BIEL: 38

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Biel passeggiava per le strade di Giuba.
Guardava felice le persone ritornare nelle proprie case, le associazioni mandate da Peter, a curare, medicare, aiutare coloro che erano stati resi schiavi dal precedente governo.
Si fermò alle macerie del Palazzo e si sedette su un pezzo di muro rimasto in piedi. Telefono in una mano, e con l'altra si copriva il volto dalla vergogna.

Stava leggendo le notizie del giorno, precisamente quelle che riguardavano i Fra.
Da quanto leggeva, i ragazzi avevano voluto ringraziare una persona, una persona speciale, che li aveva aiutati.

«Avrebbero potuto ringraziare Markus, avrebbero potuto ringraziare Stephan. Anche Diop. Stupidi idioti.
Tutto il tempo lì a prendermi in giro, a sfottermi, e poi...»

Da come scritto su internet: "il gruppo formato da sette Potenziati, ha voluto, vivamente, ringraziare una persona a cui forse viene dato poco conto, un altro essere umano con abilità speciali che era presente in quella battaglia nel Sudan del Sud."

«Perché?» si chiedeva. «Perché?»

"Un certo Biel, cognome ignoto" lesse nei vari articoli.

Almeno non avevano dato il nome completo. Di Biel, però, ne esistevano pochi, quindi, se uno avrebbe voluto cercarlo, non ci avrebbe messo poco.

«Potevano mandarmi una cartolina, un biglietto d'auguri, un bonifico. No... dovevano creare... qualcosa... Non ci vado alla riunione, chissà cos'hanno in mente. No, no. Per un po' voglio starci lontano. Chiederò poi a Diop di informarmi su ciò di cui parleranno.»

Posò il telefono, nel tentativo di dimenticare, almeno per qualche minuto, tutti quei casini in cui era finito, senza volerlo, senza chiederlo.

Andò verso l'uscita, quello che ne rimane, del Palazzo, quando vide nel cielo un oggetto strano.
L'oggetto si muoveva veloce nella sua direzione, atterrando, prepotentemente, lì, tra le macerie.
Biel lo osservò bene, era un disco volante, di quelli piccoli e grigi, con i piedi di metallo, la cupoletta in vetro oscurato con l'antenna sopra.

Intimorito, si immobilizzò, in attesa dell'evolversi degli eventi.

La parte grigia sotto la cupola si aprì, e uscì un alieno. Uno di quelli grigi, comunemente noti nell'immaginario collettivo, con la testa gigante, con gli occhi giganti, le antenne.

Biel, spaventato, lo fissava, mentre gli si avvicina.
«Bi-el Gatluak?» domandò, leggendo quella che sembra un'agendina aliena.
Biel fece un lento cenno con la testa.
«Biel Gatluak, sei un'enorme testa di cazzo.»

L'alieno si voltò, tornò sulla navicella e se ne volò via.
Biel era ancora lì fermo, confusissimo.

I FRA: Una nuova eraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora