Mangiamo terra
per nutrire la primavera
che abbiamo dentro.⚜️
Eldritch gli ricordava una vecchia favola della buonanotte. Pensava spesso che non poteva esserci nulla di peggio di essere rinchiusi in quel posto, ma poi Davil ripensava a quella storia. La bella e la bestia.
E si domandava se essere imprigionato in un corpo che non gli apparteneva non fosse ancora più terribile.
Quando non rompeva le regole, tutto filava liscio. Nessuna tortura, solo le sigarette con cui stava imparando ad andare d'accordo. Sperava anche che prima o poi qualcuno avrebbe tolto gli animali imbalsamati appesi alle pareti della sua camera da letto.
Quella mattina era intento a dirigersi a prendere le sue medicine, subito dopo la solita doccia fredda. E camminava in uno dei tanti corridoi senza finestre, la signora Glimmer si era preoccupata di coprire le poche vetrate presenti con dei grossi armadi.
Davil continuava a sentire la mancanza del cielo, ma sperava che più avrebbe resistito prima lo avrebbe rivisto.
«Ehi, tu».
Gven lo affiancò nella camminata. Lui non ne fu affatto sorpreso, negli ultimi tempi si salutavano tutte le volte che ne avevano l'occasione.
«Ciao, Gven». Non erano del tutto amici, ma per Davil era bello poter parlare con qualcuno.
E Gven sembrava l'unica disposta a comunicare, l'unica che non aveva paura delle conseguenze.
«Non starai mica andando a prendere le medicine?»
«Tu non le prendi?»
«L'ho già fatto», la ragazzina sputò sul palmo della mano una serie di pillole. «Credo ci diano anche quella anticoncezionale, a noi ragazze intendo».
«Perché non le hai mandate giù?»
Davil la osservò infilarsi il pugno di pillole nella tasca dei pantaloni e si sentì testimone di un crimine terribile. Non osava immaginare cosa avrebbe fatto la signora Glimmer se lo avesse scoperto.
«Sta arrivando qualcuno», si allarmò nell'immediato Gven. «Vieni, dobbiamo nasconderci. Se scoprono che non sono a lezione con tutte le altre...»
Davil non ebbe nemmeno il tempo di udire i passi di uno degli aiutanti di Eldritch, che si affrettò a seguire Gven verso la parete del corridoio. Non stavano facendo nulla di male, ma se avessero beccato Gven con tutte quelle pillole, non ci sarebbe stato scampo nemmeno per lui.
«Vieni». Gven aprì l'anta di uno dei grossi armadi e gli fece cenno di introdursi alla svelta.
Forse Davil non si sarebbe dovuto fidare di lei, o forse sì. Ma non aveva tempo per ragionare, era in preda al panico alla sola idea che qualcuno avrebbe anche solo potuto vederli salutarsi.
STAI LEGGENDO
UNREPENTAINT
Romance"Uno novembre. Ore zero quattro e sette di mattina. Il soggetto è esausto, sembra delirante. Si muove con lentezza nell'ombra, non reagisce agli stimoli. I muscoli fanno scatti improvvisi e i farmaci non funzionano. È un topo da laboratorio, gira e...