31. You and I both know this ends in blood

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Siamo brillii sotto un temporale di sangue

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Siamo brillii sotto un temporale di sangue.
Non il colpo di fulmine, ma il riverbero infernale.

⚜️





Davil aveva compiuto quattordici anni da pochi giorni, quando lui e Mina furono costretti ad assistere al funerale del dottor Crain.

I suoi amici di caccia erano lì e piangevano. I suoi colleghi di lavoro erano lì e piangevano. Tutto il vicinato della casa di Londra e di Hollow Castle era lì e piangeva.

Piangevano tutti, anche la povera Mina. Ma Davil no, non riusciva a lasciar andare una sola lacrima.

Qualcosa dentro di lui si era incrinato, aveva preso una forma strana e adesso non riusciva più a risistemarlo. Gli dispiaceva per suo padre, ma pensava che adesso non ci sarebbe più stato modo di andare a caccia e qualcuno presto avrebbe smantellato la stanza delle bambole, perciò andava bene così.

Quando dopo la cerimonia, il detective di Norwich venne a fare delle domande a lui e sua madre, Davil disse la verità.

Si era addormentato e al suo risveglio, suo padre era morto. Aveva gridato e poi era corso a casa ad avvisare la mamma, in preda allo shock. Il resto era stato un via vai di persone di cui non ricordava i volti o i compiti specifici.

Nessuno poteva accusare un ragazzino di un omicidio del genere. Mina era stata tutto il giorno con le domestiche a preparare la festa di compleanno di Davil, ma diceva agli agenti che ci avrebbe messo la mano sul fuoco che il suo dobro momche non avesse la forza o il cuore di fare una cosa tanto atroce.

Ma quel castello custodiva ricordi, tra le pareti di pietra avvizzita, si aggirava il fantasma del dottor Crain. C'erano memorie felici per Davil e altre un po' meno.

Quando lo sedava non gli piaceva affatto, quando lo portava a caccia ancora di meno e quando se la prendeva con la mamma aveva desiderato persino di ucciderlo. E quel desiderio che aveva provato era rimasto un tarlo fisso dentro di lui e si era trasformato presto in senso di colpa.

Se solo fossi rimasto sveglio... si ripeteva. Se solo non avessi desiderato che morisse.

I giorni passavano e le persone smisero di portare da mangiare a Hollow Castle così come smisero di provare pietà e tristezza. La vita andò avanti e Davil non aveva lasciato scorrere una sola lacrima sulla sua guancia.

Una sera, Mina lo prese da parte, davanti al loro caminetto.

«Malkoto mi momche», lo chiamò.

«Sì, mama

Mina era sul punto di piangere. «Le persone sono cattive e tu non devi dargli ascolto».

Forse Davil non era stato attento a quello che la gente diceva, ma lo aveva visto negli occhi del detective... quella velata accusa nei suoi confronti. E da come lo guardava la stessa donna che lo aveva messo al mondo, Davil iniziò a crederci anche lui, un po' alla volta, che era colpevole di qualcosa. Solo non capiva cosa.

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