Capitolo 52 (XVIII). Il lungo ritorno a casa

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«No, scusate voi...», Marco sospirò, «anzi scusa tu, micia...», prese la sua mano e la baciò, «in effetti sei tu quella in diritto di arrabbiarsi, perché appunto sei venuta dopo e non sono stato capace di staccarmi da Ilaria.»

«Non importa gattino, da tempo avevo capito il tuo amore per lei, quello platonico intendo...», sospirò, chinò il capo, «per quello fisico...forse arriverò ad accettarlo, col tempo, ma per adesso, per amore di Emanuele...»

«Ferma qui, micia», Marco la interruppe, «è proprio qui il punto. Tu ti annulleresti per me.»

«Ma è per Emanuele, gattino, per una giusta causa!»

«No, micia, non pensiamo a Emanuele adesso», si alzò, fece qualche passo, si girò, le due donne erano rimaste sedute al loro posto, con il suo vuoto in mezzo, «rispondimi prima se hai capito il mio punto di vista.»

«Gattino, io...», lo guardò con sguardo innamorato. 

«Ma, Marco mio, non capisco...», Ilaria invece disse, «non è la stessa cosa se vieni a casa mia? Non annulleresti Anna lo stesso?»

«No, Ili, è molto diverso. Se vivo qui salvo la facciata del matrimonio a spese sue che si annullerebbe come moglie per farci incontrare di nascosto.»

«Capisco, Marco mio...», Ilaria chinò il capo, «Anna ti ama tanto.» 

«Ma non si deve annullare, perché anche io la amo, Ili.» 

«Gattino, ora però mi puoi rispondere...», Anna, indicò Ilaria, «se vai a vivere da lei non sei ipocrita, e non mi annulli, va bene, ma metti in pericolo tua sorella e tuo nipote.»

«Su questo non so cosa dire, micia...», Marco sospirò, «spero solo che Giorgio non arrivi a questo, è comunque anche suo nipote, non gli vorrà togliere del tutto la mamma.»

«Non lo conosci, gattino, è un avvocato prima di essere un nonno», Anna lo guardò seria, «Ilaria...», si voltò verso di lei, le prese la mano, «lo capisci che se prendi Marco tuo in casa puoi perdere del tutto il figlio?»

«Anna...», Ilaria si lasciò prendere la mano, gliela strinse, «sai che penso che tutto ciò che è successo è parte di un Disegno.»

«Anche perdere tuo figlio per vivere con tuo fratello, Ilaria?» 

«Forse...», Ilaria chinò il capo. 

«E cosa dirà tuo figlio un domani se verrà a saperlo?» 

«Non lo so, capirà, spero...», Ilaria si staccò, si alzò, «tanto già lo vedo poco, quel che accadrà, accadrà!», alzò le spalle, guardò il fratello, «so solo che senza Marco mio io non ci sto più qui! Non riuscirei a fare solo l'amante, Anna, ti dico la verità!»

«Perché lo vuoi in casa, Ilaria, mio marito?» 

«Perché lo amo quanto te! Per servirlo e stargli vicino, per compagnia...», cominciò a piangere, alzò la voce, «è da sette anni che dormo da sola, ma adesso mi manca un uomo accanto; è normale per una moglie, lo amo da undici e solo perché sono sua sorella non l'ho potuta essere!»

«Ma anche se venisse da te io non divorzio, sarà sempre mio marito, lo sai?» 

«Lo so, Anna.» 

«Ritornerà da me, non è meglio...» 

«No, grazie dell'offerta, Anna, ma io adesso voglio Marco mio, anche se solo per un po'», si girò, fece due passi verso la porta, gridò: «devo solo andare a Colliano, ma tienilo stretto questa volta!»

Dolore e perdono (Parte VIII: I fratelli amanti)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora