MANUEL: 17

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Alla base dove tengono nascosti Sascha, Alessio e Michael, e quel tipo, Cassio, sono appena rientrati i superstiti dello scontro nel villaggio con il loro comandante.
«Capo...»
«Che vuoi?» chiede burbero.
Il sottoposto rimane un attimo impietrito dopo la domanda, poi cerca il coraggio di parlare. «Abbiamo perso un sacco di uomini all'albergo...»
«Inutili perdite, abbiamo tanti altri soldati.»
«Beh... ehm... non avremmo avuto questi problemi se... se lei avesse guidati...»
«Continua, cosa volevi dire?» incita il capo con tono minaccioso.
«Lei è troppo sicuro di sé signore» riesce a dire con la voce tremante. «Non si rende conto che in certi casi lei ci guida nel modo sbagliato...»

Porta una mano verso l'alto e la appoggia sulla sua spalla.
«Hai ragione amico mio» dice girandolo poi verso gli altri. «Non è vero soldati?»
Nessuno ha il coraggio di rispondere.
«Oh... forse sei l'unico che la pensa così.»
«Oh no signore, io...»
Ma non lo fa finire di parlare, prende una pistola e lo giustizia davanti a tutti.
«Qualcun altro ha qualcosa da dire?»
Ancora, nessuno ha il coraggio di parlare.

«Chi è lassù?»
~~

Seguendo la distruzione, Manuel è arrivato dritto, senza intoppi o fastidi, alla base dei nemici.
Ancora non sa che alcuni dei suoi compagni sono chiusi lì dentro, tanto meno sa degli altri che, come lui, si stanno dirigendo in questo posto.
«Chi diavolo è questa gente che l'ha con noi?»

Trova in una finestra situata molto in alto il punto perfetto per entrare, dunque corre in quella direzione.
Saltellando tra i tetti, nota movimento più giù. Sott'occhio gli pare di vedere una strana scia gialla. Osserva meglio, stessa cosa fa la figura di sotto.
«Manuel?»
«Andreas?»
Si guardano per qualche attimo, prima di tornare a correre verso la destinazione che si erano prefissati. Scordando di avere lo stesso obiettivo.
~~

Tre uomini corrono per la base. Frettolosi salgono un bel po' di rampe di scale.
«Ma sì, ma fatela più alta sta torre» si lamenta uno di loro.
«Sei sicuro che sia entrato da lì?» chiede un altro.
«Sicurissimo, dobbiamo andare a prenderlo, prima che possa combinare guai.»
Il terzo dietro di loro va più con calma. «State tranquilli ragazzi, dovrà per forza incrociarsi con noi, non abbiate nessuna preoccupazione.»
È il capo, dopo aver giustiziato poco fa il tizio giù, non ha molta fretta.

Arrivano all'ultimo piano.
«Avanti, facciamo fuori questo intruso» dice il capo.
Aprono varie porte e attraversano varie stanze, prima di trovarsi nella stanza che fa da ufficio al membro più anziano della base.

L'oscurità pervade la stanza. Intorno al grande tavolo, tutte le sedie sono messe composte, eccetto una. Dal buio appare un armatura che gira la suddetta sedia, mostrando il corpo dell'anziano, con una spada conficcata nel petto. La spada viene tolta da lì e l'anziano viene buttato a terra.
Manuel fa roteare la spada e poi si siede, conficcando la lama nel pavimento.

«Sapete per caso dirmi dove potrei trovare i miei amici? Lui non me l'ha voluto dire. Ma mi ha detto tante altre cose, alcune troppo cattive.»
«Tu non ci arriverai dai tuoi amici» si fa avanti il capo spavaldo.
«Me lo impedisci tu?» gli domanda il samurai con tono di sfida.
«Non scherziamo, non vali il mio sforzo» alle spalle del capo arrivano tanti altri soldati armati. «Lascerò che siate voi ad occuparvi dello straniero, in cambio avrete una grossa ricompensa, potreste salire di grado, se farete bene il vostro lavoro.»
«Non hai il coraggio di sfidarmi da solo?» il samurai napoletano continua ad istigarlo.
«Te l'ho già detto ragazzino, non vali lo sforzo» dà uno sguardo ai soldati di fianco e a quelli alle sue spalle. «Attaccate.»

