Signoria della giuria, il reperto numero uno è ciò che invidiarono i serafini, i male informati, ingenui serafini dalle nobili ali. Guardate questo intrico di spine.
Lolita
di Vladimir Nabokov⚜️
Scopare con lei era stato come ascendere alla mia natura omicida. Ma invece che ucciderla, la possedevo.Lei mi portava dritto sulla via della mano sinistra. E ora mi ritrovavo a intraprendere il percorso delle acque corrosive, quella diramazione sbagliata della medesima Y che avevo bruciato addosso quel corpicino di silfide con lo stesso gelo di cui lei era fatta.
Non era così complicato, alla fine. Tutti i serial killer partono da un barlume di emozione, a volte percepiscono anche sbiaditi sensi di colpa. Ma più vite si prendono, più sentono il bisogno di farlo ancora. Affinano la loro tecnica, restano fedeli ai rituali che non solo gli hanno portato fortuna nel compimento dell'atto, ma che per qualche motivo psicologico riescono a suscitare in loro maggiore piacere.
Io lo avevo fatto solo una volta. Scoparla, come si uccide. Ma già sentivo il desiderio irrefrenabile di ricompiere quell'azione riprovevole, infinite volte e senza indugio.
Perché di questo si tratta, alla fine di tutto. Dominanza e sottomissione. Il potere di prendersi una vita come, quando e perché lo si vuole. Nessuna morale o etica che possa reggere un tale narcisismo disumano.
E io lei me la volevo prendere contro ogni ragione e raziocinio, contro anche me stesso. A tal punto da mettere a rischio l'unica speranza di scoprire chi l'avesse rapita.
Mi ero guadagnato il titolo di criminologo con tanta dedizione e duro lavoro. Avevo imparato di così tanti omicidi da passare nottate a vomitare per lo schifo che provavo per quelle persone, se persone le si possono ancora chiamare. Per quei soggetti che della pietas non ne conoscevano nemmeno il richiamo primordiale, soggetti che vivevano come diavoli.
Anni della mia vita convinto che io e loro non avessimo nulla in comune, che sì, non mi impegnavo a rispettare alcun giuramento, ma nemmeno mi avvaloravo dell'alto privilegio di evocare la morte. Ero umano. Peccavo anche io, ma lo facevo per sbaglio e mai per piacere.
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UNREPENTAINT
Romance"Uno novembre. Ore zero quattro e sette di mattina. Il soggetto è esausto, sembra delirante. Si muove con lentezza nell'ombra, non reagisce agli stimoli. I muscoli fanno scatti improvvisi e i farmaci non funzionano. È un topo da laboratorio, gira e...