Capitolo 53 (VI). Conviventi

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«Mi spiace, Marco mio.» 

«È la solita, Ili, non ti preoccupare", sospirò, stava per prendere il telecomando dalla tasca, ma Laky, con la sua solita calma, stava salendo le scale incuriosita dai rumori; appena vide Marco cominciò a scodinzolare, festosa, si alzò in piedi dal cancello e abbaiò per salutarlo.

«Ciao Laky, buona, buona...», Marco mise la mano tra le sbarre del cancello per accarezzarle il capo, ella gli leccò tutta la mano mordicchiandola per gioco, «dai su, Laky, fammi aprire, poi ti faccio le coccole...», prese il telecomando dalla tasca e diede l'impulso; si sentì un doppio bip di conferma.

Appena il cancello si aprì di poco Laky si strinse per passare e uscì in strada per salutarlo, saltandogli addosso e facendo le feste; malgrado la sua età ormai rispettabile, dodici anni, gli fece tante feste e dopo, vedendo Ilaria in auto, andò alla portiera a prendersi qualche coccola.

«Brava Laky...», Ilaria le carezzò il capo, «ora scendiamo, seguici.» 

Nel frattempo Marco era salito in auto e aveva acceso il motore; Laky si fece da parte per farlo entrare nel cancello.

«Tua mamma è proprio arrabbiata», gli pose la mano sulla gamba.

«Francamente me l'aspettavo...», entrò nel viale della villa e si fermò appena oltre il cancello; controllò nello specchietto che Laky rientrasse e aspettò che si chiudesse con lei dentro, nel frattempo la baciò.

«Sì, ma mi dispiace di quel che ha fatto papà a lei...» 

«Ah, è un disco rotto, lasciala perdere Ili...»; il cancello si era chiuso, «Laky, andiamo!», Marco le fece un fischio e partì, il cane scodinzolò allegra e li seguì lungo i tornanti del viale.

«La sapevi già la storia delle rose?» 

«Eh!», Marco sorrise, «da quel dì! Pure con tua mamma incinta papà si volle far perdonare.»

«Io però ti amo, Marco mio...», Ilaria gli sorrise, gli diede una carezza, «per me è diverso, mia mamma, invece...», Ilaria si fermò, guardò oltre il finestrino, l'auto stava facendo l'ultimo tornante verso i garage circondato dagli ulivi, sotto uno dei quali aveva concepito Emanuele.

«Tua mamma?», Marco la guardò pensierosa, «vuoi dire che non amasse papà?»

«Mah, chissà veramente cosa provasse mia mamma per lui, ma di sicuro io so che ti amo...», Ilaria scrollò le spalle.

«Anche io, Ili», Marco entrò nel viale dei garage. 

«Te l'avevo detto che papà all'ultimo si pentì di aver lasciato tua mamma e te?»

«Sì, Ili, e hai paura che io faccia come lui?» 

«Non puoi Marco mio...ben prima di quel momento tu ritornerai con Anna: non mi potrai mai sposare, ricordatelo.»

«Potremmo stare sempre insieme anche non da sposati...», Marco fermò l'auto, dietro la macchina di Sara e, a fianco, notò un furgoncino di una ditta di lavori edili.

«Non lo so Marco mio...», Ilaria gli strinse la mano, si baciarono, «vivo giorno per giorno, adesso.»

«Va bene Ili, non aver paura comunque...», Marco sospirò, aprì la portiera, ma prima di uscire le diede una carezza: «oggi comunque stiamo insieme: qui siamo solo per Elena, io papà e tu zia.»

Appena uscito dall'auto Marco guardò il furgoncino e aspettò Ilaria: sul fianco c'era la scritta di una ditta di lavori edili chiamata "Parodi & figlio" con la figura di una betoniera; alcuni sacchi di cemento e sabbia erano per terra, impilati in ordine.

Dolore e perdono (Parte VIII: I fratelli amanti)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora