Hai alzato gli occhi alla notte per cercare la foresta tra le stelle. Non ti credevo... ma poi li ho visti sfavillare come oggetti del profondo cielo e le costellazioni sono diventate semplici fronde.
⚜️
Eldritch aveva l'odore di vecchio.
La signora Glimmer diceva sempre che era il profumo di un luogo arcano, dove il passato entra in collisione con il presente.
Ma Davil sentiva chiara e forte la puzza di muffa, in ogni dove di quell'edificio ingrigito. Di quella gabbia senza pietà.
Non aveva amici, lì l'amicizia non esisteva. Vedeva altri ragazzi e ragazze come lui, ma non riusciva a comunicare con loro. A nessuno di loro era concesso parlare al di fuori delle sedute di gruppo.
La signora Glimmer era colei che dirigeva tutto. Aveva però un sacco di persone ad aiutarla, persone che usavano la forza se era necessario.
La prima volta che Davil aveva messo piede nella sua stanza, si era chiesto se non fosse uno scherzo. Qualcuno l'aveva resa identica a quella di suo padre, a Hollow Castle. E una lunga serie di animali imbalsamati tappezzava le pareti.
Erano lì per ricordargli ciò che aveva fatto.
Avrebbe quasi detto che qualcuno l'avesse presa direttamente dal castello e trasportata fin lì, ma la conosceva così bene da riconoscere anche le differenze. Il letto per esempio, era troppo legato a Eldritch. E poi suo padre non gli aveva mai negato la possibilità di guardare fuori da una finestra, anche se da dietro le inferriate.
Era difficile vedere il cielo dentro quelle mura, a volte riusciva a scorgerlo dalle finestre della mensa. Altre semplicemente rinunciava.
Dei suoi vestiti non era rimasto molto, le aiutanti della signora Glimmer gli avevano portato dei vestiti che erano appartenuti a chi non era più lì.
Una volta Davil aveva sentito dire che solo chi compiva diciotto anni poteva andare via da quel posto. A lui ne mancavano ancora quattro.
E la cosa che lo spaventava di più era che non aveva la più pallida idea di cosa avrebbe fatto dopo.
Non ne poteva più di stare lì. Le sedute con la signora Glimmer lo turbavano e con le cosce tempestate di cicatrici non riusciva più a camminare senza soffermarsi sui suoi passi per via del dolore. Ma il mondo all'esterno gli faceva ancora più paura.
«Quello che hai fatto è spregevole», gli aveva detto la prima volta, la signora Glimmer. «La tua mamma non tornerà a prenderti fino a quando non le dimostrerai che meriti il bene che ti vuole».
E lei andava avanti a fumare per ore, con quei denti gialli e i capelli ingrigiti dal tempo.
Aveva perso il conto del tempo passato nel suo ufficio, ma una cosa gli era chiara. Gli mancavano le stelle.
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UNREPENTAINT
Romance"Uno novembre. Ore zero quattro e sette di mattina. Il soggetto è esausto, sembra delirante. Si muove con lentezza nell'ombra, non reagisce agli stimoli. I muscoli fanno scatti improvvisi e i farmaci non funzionano. È un topo da laboratorio, gira e...