15. Un oscuro patto

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L'ultimo spicchio di luna illuminò con la sua luce fioca il loro precipitoso ritorno ad Oria.

Non aveva voluto sentir ragioni né accettare consigli e aveva ordinato immantinente la smobilitazione e il passo rapido per arrivare alla città, fosse anche stato obbligato ad imporre loro di aprire le porte in piena notte per consentire al carico prezioso che portavano di trovare la sicurezza al riparo di solide mura di pietra e fra mani d'uomini esperti nell'arte di conoscere la vita e intentare di frenarne la galoppata fuori dalle viscere che la tenevano rinchiusa.

Scivolando come le ombre della sera sul mondo la sua armata rientrò in città accolta da guardie e uomini pronti con le torce per tentare di spiegarsi siffatti accadimenti, e non appena lo ebbero fatto e le porte si furon richiuse dietro loro smontò da Nigero e chiamò ad alta voce un esperto in medicina, la pena ed il terrore che si mischiavano assieme al suo fiato e davano forza al suo grido nel buio.

Simone venne raccolto pochi istanti dopo, anche se uno solo a lui parve troppo lungo, e trasportato su di un tavolaccio verso il luogo più consono in cui potesse sostare, affidato alle cure di coloro che dell'arte medica si facevan fregio oltre che commercio.

Lui gli aveva seguiti, delegando a Matteo il compito di riportare per filo e per segno quanto accaduto, e aveva seguito quella processione improvvisata fino alla stanza dietro alla cui porta chiusa era stato obbligato a fermarsi visto che gli avevano interdetto d'entrare, macinando leghe e leghe senza spostarsi a causa del suo andirivieni nell'angusto corridoio, borbottando filari di preghiere verso quel Dio che aveva creato entrambi perchè non gli portasse via anche lui.

Di tanto in tanto qualcuno si recava a vedere se c'erano novità e si sforzava di calmarlo o fargli compagnia ma, posto di fronte alla sua ostinazione, finiva tosto con l'andarsene quando non era lui stesso a cacciarli, come Matteo aveva scoperto suo malgrado dopo aver avuto la molto discutibile idea di tentare d'ammansirlo poggiando una mano sulla sua spalla per arrestarne la corsa.

Al fine, dopo quelle che gli parvero ere piuttosto che ore, la porta si riaprì ed una fila ben ordinata di servi uscì di fretta, portandosi dietro drappi macabramente lordati di rosso, quasi che dentro la stanza più che salvare una persona si fosse tenuto uno scontro fisico. Approfittandosi della porta rimasta aperta si tuffò dentro, trovandosi dentro a quella che per certo era una stanza che aveva veduto tempi migliori di quelli a giudicare dallo stato della polvere e dal disordine che vi regnava.

Simone vi stava al centro esatto, appoggiato come meglio capitava su di un tavolo e con la testa languidamente piegata verso destra, gli occhi serrati e un'espressione sofferente gelata sulla faccia. Era nudo, se si eccettuava il lembo di stoffa con cui gli avevano coperto l'intimità, e i suoi abiti logori e rossi giacevano abbandonati per terra come se avesse dovuto spogliarsi in fretta, come quando si chiudevano nella sua stanza dopo una logorante giornata a fingersi amici e niente più. Accanto a lui, su di un tavolo più piccolo, strumenti di ferro brillavano abbandonati assieme a barattoli pieni di chissà cosa mentre davanti, raccolti a confabulare fra loro, un uomo dal lungo manto nero e il monaco che per primo aveva soccorso Simone al loro arrivo stavano ritti, neppure resisi conto che lui fosse entrato.

«Dottore» chiamò, cercando di mantenere la voce il più ferma che gli riuscì affinché l'aria che rifiatava non li tradisse entrambi dando voce allo strazio del suo cuore «Come sta il mio amico? Vivrà non è vero?».

«Mi sono adoperato ad impedire che la situazione degenerasse più di quanto già non avesse fatto» rispose l'uomo, voltandosi verso di lui «Ma ha perduto molto sangue, messere. Era già piuttosto debole quando sono arrivato io qui. Fu grande opera di Dio lo fatto che la lama sia scivolata sulla cotta e non abbia inflitto uno colpo letale o assai più grave».

La ballata del cigno e dello scorpione Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora