L'ASTA: 21

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I Fra erano arrivati a Giuba.

Si posizionarono su un tetto per guardare la città dall'alto.

«Un po' calate?» disse Erik a Peter, sentendo sulla pelle la temperatura circostante.
«14° C» informò l'inglese.
In contemporanea, Erik e Manuel diedero la loro opinione.
«Fa freddo.»
«Fa caldo.»
Si guardarono per qualche attimo straniti.

«Non mi aspettavo di trovare una situazione così drastica...» disse Peter.
«Che sia chiaro» mise le mani avanti Sascha. «Il cambiamento climatico esiste. Nessuno lo negherebbe.»
«Nessuno?» Alessio non ne era sicuro.
«Eccetto quelli che non meriterebbero di respirare la nostra stessa aria» affermò Manuel, mentre, inquietantemente, ammiravq una delle sue katane.
«Certo...» continuò Sascha. «Ma questo? Mi sembra esagerato.»
«Può essere provocato da qualcosa?» domandò Michael.
«Non ne ho idea, signori» scosse la testa Peter.
Che potesse essere una qualche tecnologia di cui non era a conoscenza? O madre natura era così potente?

Erik si avvicinò di più al cornicione, chiuse gli occhi per sentire la salute dei cittadini che gli erano intorno.
«Molti soffrono per il freddo, oltre ai problemi che già avevano» si tolse il casco. «In queste condizioni, nemmeno i miei poteri possono salvarli.»
«Che posto orribile» commentò Alessio.
«Un po' di tatto fratello» quasi lo sgridò, Manuel.
«Idiota, non in quel senso» ribatté il cecchino.
«Dovevamo salvarla dalla distruzione?» chiese Andreas. «Mi sa che siamo in ritardo di secoli.»

Trovarono un edificio in cui sistemarsi. Per niente in buono stato, ma non era un problema, eccetto per Sascha, ma i disinfettanti avrebbero aiutato.

Poco dopo, un giovane ragazzo dalla pelle scura entrò nell'edificio, ormai di loro proprietà, anche se in modo abusivo.
Subito se ne pentì.

In nemmeno un secondo si ritrovò di tutto puntato addosso.
Davanti c'erano Alessio con la pistola e Sascha col revolver. Più dietro c'era Michael con un fucile a canne mozze. Ai lati Andreas col cannone ed Erik con la mitragliatrice. Alle spalle sentì sul collo la punta di una delle katane di Manuel.

Il ragazzo alzò le mani e si immobilizzò, poi, finalmente per lui, arrivò Peter.
«Che diavolo state facendo?» domandò sconcertato.
«Disinfestazione» ringhiò Michael caricando il fucile.
«Forza abbassate le armi» li invitò, tranquillamente, l'inglese.
Con estrema attenzione lo fecero.
«Grazie, non mi avevate riconosciuto?» domandò il ragazzo.
«Sì.»
«E allora perché mi avete puntato le armi?»
Come risposta, ricevette solo le loro inquietanti risate.

Biel Gatulak, o, come lo conoscevano loro, Quattro-nove-otto.
«Perché è qui?» domandò Erik, forse con un po' troppa antipatia.
D'altronde, già era tanto che si stessero aprendo tra di loro, ora anche con lui? Forse è troppo presto.
Peter li raggiunse. «Ci serviva qualcuno come guida. Chi meglio di uno come noi?»
«Potete chiamarmi Biel.»

Lui e Peter attesero per qualche secondo le presentazioni degli altri, ma ottennero solo il silenzio assoluto.
«Bene, Biel ci aiuterà nel dialogo con i potenti del posto, con i cittadini per provare a salvare il paese.»
«Non mi hai ancora detto da cosa?» rifletté un attimo il sudsudanese.
«Una bomba atomica» lo aggiornò Alessio, come se la cosa fosse all'ordine del giorno.
«Forza, dobbiamo andare» li incitò il genio inglese.

«Inglesotto» lo sfotté Andreas. «Che egocentrico. Non era Sascha il capitano?»
Erik si chiedeva la stessa cosa.
Alessio arrivò a rivelargli qualcosa che aveva notato.
«Ho potuto appurare che Saschino e Peter parlano spesso, sottovoce. Ho potuto sentire quasi tutte le loro conversazioni. Non c'è una cosa di quelle fatte da Peter che non gli sia stata detta dal timido nano malefico.»
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I FRA: Una nuova eraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora