"Ricordalo sempre Manuel: gli uomini non piangono se non quando è buona creanza farlo e comunque mai in pubblico. Lascia al cuore debole delle donne le lacrime e alla loro fragilità la pena. Tu sei un uomo e un cavaliere, l'unico dolore che ti è concesso è quello di chi ha combattuto strenuamente per la Fede e per il suo Signore" , questo era soliti insegnargli padre Agilulfo e ser Marvasio, gli uomini cui suo padre aveva rispettivamente affidato la sua educazione intellettuale e marziale quando, da poco bambino, lo aveva iniziato al ruolo di paggio per avviarlo alla vita cavalleresca.
E se lo era ripetuto all'infinito in quei lunghi lustri, mandandolo a mente come una preghiera che recitava prima di coricarsi, talmente tanto spesso che alla fine c'era riuscito a farla penetrare dentro di sé al punto da risucire a crederci. Passo dopo passo, obiettivo dopo obiettivo, era andato avanti, indurendo quel cuore che era stato tanto tenero quando era giovane, forzandosi d'esser ciò che suo padre e il mondo volevano che lui fosse anche se ciò non corrispondeva a quello che voleva lui.
Perché si, lui non aveva mai desiderato esser ordinato cavaliere, non aveva mai desiderato la gloria delle armi, il passare da un campo di battaglia ad una giostra e dimostrare sempre, a colpi di spada e lancia, di essere il migliore, il più forte, quello che chiunque si trovava davanti e non era suo amico si doveva peritare d'affrontare, quello a cui tutti - nessuno escluso - portavano rispetto per principio.
Quando era piccolo, ben prima che il suo mondo gli venisse strappato dalle mani da un disegno beffardo, aveva coltivato il sogno di potersi dedicare alle arti, di poter apprendere le leggi del conto e usarle per amministrare ciò che Dio gli aveva concesso per diritto di nascita mentre si dilettava nella poesia e in quelle fantasticherie che troppo tardi aveva compreso chiamarsi, origliando in gran segreto le lezioni di sua sorella, "filosofia".
La sua storia sembrava permettergli di ambire a quel destino del resto: figlio maschio di seconde nozze di messer Nicola Brandi, nessuno avrebbe mai pensato a lui come l'erede del padre che già un erede maschio lo aveva dal primo matrimonio e, in considerazione del fatto che il feudo della madre era antico quasi quanto la cattedra di San Pietro ed era uno dei pochi ereditario in linea diretta, a lui sarebbe spettato per diritto il dominio sulle poche ma fertili terre dei Ferro mentre a Federico sarebbero andati i domini di Nemi e la carica di alfiere della Chiesa se il beneficio fosse stato riconfermato. Di fatto, vista anche la disposizione di quelle terre strette fra Roma e il feudo del padre, avrebbe passato al vita ad essere il valvassore del fratellastro ma a lui di questo interessava poco, specialmente dopo che Federico aveva dimostrato d'essere una brava persona.Poi però Federico era morto ed il suo mondo era venuto giù tutto assieme come viene giù la sabbia di una clessidra infranta, scomparendo nella polvere degli zoccoli dei cavalieri venuti a prenderlo e negli occhi tristi di sua madre che lo vedeva sparire all'orizzonte verso il castello che lo aveva reso chi era adesso.
E così era venuto tutto quanto, la nomina a paggio e poi a scudiero, gli addestramenti massacranti che gli facevano gridare i muscoli e le ossa, le penitenze per presentarsi a Dio intonso il giorno designato e, alla fine, la nomina a cavaliere avvenuta di fronte a nient'altri di meno che all'uomo che sarebbe stato innalzato poi a vescovo di Roma. Ciò che non era venuto, tuttavia, era la forma mentis, lo spirito richiesto per esser chi ci si attendeva fosse. Indomita e selvaggia come le selve appenniniche che aveva attraversato, la sua natura aveva testardamente resistito ai tentativi di soffocarla e, quantunque nascosta, era sopravvissuta per dargli il tormento e pungolarlo ogni volta che intraprendeva azioni contro ad essa.
Per questo ogni tanto aveva bisogno di scappare, per questo gli era necessario montare sul suo destriero e correre via, lontano da occhi indiscreti e al riparo delle chiome verdi di alberi antichi, cercando un posto dove potersi arrestare e dove poter consentire al dolore che provava di manifestarsi in forma liquida, grondando giù dai suoi occhi sottoforma di lacrime roventi.
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La ballata del cigno e dello scorpione
FanfictionCi sono persone che vengono al mondo per motivazioni ignote, altre che la gente segue spontaneamente. Ci sono persone che nascondo segreti, altre che neppure sanno di averne. Ci sono persone che sopravvivono contro tutto e contro tutti ed altre che...