GIUBA: 29

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«Tu saresti?» Biel volle subito sapere chi fosse il ragazzo arrivato con Markus.
Stephan La Rue, alias Novanta. «Paura...» aggiunse lui, ma per adesso era l'unico ad usare quel soprannome, forse nessuno lo avrebbe mai usato.
Francese, di origini napoletane. Anche lui membro dei 100. I suoi poteri erano il controllo dei magneti.

«Non mi piaci» Alessio andò muso a muso con Stephan.
«Nemmeno tu mi piaci» rispose a tono il nuovo arrivato.
«Il calcio lo guardi?»
«Sì, e tu?»
«Ovvio.»
«E che squadra tifi.»
«Napoli, ovviamente. Tu?»
«Napoli.»
Si guardarono intensamente, poi contemporaneamente si porsero le mani e se le strinsero.
«Mi piaci.»
«Anche tu mi piaci.»

«Sti cazzo di napoletani stanno ovunque» commentò Erik, ricordando quella famiglia napoletana che viveva vicino a lui, a Malmo.
Insieme a Manuel osservò meglio quei due.
«Hai visto?» domandò il napoletano allo svedese.
«Due gocce d'acqua.»

In effetti, Alessio e Stephan, erano molto simili: stessa altezza, stessa corporatura, lineamenti uguali, gli occhi incavati, il loro colore, stesso stile di capelli. L'unica, leggera, differenza stava proprio nella capigliatura, Stephan la teneva più rasata ai lati e sopra era più riccio.

Peter era seduto su uno scomodo divano esausto, poggiò il viso sulla mano.
«Che ci fa qui il tuo ragazzo inglese» domandò burbero Michael, mentre sorseggiava una tazzona con dentro una bevanda calda.
«Il mio ragazzo?» domandò sconcertato il diretto interessato. «Come ti viene?»
«Beh, state sempre azzeccati» argomentò il gigante americano.
«Non sapevo stesse insieme» disse sottovoce Stephan a Markus, che lo guardava sconcertato.
«Amico? Sul serio?»
«Mi confonde quel ciccione» si giustificò il nuovo arrivato.
«È così confuso da confondere tutti» aggiunse Alessio.

«Comunque...» Markus si preparò a spiegare. «Abbiamo visto che eravate in una brutta situazione.»
«Non pensavo ti saresti messo così concentrato a osservarci» disse Peter un tantino sorpreso.
Il nuovo francese mugolò. «Me ne ero accorto io che eravate messi male.»
«Come siete arrivati così in fretta?» domandò dubbioso Andreas.
«La nave di Hart» rispose vantandosi Markus. «L'ho nascosta benissimo.»

La nave temporale era "parcheggiata" nel fiume che attraversava Giuba, non sapeva per certo se fosse recuperabile.

Peter sbuffò e si sdraiò sul divano allargando le braccia, pensò ai brutti trattamenti che avevano ricevuto le uniformi dei ragazzi. Fortunatamente, con l'aiuto della tecnologia della nave, ci avrebbe messo poco per ripararle. Sempre se Markus non l'aveva distrutta.

Sascha portò lo sguardo verso il divano, notò che, prima di andarsene, qualcuno aveva preso le armi che aveva posato a terra.
In quel momento entrò nella stanza Diop, che si ritrovò circondato da sguardi furiosi, ma stanchi.
«Già» ricordò Stephan. «Beh, non avevamo dove andare e ci ha ospitato questo gentile signore, Dio si chiama.»
«Diop.»
Continuarono a fissarlo per qualche altro secondo e poi tornarono alle loro cose.

Sascha intanto si alzò, sistemato come al solito, e uscì all'esterno.
I compagni scrutarono sott'occhio.

Si tolse la maschera, tenendo il cappuccio, mise le mani in tasca e iniziò a fissare il nulla.
Dopo poco lo raggiunse Andreas.
«Scusami se ti ho fulminato» disse l'islandese.
«Non ti preoccupare» il tedesco gli si mise di fianco, non incrociarono gli sguardi, rimanevano fermi su ciò che avevano davanti. «Cos'è successo con quei tizi?»
Il piccoletto rimase fermo a braccia conserte, dando poco conto all'evidente preoccupazione dell'amico.
«Non è successo niente.»
«Qual era il tuo piano? Resistere fino a quando non ci saremmo ripresi? E morire provandoci?»
Sascha calò il capo e rimase in silenzio, preferiva non rispondere.

Andreas fece per andarsene ma alla porta venne bloccato da Diop.
«Io ho visto tutto.»
«È riuscito nel suo intento?» domandò arrabbiato, sia con l'amico sia con sé stesso, per non essere riuscito a stare in piedi.
«Sì, si è fatto picchiare da tutti per proteggere voi» spiegò in tono dispiaciuto. «Dovrei ringraziarvi.»
«Per cosa?» lo fissò dritto negli occhi Andreas. «Abbiamo fallito.»
«Ma almeno avete provato a combatterli. E la prossima volta non sarete soli.»
Andreas lo guardò con un leggero sorriso. «Tu?»

I FRA: Una nuova eraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora