«Gli americani sono arrivati prima di quanto pensassimo» avvertì Richard ai due capi politici del paese, che accolsero la notizia con molta soddisfazione.
«Bene, bene» rifletté Grundy. «Ci aiuteranno a far fuori questi ragazzini, poi magari potremmo, alla fine di tutto, fare qualche foto, strette di mano con il presidente americano...»
«Potrebbe essere molto vantaggioso per il paese» continuò Teersa. «E per pubblicizzare la nostra politica.»
Drew però sviò subito su un altro argomento.
«Voi rimanete qui con i vostri a difesa, fuori le mura stiamo già posizionando gli americani. Ora sguinzagliate i serial killer e mandateli a cercare quei mostri.»Dietro di loro, la bellissima Clara, manifestava tutta la sua disapprovazione. «Alla fine è sempre e solo un discorso di politica, potere...»
«È così che funziona il mondo» le rispose con sorpresa Yuma, abbastanza vicina per sentirla. «Sei una principessa, dovresti saperlo meglio di tutti.»
«Portala nella sua stanza» venne ad ordinarle Mauricio.
Yuma inizialmente sembrò confusa dalla cosa. «Perché?»
«Il piano sta andando avanti alla perfezione» le ricordò lui.
«Non viene con noi?» domandò, mentre la stringeva forte nella sua mano.
«No Yuma, perché dovrebbe?»La donna accompagnò, dunque, Clara nella stanza più remota della torre di sud-est.
Clara osservava la sua carceriera attentamente, mentre si muoveva frettolosa per la stanza.«Avresti voluto che venissi con voi?» domandò la principessa, dopo un po'.
Le scappò una risatina mentre bloccava l'entrata. «Non puoi capire principessina.»
«Parli della bomba?»
Yuma sgranò gli occhi.
«Pensavi che non origliassi? So quelle che volete portare qui. In parte non mi dispiace il fatto che mi porterò nella tomba anche quelle due merde di Grundy e Teersa. Ma avrei voluto portarci anche voi.»
Yuma finì di legarla e si diresse verso la porta. «Nessuno potrà entrare a farti del male.»
«Grazie...»
«Mi dispiace che debba andare a finire così, principessina.»Grundy e Teersa si preparavano già alla vittoria, godendosi un obbrobrioso spettacolo sessuale che i loro schiavi erano costretti a fare.
«Cos'è lì?» domandò poi Teersa.
«Non posso crederci...»
~~Alessio: «... Ehm... Ma non avevamo distrutto la facciata principale?...»
Stephan: «...»
Markus: «... Sì... L'avevate distrutta...»
Alessio: «...Come può essere già in piedi?...»
Stephan: «...»
Peter: «...Perché scusa?...»
Alessio: «...Da noi ci sarebbero voluti come minimo trent'anni...»
Stephan: «...»
Peter: «... In Inghilterra tanto ci vuole, qualche giorno...»
Stephan: «...Scusate... non so ben usare questi auricolari...»
Manuel: «... In Giappone poche ore e già avevano risolto...»
Michael: «... Da me avrebbero distrutto il resto e ci avrebbero subito piazzato sopra la copia già costruita...»
Alessio: «... Così poco?...»
Sascha: «...Siamo noi il terzo mondo...»Tutto tranquillo dentro il castello.
Non per molto ancora.Sascha e Andreas decisero di entrare con classe, distruggendo la facciata appena ristrutturata.
Colsero impreparate le guardie, che ancora non avevano ricevuto la notifica da Grundy.
I due piccoletti nordici ingaggiarono il combattimento con loro ma, per adesso, ci andavano piano, solo calci e pugni, calci e scudate per Sascha, data la debolezza delle sue braccia.Andreas correva, saltava e calciò una delle guardie a gambe unite, facendolo cadere a terra.
Al suo fianco Sascha correva, saltava e girandosi stampò lo scudo, posizionato ancora sulla schiena, in faccia a un'altro soldato.
Il tedesco schivò un colpo, poi riempì di pugni quello che ci aveva provato. Lo afferrò e lo spinse verso l'islandese, che lo sgambettò e gli schiacciò il braccio.Sascha afferrò lo scudo e iniziò a usarlo come mazza. In testa a uno, in testa a un altro.
O come spada, il suo bordo era ben affilato, tanto da far sì che potesse infilzarsi nel petto di un nemico, o che potesse graffiare parti del corpo di un altro, o che potesse mozzare le dita di un altro ancora.Andreas si affidò esclusivamente al suo corpo.
Afferrò un nemico per il collo e gli diede una ginocchiata lì, dove non batteva il sole.Anche se non è che sia così difficile prendere il sole lì, molti e molte lo fanno.
Saltò in groppa al prossimo per poi tirarlo giù per terra e, tenendolo per i capelli, fargli dare una potente craniata al pavimento.
Scalciò l'ennesimo avversario alle sue spalle, che subito perse l'equilibrio e sbatté a terra con la mascella.Comunque non gli fecero molto male, qualche frattura, rottura di ossa, piccole commozioni, niente di che.
Fortuna, o sfortuna dipende da come la si vedeva, arrivarono due dei serial killer: quello dei fulmini e quello della luce.
I due Fra furono felici di vederli.
Sascha lanciò il pugnale dorato che si conficca dritto nel cuore del tizio della luce, Andreas caricò il cannone e scagliò un violento colpo verso quello dei fulmini.Il primo si inginocchiò mentre sputava sangue e guardava in un punto non preciso davanti a lui.
Il secondo volò contro il muro e sbatté la testa, il tutto facendo un'innaturale torsione col collo.Erano durati poco, nemmeno il tempo di entrare.
~~«Les Américains» li scorse Markus nascosto ancora sul tetto.
«Li vedo, costeggiano tutto il lato frontale» informò Alessio, posizionato col cecchino su un tetto più alto oltre le mura.
«Anche il posteriore cugino» avvertì Stephan, che controllava il didietro del Palazzo.
«Ancora nessun segno della bomba» teneva bene d'occhio la situazione Peter.Nei microfoni di tutti si sentì il rumore delle spade affilate di Manuel che lasciavano il loro fodero. «Bene, ho il tempo per affettare qualche mangia hamburger.»
Le nuvole si spostarono, lasciando cadere sul palazzo qualche raggio di luce.
I soldati americani seguirono i raggi che caddero sugli edifici che circondavano il Palazzo.
Ed ecco che ebbero davanti a loro cinque indistinte figure, sparse intorno al perimetro.«Potrebbero essere civili.»
«Spariamo lo stesso.»Uno sparo arrivò, ma non da parte loro.
Alessio si complimentò da solo. «Sono incredibile.»Ciò fece da segnale agli altri quattro: Manuel, Peter, Markus e Stephan.
Che si lanciarono all'invasione del Palazzo, ognuno si prese un lato.
«Erik li teniamo a bada» lo avvisò Peter.«Entro.»
Sfruttando il casino creato dai compagni, lo svedese fece la sua entrata nel palazzo. Si lanciò tra i soldati distratti da Peter e quelli distratti da Markus. Distrusse una finestra, e fu dentro, solo, libero di fare qualsiasi cosa volesse.
Alla festa stavano tornando i soldati americani che erano andati di pattuglia a cercare gli avversari nel cuore della città di Giuba.
Più altri centinaia di americani che erano rimasti nella base.
Si raggrupparono nel viale principale, pronti a prendere di mira i cinque ragazzi all'esterno.«Cos'era?»
«Un terremoto?»La terra sotto i loro piedi iniziò a tremare. Le scosse sono forti.
Il tremolio diventava sempre più potente, sembrava non volersi interrompere.
Si creò un buco, una parte di terreno sprofondò.
Dal cratere videro emergere qualcosa. Qualcosa che lentamente diventava qualcuno.Michael fuoriuscì dal sottosuolo, elevato da una grossa montagna di roccia, che lo rendeva ancora più grande e maestoso di quello che già era.
Il volto e gli occhi completamente verdi mostravano tutta la sua incazzatura e la sua determinazione.«Tremate adesso mangia hamburger, noi decretiamo la vostra fine» disse Alessio, mentre teneva tutto sott'occhio dall'alto, col suo cecchino.
~~Intanto, sulle sponde del fiume, Diop si recò ad un vecchio nascondiglio segreto, usato da un gruppo ribelle, di cui faceva parte, fino a poco tempo prima, per combattere i loro corrotti politici.
Infiltrandosi nelle fogne, nascoste per bene dalla natura, e passando tra i vari canali, raggiunse la meta desiderata.
Dentro, i suoi vecchi colleghi, avevano lasciato un vastissimo arsenale.«È ora che tutto questo finisca.»
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I FRA: Una nuova era
Science FictionIN REVISIONE I Fra, un gruppo di ragazzi dal passato travagliato che li ha portati, col tempo, a distaccarsi dai legami sociali. Fino a quando si ritrovano a formare una squadra per impedire, non si sa come, ad una bomba atomica di distruggere il Su...