I FRA: 4

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Il giorno dopo, Peter tornò ad analizzare la vicenda della nave che avevano messo in salvo.
Aveva deciso di mettere da parte la questione riguardo chi li avesse scoperti.
Per adesso le indagini era inconcludenti, poi, le uova erano state rotte, ormai.

A quanto pare la nave era ferma a Taiwan.
Ma cosa portava con sé quella sera?

Peter e Markus si guardarono negli occhi.
«Sarà una cretinata» era certo Markus.
Attualmente era vuota.
«Ma con la tua magia puoi vedere cosa portava l'altro giorno?»
Markus non rispose, fece scrocchiare le mani e si mise all'opera.
«Non preoccupiamo, però, Pete. Dobbiamo essere fiduciosi.»

E, invece, si trattava di una bomba atomica.

«”Una cretinata”» lo fissava Peter.
Markus rise, nervoso.
Mise la testa sul computer e non aveva intenzione di staccarla.

«Problema. La bomba nucleare è diretta in Sudan del Sud, non direttamente, ma a giorni sarà lanciata lì.»

«Perché? Qual è l'obiettivo?» si domandava Peter.
Cosa aveva fatto il Sudan del Sud e i suoi abitanti per ricevere una bomba atomica.

Peter guardava innervosito lo schermo.
«L’Onu, la Nato, nessuno ci darà ascolto Peter… Se qualcuno ha il potere di fermare questo tipo di cose, dovrebbe farlo.»
Peter si alzò determinato.
«Cos’hai intenzione di fare?» gli domandò l’hacker.
«Parlerò con i ragazzi, vedremo un modo per impedire questo orrore.»
Si avviò verso la porta

Markus lo guardò confuso, ma sorrise.
«Provo a chiederlo... Qualcosa mi fa pensare che tu avevi già chiaro in mente cosa fare, quando, non se, perché in qualche modo sapevi che Hart ti avrebbe di formare una squadra.
«Ci sono tanti ragazzi e ragazze forti, intelligenti, in ottima salute, persone che sono gia pronte ad essere eroi.
«Perché hai scelto proprio loro?»

«Io non ho cercato eroi, Markus» rispose Peter dandogli le spalle. «Io cercavo dei combattimenti. È vero, da quando Hart mi ha preso personalmente con sé che studiavo questa situazione e dal primo studio condotto su tutti voi avevo già chiaro in mente che avrei chiamato per salvare il mondo.
«Sono purtroppo a conoscenza di determinate cose. Otto, Undici, Uno... Sarebbero ottimi eroi. Ma per affrontare certe cose... se non hai vissuto pure tu le ingiustizie, non le puoi capire pienamente.»
«Spero che accetteranno, amico.»
Peter era sicuro che lo avrebbero fatto.

Ma prima di andare dagli altri, tornò da Markus.
«Il primo lo ha già fatto.»
~~

E così, Peter raccontò ciò che aveva scoperto agli altri del gruppetto.
Fece un lungo monologo, che consisteva nel provare a convincerli a dirgli di sì, senza però dargli il tempo di rispondere.
Parlò della sofferenza che subiva già il Sudan del Sud, della sofferenza che avrebbero avuto i cittadini con anche la bomba atomica.

«Avanti ricco snob chiudi il becco» lo invitò, finalmente, a stare zitto, in modo gentile, Erik.
«Hai parlato abbastanza» disse Andreas.
«Lo abbiamo capito inglese» intervenne Alessio. «Vuoi chiederci di intervenire.»
«Vuoi anche che ti rispondiamo?» domandò Manuel.
Sascha si alzò e si mise a passeggiare per la stanza.
«Stavolta non rimarrò a guardare una bomba atomica distruggere delle vite.»
«Stavolta che?» domandò Erik perplesso, non venendo, però, ascoltato.
«Muovi il culo riccone, e dacci le nostre armi» ringhiò Michael.
«Mi auguro che stavolta abbiano proiettili veri» disse, con un tono forse minaccioso Alessio.

«Pete, apri le teche» ordinò il velocista. «Preparatevi a dovere, i Fra andranno a fare un safari in Africa.»
~~

Alle prime luci dell'alba, il gruppo dei Fra era pronto a partire.

«Peter» Markus era rimasto sveglio appositamente per ricevere le ultime indicazioni.
«Ci guarderai da qui, amico?» gli domandò Peter, mentre gli porgeva la mano.
«Lo farò, bro» promise Markus. «Se servirà vedrò come poter intervenire.»
«Grazie» mentre si allontanò, Peter si voltò per dirgli un'ultima cosa. «Ah, e niente bro, Markus. Siamo i Fra.»

«E che cazzo vuol dire?» ma ormai era troppo lontano per sentire.
~~

I ragazzi si mossero nella notte.
Erano eccitati, forse un po' incuranti del pericolo.

«Speriamo di non svegliare nessuno.»

