Era il mattino seguente, orario di colazione.
Vicino all'entrata della sala ristorante, c'era il tavolo più pieno, una ventina di piatti divisi tra Sascha e la sorella gemella, Jessica. La copia identica del ragazzo, bassa e molto magra, bionda e dagli occhi azzurri.
Entrambi avevano bisogno di ingerire un'elevatissima quantità di calorie al giorno.Allo stesso tavolo c'era una porzione più piccola, appartenente al fratello minore, Augusto.
«Io sono sazio» disse quest'ultimo, dopo aver mangiato l'ultimo pezzo di ciambella. «Vado, ci vediamo dopo.»Sascha lo osservava andarsene, forse rammaricato. «Non gli sto tanto simpatico.»
Jessica provò a tranquillizzarlo.
«Ma no Sascha, vi conoscete da poco, ha bisogno di tempo. Lui è timido, si chiude spesso in sé stesso, come te. Come noi...»L'incidente alieno diede possibilità all'islandese di scoprire qualcosa della sua vera famiglia.
Sin da quando aveva pochi giorni aveva vissuto con la famiglia adottiva a Napoli. L'evento catastrofico gli permise di conoscere i fratelli e le sorelle che aveva sparsi in giro per il mondo.
Non sapeva bene il come o il perché.«È anche un po' deluso dall'Inglese. Gli sarebbe piaciuto conoscere anche gli altri. Poi, sai... lui non ha ancora sviluppato nessun potere.»
Sascha non sapeva bene come rispondere, era una situazione nuova, non avrebbe voluto dire la parola sbagliata, stava cercando di creare un legame con la famiglia ritrovata, non voleva commettere errori.Dunque, afferrò il cappuccio e provò a calarlo ancora di più sul viso. Come a volersi isolare da tutto, anche dalla sorella gemella.
Si chiedeva se davvero fosse pronto, se fosse capace, di instaurare un rapporto con lei, con una persona importante.Di tanto in tanto, Sascha buttava l'occhio verso qualche tavolo più avanti.
Ad occuparlo c'erano Andreas e la persona con cui, sia lui, sia Andreas, era riuscito più a interagire, la tedesca Vanya.
Anche lei bassa e dal fisico esile, occhi marroni e capelli mossi, a caschetto, castani.«Come è stato?» domandò Vanya ad Andreas.
«Mi sono divertito...» rispose il connazionale, non staccando gli occhi dal piatto.
«Hai provato a parlare con loro? Mi farebbe piacere se superassi la tua timidezza, Andre.»
«Sì» rispose Andreas, cercando di tenere nascosto il fatto che fosse infastidito. Vanya era capace di tirargli qualsiasi cosa da bocca, anche senza volere, come se fosse sua madre. Lo infastidiva.
«Non sono stato muto come un pesce. Sembrano tipi simpatici.»
«Anche Sascha?» domandò la ragazza, con molta curiosità.Andreas la guardò titubante. «Non mi hai detto ancora come fai a conoscerlo.»
«Ci siamo incontrati qualche ora prima che gli alieni provassero a ucciderci.»
Andreas provò a studiare il suo sguardo, volevo ricambiarla col suo stesso giochetto, ma non era capace come lei.
«Lo guardi costantemente. E lui non capisco se stia guardando te o me. O il vuoto.»«Ne ha passate tante» disse lei calando lo sguardo e facendo un piccolo sorriso.
«Cosa? Allora parlate?» la cosa lo sorprese.
«Ci siamo anche scambiati i numeri di telefono» disse vergognandosi Vanya.
«Eppure non sembra uno così propenso ad aprirsi» pensò ad alta voce Andreas, mentre lo studiava sott'occhio.
«La sorella invece... ti direi di provarci, ma sei troppo timido. Probabilmente sarà lei a venire da te.»
«Perché dovrebbe?» domandò il ragazzo, con tono agitato.
«Perché le piaci.»
«Impossibile» rispose senza esitazione, ma con voce tremante.Eppure i loro occhi continuano a incrociarsi, timidi e colpevoli.
~~Staccato da tutto e tutti c'era Erik.
Da quando era arrivato lì si era sempre messo in disparte, e aveva sempre, furbamente, evitato i contatti con... in pratica tutti.
Si allenava da solo, mangiava da solo. L'unico con cui ebbe il coraggio di interagire fu il dottor Cavanagh.
I suoi “colleghi” li evitava sempre, nemmeno per errore aveva mai rivolto la parola, infatti la sua voce era un mistero.
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I FRA: Una nuova era
Science FictionIN REVISIONE I Fra, un gruppo di ragazzi dal passato travagliato che li ha portati, col tempo, a distaccarsi dai legami sociali. Fino a quando si ritrovano a formare una squadra per impedire, non si sa come, ad una bomba atomica di distruggere il Su...