Il samurai dà le spalle ai suoi avversari mentre riprende la spada, che aveva conficcato nel pavimento.
Al momento giusto, anche con un pizzico di fortuna, solleva il braccio e recide il collo del soldato che gli era arrivato più vicino.
Ora si volta verso di loro, mentre toglie dal fodero la seconda katana.
Accoglie serenamente i soldati intenti a togliergli la vita.
Non si fa scoraggiare dal loro elevato numero, si muove in modo leggiadro e con eleganza, come gli ha insegnato il suo vecchio maestro in quel periodo trascorso in Giappone, per la stanza mentre affetta di qua e di là.
Intanto il capo dei soldati guarda a debita distanza, seccato e con ancora l'aria presuntuosa sulla faccia.

«Eliminatelo» ordina ai due che erano saliti con lui.
«Ma...» provano entrambi a protestare.
«Niente ma, non voglio perdere troppo tempo con quello straniero.»
I due si armano e si lanciano all'attacco, durando meno di tutti i soldati che sono già stati battuti dal samurai blu.

Il primo stava correndo verso Manuel, ma è poi inciampato sul corpo di un soldato steso a terra e quando ha alzato la testa c'era la lama di Manuel sulla sua fronte.
Il secondo stava arrivando sparato davanti al samurai blu, ma il tempo di arrivare alla giusta distanza che si era incastrato in qualcosa, si era sparato, per errore, alla gamba, e infine Manuel lo aveva infilzato con entrambe le spade.

I nemici ricorrono ad un mezzo più pesante, sotto richiesta del loro capo.
Un razzo viene lanciato, scatenando una grande esplosione. Non si sono nemmeno interessati dei compagni che sono poi finiti nel raggio dell'esplosione.

Si scorge una figura in piedi lì in mezzo al fumo che si sta dissolvendo.
Il capo porta lo sguardo stupito.
Manuel è ancora in piedi, in testa non ha più il casco da samurai, e infatti, quando si volta mostra il suo volto.
La parte superiore destra è saltata via, così come la guancia sinistra, dove ora si possono benissimamente vedere i denti. Anche il naso è andato libero per la sua strada.
Prende il casco volato a terra e lo indossa, nascondendo lo spettacolo orribile che stava regalando.
Ci vorrà un po' prima che si ricomponga.

Il capo dei nemici si alza in piedi. «Levatevi» ordina ai suoi soldati. «Adesso ci penso io a lui. Voi stupidi idioti non siete capaci nemmeno di eliminare questo insulso ragazzino.»
«Amico» lo ferma Manuel. «Andiamo, amico non sprechiamo tempo, hai visto cosa ho fatto.»
«Zitto ragazzino insolente!» urla furibondo il capo. «Ti spezzerò, ti annienterò.»

«Amico» dice ancora Manuel. «Mi hanno diagnosticato un problema nel controllo della rabbia... Non ti consiglio... ma vedi tu.»
«Puoi avere tutti i problemi che vuoi, hai idea di chi sono io?» urla ancora, con tono solenne.
«Zio Tommaso?» chiede serio il ragazzo.
L'uomo emette un feroce ringhio. «Io sono su questo pianeta da migliaia di anni, sono uno dei primi esseri con poteri!»
Manuel è confuso. «Sei sicuro?»
«Mi prendi in giro?» ringhia ancora l'uomo.
«No... ma mi pare strano. Sei vecchio migliaia di anni e hai sempre avuto dei poteri... che dovrei pensare? Eri amico di Gesù?»
«Stupido irrispettoso.»

L'uomo si prepara all'attacco.
Corre verso Manuel, ma diventa, in un batter d'occhio, vittima della sua troppa sicurezza.
Con una semplice e veloce mossa, Manuel prima conficca una spada all'altezza del ventre e dopo conficca l'altra nel collo.
Toglie le spade e l'uomo cade a terra spruzzando sangue.
«Hai peccato di Superbia. Uomo vecchio migliaia di anni e con i poteri. È stato troppo sicuro di sé.»

Manuel si volta verso quelli rimasti. Qualcuno se ne va impaurito, molti rimangono, stupidamente, per vendicare il loro capo. Il capo che li ha sempre trattati male, il capo che ha ucciso i loro amici solo perché contrari alle sue troppe scelte sbagliate.
«Ma che razza di problemi avete? Questo è proprio attaccamento ossessivo alla maglia.»

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