Ma qualcuno si era svegliato, per fortuna era la gemella di Sascha, Jessica.
Fu Andreas a trovarsela davanti.

«Non vi impedirò di andare.»
Il tedesco le fece un cenno.
Nonostante ci fosse stato qualcosa tra di loro, aveva ancora troppa timidezza per rivolgerle la parola.
«Fa attenzione Andre» gli diede un bacio sulla guancia.
«Lo farò, grazie.»

Jessica se ne andò, lasciandolo solo a pensare.
Jessica gli faceva uno strano effetto, una strana sensazione, emozione, non sapeva dire se potesse essere amore.
Non lo aveva mai provato, era solito provare sentimenti diversi: tristezza, disgusto, soprattutto paura.
I momenti felici nell'infanzia erano pochissimi, altrettanto nei periodi successivi, quindi non gli era semplice capire quel sentimento che, probabilmente, stava provando.
~~

Prima di andarsene Sascha lasciò un biglietto ad Hart, con l'aiuto di Vanya.
«Perfetto» disse la ragazza. «Fortuna che ti ho incontrato e ho riscritto il biglietto, era illegibile.»
«Già. Ora devo andare.»
«Aspetta» lo bloccò Vanya.
Lo strinse in un forte abbraccio. «Fa attenzione, ti prego. Promettimi che tornerai vivo.»
Fu ironico quasi ironico. L'ultima persona, al di fuori della famiglia, con cui aveva un forte legame, gli fece fare una promessa.
Gli fece promettere che avrebbe lasciato lei e i suoi amici e che sarebbe andato a vivere la vita che avrebbe dovuto vivere.
«Lo prometto» gli sembrò di rivivere quel momento.
~~

I sette Fra erano fuori la base.
Si voltarono per guardarla un'ultima volta, prima di partire per quella folle missione.

Sascha fu il primo a girarsi.
«Sapevi della bomba, Stinson?» lo bloccò Peter.
«Avevo sentito qualcosa quel giorno» indicò il naso. Grazie ai suoi poteri poteva sentire l'odore degli esplosivi anche a grandi distanze. «Avrei controllato per fatti miei, poi ho saputo che ci stavi lavorando tu e mi sono risparmiato la fatica.»
«Hai troppi poteri.»
«È fortuna questa?» domandò Sascha. «Che noi ti abbiamo detto subito sì, tutti.»
«Sincero? No» Peter gli diede una pacca sulla spalla. «Siete davvero speciali.»

Sascha annuì curioso, poi si voltò verso gli altri. «Forza, andiamo.»

Tutti si voltarono per seguirlo.
«Capitano Sascha» disse Alessio.
«Non lo credi capace?» gli domandò Manuel.
«Se l'ha detto un'IA del futuro non vedo perché non dovrei crederci» rispose il napoletano più alto.
«Quando è stato nel passato, in effetti, guidava lui la squadra» annotò Andreas. «Ha un sacco di poteri, essendo stato nel passato, ha sette mesi di preparazione in più, rispetto a tutti noi» si mise ad elencare Erik. «E ricordiamo che, per la stessa cosa, noi saremmo dovuti morire, lui no.»
«Io mi fido» Michael disse solo quello. Forse era troppo stanco.

Si partì proprio da Londra, dal jet privato di Peter.
«Di preciso, quanto sei ricco?» gli domandò Erik.
«Tanto da potermi comprare il tuo gelido paese» rispose mentre era impegnato al telefono. Forse contava proprio i suoi soldi.
«La dovrei prendere sul personale?»
Peter si fece una risata e poi gli diede una pacca sulla spalla. «Io però ero serio.»
~~

I cinque loschi capi stavano ora volando sopra l'Africa.

«Sappiamo chi sono quelli con il velocista?» domandò Mauricio, studiando le immagini che sono riusciti ad acquisire dell'attacco terroristico.
«Purtroppo no, Mauricio» rispose con dispiacere Lilian. «Quell'idiota ha combinato proprio un bel guaio. Non ha pensato alle conseguenze dell'avere a piede libero 587 persone non normali?»
«Yuma, sei riuscita a trovarli?» domandò sconsolato Drew, coprendosi il volto con la mano.
«No, sanno nascondersi...»
«Secondo voi il ragazzino potrebbe arrivare fino a qui?» Richard non tolse gli occhi dall'immagine in cui si intravedeva Sascha.
«La linea temporale è cambiata, Richard, dobbiamo aspettarci di tutto.»

Lillian si voltò verso la dolce Clara, che, in quel momento, di dolce non mostrava niente. Il muso era imbronciato, e dagli occhi sprigionava tanta rabbia.
«Desidera qualcosa altezza?» domandò scherzosa.
«Prendimi in giro quanto vuoi, non riderai più quando verranno a cercarmi.»
Yuma le sorrise mentre armeggiava con il computer, fino a scoprire qualcosa di preoccupante.
«Oh cazzo» fece sentire la sua imprecazione a tutti. «Sono qui.»

I FRA: Una nuova eraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora