Il presidente degli Stati Uniti attendeva pazientemente che colui che stava chiamando rispondesse.
«Signor presidente» finalmente Richard rispose. «Mi chiama proprio nel momento più adatto.»
«Ho saputo che la bomba è in arrivo lì dove siete voi. Dov'è? Africa del sud...»
«Sudan, del sud» precisò Richard infastidito dal tono spavaldo di quello che considerava uno stupido inetto ruffiano. «E sì, è qui in arrivo.»
«Se avete bisogno di qualcos'altro...»
«Me perché no? Mandi qualche altro soldato insieme alla bomba. Avrete in ricompensa uno di quei... come li hanno chiamati i media? Potenziati?»Richard attaccò, un ghigno gli apparve sul viso.
«Che succede?» gli domandò Yuma.
«Gli Stati Uniti, come loro solito. La distruzione del mondo forse è più vicina di quanto sperassimo.»
~~I Fra stavano preparando l'equipaggiamento.
Erik e Oscar III parlavano tra di loro nella loro lingua madre. Il re domandò al ragazzo quale fosse il piano che avevano architettato.
Il piano non era troppo difficile: andare lì, entrare nel palazzo, distruggere tutto e salvare il paese.
Il re rimase di sasso, si aspettava qualcosa di più articolato.«Li ammazziamo tutti quei bastardi» si esaltò Alessio.
Diop parve essere preoccupato. «Farete fuori anche i soldati che lavorano per il nemico?»
Inizialmente nessuno gli rispose, Sascha e Peter si alzarono e andarono verso di lui, guardandosi l'un l'altro. Si scambiarono espressioni confuse, senza nemmeno pensare di aprire bocca e mettersi d'accordo.
«Mettendoci un attimo seri» esordì, dopo aver cacciato Peter, l'islandese. «Noi andremo lì per combatterli tutti, il nostro obiettivo è fermarli, e se loro non si arrenderanno, saremmo costretti ad usare qualsiasi mezzo.»
«Ma...» ribatté Diop. «Li conosco alcuni di loro, li ho conosciuti, sono solo soldati che obbediscono ai loro superiori.»
«Ciò non li giustifica» rispose Sascha con severità. «Loro non sono degli indifesi civili, sono dei soldati armati che in qualunque momento, con le giuste intenzioni, e qualcuno lì in mezzo con buone intenzioni sicuro ci sarà, avrebbero potuto fermare i vostri oppressori.»«Potrei...» insisté Diop. «Posso convincerli a schierarsi contro.»
«Potrebbe essere rischioso» continuò il velocista.
«Fammi provare, dammi un po' di tempo.»
Sascha lo guardò intensamente. Decise di acconsentire.
«Se quando arriveremo saranno ancora contro di noi, dovremmo per forza combatterli.»
Diop gli fece un cenno e corse a prepararsi.«Ti avvii?» gli domandò Peter.
«Devo provare a convincere l'esercito ad arrendersi, a ribellarsi. Altrimenti, chissà che gli farete.»
«Non per cattiveria Diop, ma loro contribuiscono al male di questo paese. È un tema delicato, ma se difendono quelle merde...»
«Ho capito la vostra opinione. Ci riuscirò, li convincerò» e Diop ne sembrava convintissimo, di certo si stava dando molta carica.
«Faccio il tifo per te, sul serio.»
«Ci vediamo là» e chiuse il discorso, senza nemmeno salutare.Il re fece un cenno a Peter, per fargli capire che avrebbe seguito Diop.
Dopodiché, l'inglese fece un cenno a Biel di andare col re.
«Hai fatto ciò che dovevi» gli disse l'inglese. «Adesso sei libero.»
«Prima non lo ero?»
Bella domanda.Gli altri, che erano improvvisamente scomparsi, apparvero di nuovo.
«Tutto pronto?» li guardò pensieroso Peter.
«Sì, sì» rispose Stephan.
«Possiamo partire quando vogliamo» informò Erik.
«Woof.»
«Gli altri sono già andati?» domandò Markus non vedendoli più.
«Woof.»
«Sì, si sono avviati.»
«Ottimo.»
«Woof.»
«Da dove è uscito quel cane?» Peter indicò, severo, il bulldog bianco, apparentemente sorridente, ai piedi dei suoi amici.«Lui è Spike» disse entusiasta Michael.
«Era lì solo che vagava sperduto» spiegò Alessio.
«Guarda quanto è bello» lo accarezzò Sascha.
«Lo teniamo con noi» disse Andreas.
«O-key» Peter non sapeva bene come reagire. «Diop e il re si sono avviati.»
«Anche Biel?» chiese Markus.
«Sì, anche Biel.»
«Menomale.»
«Siamo pronti, no?» disse Manuel posando la spada che stava affilando.
«È il momento di partire signori» disse Stephan mentre si abbassò a giocherellare con Spike.
«È il momento» disse solenne Erik.
Sascha alzò il cappuccio sulla testa. «In marcia.»I ragazzi si divisero.
Peter e Michael furono gli ultimi a partire.
«Sei pronto gigante?» domandò l'inglese mentre gli porse il caschetto.
«Gr... Sono pronto» ringhiò mentre prendeva in braccio Spike e lo metteva in uno zainetto alle sue spalle, dal quale usciva la piccola testolina con la lingua penzolante.
«Buona fortuna» gli diede una pacca e gli porse la mano che il ragazzo di Detroit strinse con molta decisione.
Lo guardò finché non scomparve in un viale più in là.
~~Il re, mentre seguiva la strada per il Palazzo, prese dalla tasca il telefono e guardò le foto insieme alla moglie e alla figlia. Essendo solo, decise di non trattenersi e fece dunque scendere tutte le lacrime che conservava da tempo.
«Non perderò anche lei, te lo prometto.»
~~Camminando sui tetti, i Fra, accompagnati da Markus e Stephan, si diressero alla meta.
Erik osservò meravigliato il gesto di Peter.
«Da dove li hai presi tutti quei soldi?» l'inglese per la strada aveva lasciato una bella scia di denaro, e sperava che la gente, quando si sarebbe svegliata, li avrebbe divisi.
«Alcuni di noi hanno le mani lunghe.»
«Il ragazzo che avevi curato» chiamò la loro attenzione Andreas. «Già sta molto meglio e già sta prendendo qualcosa.»Alessio e il cugino Stephan guardarono gli impianti di riscaldamento sparsi per le strade della città.
Alessio esamina con i suoi occhiali. «E pensare che qui dovrebbe fare un caldo peggiore di quello a cui siamo abituati.»
«Troveremo una soluzione anche a questo» disse, forse troppo fiducioso Stephan.
Manuel fece bene a ricordargli che non sarebbe stato affatto facile.
«Con la tecnologia potrebbe» ipotizzò Markus. «Un rimedio potremmo escogitarlo.»Sascha guardò verso il cielo. «Manca poco all'alba. Mettiamoci in posizione.»
Le prime luci del mattino arrivarono.
La città iniziava a illuminarsi, nonostante il cielo fosse completamente coperto da nuvole.Grundy e Teersa erano già in piedi. Gustavano la colazione preparata dai loro servi.
Una strana figura, che videro dalla finestra, attirò la loro attenzione. Si avvicinarono ed osservarono attentamente.
«Sono loro.»La figura apparve sempre più chiara, il piccolo Sascha era lì, di fronte a loro.
La luce del giorno illuminò man mano anche gli altri Fra, sparsi per i tetti che circondavano le mura del Palazzo.
Lentamente, diventarono visibili ai soldati a protezione dell'imponente costruzione.Alle spalle del velocista arrivò Andreas.
Sascha fu colto impreparato, stava di nuovo ammirando il ciondolo che ha al collo.
«Scusami se ti ho disturbato.»
«Tranquillo...»
Sascha si mise in piedi mentre nascose il ciondolo in una tasca.
«Scusami per l'altra volta. Non volevo farti del male.»
Andreas lo affiancò. «Lo so Sascha» portò i suoi occhi fissi sul Capitano. «Capisco ciò che hai fatto. Ma, non devi combattere da solo, ci sono io al tuo fianco. Ci siamo noi adesso. Non devi preoccuparti per noi. Tutti ci preoccupiamo per tutti.»«È di cuore sincero» si intromise la donna dai capelli rossi, che guardava Andreas con molta curiosità. «Dovresti ascoltarlo.»
«Sai, sono d'accordo con Diop... Non dovremmo toccare i soldati. E...»
Il tedesco si interruppe, timido nel dire ciò che pensa.
«Parla» gli ordinò Sascha.
«Penso che forse non dovremmo uccidere nemmeno quelle due teste di cazzo che comandano.»Sascha guardò meravigliato quel sorriso di speranza sul suo viso.
«Farò di tutto per permetterlo.»
«Sarò al tuo fianco fratello» Andreas gli porse il pugno, Sascha lo batté subito.«Facciamo un pupazzo di neve?»
«Le ti go.»
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I FRA: Una nuova era
Science FictionIN REVISIONE I Fra, un gruppo di ragazzi dal passato travagliato che li ha portati, col tempo, a distaccarsi dai legami sociali. Fino a quando si ritrovano a formare una squadra per impedire, non si sa come, ad una bomba atomica di distruggere il Su...