedeva una scimitarra, bensì un meraviglioso e letale pugnale. Chiunque avesse assassinato la signora Kim, voleva inasprire maggiormente i rapporti tra Eodum e le tre famiglie. Nonostante fosse quasi certo della verità, non poteva certo difendere il ragazzo.

<Come ti senti? Non ti sei fatto più sentire dopo l'ultima volta.>

Versò una tazza di té alle erbe medicinali per poi passarla a Jeongin. Il ragazzo era impallidito parecchio in quei giorni, notò Hyunjin alla luce calda del fuoco.

<Non...> lo sguardo di Jeongin si era rabbuiato, come se volesse dire qualcosa ma avesse paura di dar voce alle sue preoccupazioni.

Hyunjin poggiò una mano sulla sua spalla tentando di trasmettere in questo modo l'affetto che provava per il fratello al diretto interessato. Nel mondo reale era figlio unico e aveva sempre pensato di amare la vita in tre a casa, tuttavia da quando aveva iniziato a rivestire il ruolo di fratello maggiore si era chiesto diverse volte come si potesse essere così stupidi da non volerne uno. Jeongin per lui era una persona che avrebbe protetto al costo della vita, una presenza sempre vicina, pronta a supportarlo con un semplice sorriso. Doveva essere forte per lui, raccontare le sue avventure al ragazzo era un modo per riviverle con lui. Anche se era consapevole che Jeongin era il fratello di qualcun altro, quando le sue condizioni peggioravano soffriva con lui, quando lo chiamava tramite il suo potere era come se il resto del mondo non esistesse.

<Non ci riesco.> la voce del ragazzo si spezzò in un gemito che fece mancare il fiato a Hyunjin. Lo prese dalle spalle per guardarlo negli occhi pieni di terrore e angoscia.

<Non riesci a...?>

<Non riesco più ad usare i miei poteri! Il mal di testa continua a peggiorare e->

Jeongin poggiò la testa sul petto dell'altro che subito gli accarezzò con calma i capelli per farlo tranquillizzare. Lo sentiva tremare, ma non aveva la più pallida idea di come farlo stare meglio. Il silenzio era carico di frasi non dette.

<E...?>

<Nulla... Sono solo così stanco...>

Hyunjin annuì lentamente, non era il momento di insistere. Non tentò di frenare le lacrime che velocemente iniziarono a scorrere sul volto dell'altro: sapeva benissimo che piangere certe volte era la miglior cura. Avvolse il minore in un abbraccio non smettendo mai di far scorrere le proprie dita tra i suoi capelli. Jeongin in quel momento gli ricordava un bambino che si nasconde nelle braccia di suo padre. Si sentiva al sicuro con lui. Era la prima volta che qualcuno riponeva una tale fiducia in lui, dettaglio che lo rendeva immensamente felice ma allo stesso tempo altrettanto preoccupato per le sue condizioni.

Tutti erano in crisi: Jeongin peggiorava e non riusciva a usare i suoi poteri, Seungmin non mangiava né beveva da quando erano giunti a Jaesan chiudendosi nel suo lutto, i tre Lee continuavano a prendersi cura l'uno dell'altro nel terrore dell'ennesima punizione del padre. Jisung aveva ricevuto una decina di frustate perché Minho era tornato lievemente ferito. Il suo potere non funzionava sulla propria persona, quindi non era riuscito a curare autonomamente i graffi dovuti al combattimento con i ribelli alla locanda, litigando con il signor Lee per i suoi modi crudeli.

Accorgendosi che Jeongin si era addormentato per la stanchezza lo poggiò delicatamente sul letto, spense il braciere, gli sistemò le coperte, poi uscì dalla camera decidendo di andare al laghetto al centro del palazzo.

Era diventato il suo luogo preferito in quel mese: isolato, silenzioso, bellissimo.

Dei fiori di loto bianchi galleggiavano sull'acqua limpida increspata dalla lieve brezza serale. Le stelle del cielo sembravano essere cadute da quel manto di velluto nero unendosi ai ciottoli nel fondo del lago regalando una vista a dir poco pittoresca. Si sedette su uno scalino di legno nelle vicinanze uscendo dalle tasche una pergamena, un pennello e dell'inchiostro.

Era pur sempre uno scrittore e quella sua esperienza era piena di stimoli per praticare la sua passione. Da quando aveva trovato quel luogo, amava scrivere storie brevi per distanziarsi momentaneamente da tutte le forti emozioni che provava continuamente. La sua mano sfiorò qualcos'altro nella sua tasca. La ciotola di Eodum.

Quel ragazzo era davvero difficile da comprendere per lui. Prima di passare da autore a protagonista era un cattivo coi fiocchi, impossibile da apprezzare, tuttavia, già dal loro primo incontro aveva dimostrato un atteggiamento sempre più contrastante al personaggio iniziale. Aveva salvato un bambino dall'incendio appiccato unicamente per salvare i propri amici, uccideva solo nobili corrotti, non aveva mai attentato seriamente alla sua vita nonostante avesse potuto ucciderlo in una miriade di occasioni, da quando si conoscevano non aveva commesso nessun atto malvagio, salvandolo dal suo sicario e offrendogli addirittura un cavallo e la possibilità di riposare nella propria abitazione. Alla locanda lo aveva aiutato con la signora Yeou, aveva preso le difese dei suoi amici finendo imprigionato con lui. Se non fosse stato per il minore, Jisung lo avrebbe trovato ancora legato alla colonna inerme. Se doveva analizzare unicamente il tempo che aveva passato con lui personalmente, lo avrebbe definito un bravo ragazzo, un po' fuori dagli schemi e irritante, ma un personaggio da apprezzare nonostante la sua arroganza e sfacciatezza. Doveva imparare a comprendere cosa significassero le parole "spazio personale", ma faceva parte del suo carattere frizzantino.

Si era affezionato? Forse. Quel bacio gli era piaciuto? Certo che sì. Voleva farsi altre domande al riguardo? Assolutamente no.

Alla fine era davvero come il makgeolli, quindi doveva probabilmente vivere il momento assaporandolo fino in fondo senza pensare troppo ai dettagli.

<Come devo fare con te, Yongbok.>

Dire il vero nome dell'altro ad alta voce fu come bere un sorso della bevanda solitamente contenuta nella ciotola che teneva fra le dita con un lieve sorriso dipinto sul volto.

~CC~
Chiedo scusa per l'appuntamento mancato della scorsa settimana, sono ipersatura di impegni e non ho avuto la possibilità di fare nulla. È da un po' che non trovo nemmeno il tempo o la voglia di scrivere, diciamo che sto vivendo un brutto periodo di blocco per questa storia. Cercherò ugualmente di non mancare più il nostro appuntamento settimanale, scusate ancora T-T
Buona giornata/serata a tutt*! ^_^

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