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Vi ricordo che questa storia è un dark romance e pertanto presenta scene esplicite che potrebbero urtare la sensibilità di alcuni lettori.Se potessi ricoprirti il corpo di sangue, lo farei per vederti brillare sotto l'effetto del luminol.
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La prima volta che mio padre mi portò a caccia avevo meno di dieci anni e lui aveva ancora i suoi amici con cui intraprendere le battute furiose.Mi costrinsero a fare un battesimo di sangue.
Un rituale sociale che non si praticava più dal diciannovesimo secolo, ma che loro ci tenevano a onorare e a portare avanti nonostante il disuso. Si trattava di una vera e propria cerimonia di iniziazione.
Un maestro di caccia mi unse in mezzo agli altri cacciatori, impettiti e vestiti a dovere. E io come loro, anche se ero solo un bambino.
Il sangue di una volpe mi venne spalmato in faccia. Se ci ripensavo sentivo ancora la consistenza viscida sulle mie guance di pelle acerba e l'odore pungente della selvaggina.
L'orrore che avevo provato mi aveva logorato dentro per tutta la vita e il fatto che mio padre fosse morto proprio così, con il sangue di volpe addosso, sbranato dai cani, mi aveva sempre lasciato col dubbio che non fossi stato io a ucciderlo e avessi rimosso dalla mente un orrore del genere per non doverci fare i conti.
Non ero più un cacciatore di volpi, adesso ero uno che andava a caccia di criminali. Ma ancora mi chiedevo se io non fossi uno di loro.
Questo era il caso che non sarei mai riuscito a risolvere, era chiaro. Con gli anni non mi era più capitato di trovarmi di nuovo come primo ospite sulla scena di un crimine e per questo mi ero convinto che non potevo essere stato io. Per quanto ripugnassi quell'attività sociale che sarebbe stata abolita solo pochi anni dopo, e per quanto odiassi mio padre, ero ancora solo un bambino.
Certo era che un criminale lo sarei diventato da un momento all'altro, se non mi fossi tolto dalla testa la visione estenuante di Kerys Westwood.
I miei pantaloni sembravano essersi improvvisamente rimpiccioliti, mentre tornavo a sedermi a tavola in mezzo a quel bel quadretto famigliare. E se c'era una cosa che mi faceva venire la nausea, era guardare i suoi genitori e chiedermi cosa avrebbero pensato di me nel sapere ciò che volevo fare alla loro dolce e indifesa ragazza.
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UNREPENTAINT
Romance"Uno novembre. Ore zero quattro e sette di mattina. Il soggetto è esausto, sembra delirante. Si muove con lentezza nell'ombra, non reagisce agli stimoli. I muscoli fanno scatti improvvisi e i farmaci non funzionano. È un topo da laboratorio, gira e...