Capitolo 52 (XVII). Il lungo ritorno a casa

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«mmmh», Anna continuò a guardarla fissa, «vedo che in un giorno sei già andata molto avanti con mio marito.»

«Oh, Ili!», Marco si alzò di scatto, batté il pugno sul tavolo, «perché ti vuoi rendere odiosa?»

«Non l'hai ancora capito, gattino?», Anna gli disse, calma, ma le braccia si strinsero ancora di più al petto.

«No, queste strategie di donne non mi interessano, micia, io so solo che...», sospirò, «non voglio scegliere, vi amo entrambe, ma non voglio neppure che lei stia da sola, adesso, ha bisogno di me.»

«Per farla godere, gattino? Ti sei già dato da fare a quanto lei dice.» 

«Micia, su...», allargò le braccia, sospirò, «è necessario andare in certi particolari?»

«Sono tua moglie, gattino, e anche un medico. Anche da quel punto di vista è importante sapere se mio marito ha rapporti sessuali in giro.»

«Micia, dai...», Marco cominciò a camminare avanti e indietro, sbuffò, «fino a ieri sera il mio conto di donne era a uno, adesso è a due, va bene, ma qui resterà, solo che...», andò verso Ilaria, le pose le mani sulle spalle, «non voglio che lei sia più da sola, micia, credimi.»

«Marco mio...», Ilaria alzò la mano sulla sua spalla, la prese, vi intrecciò le dita.

«Fammi parlare, adesso, Ili», Marco le carezzò il capo, «fammi parlare anche tu, micia», guardò la moglie fisso, «scusami, ma non è questione di sesso; ho capito che lei lo fa apposta di ridurre tutto a quello per offenderti e darmi la scusa di cacciarla di qui e tenermela solo per andarci a letto.»

«Marco mio...», Ilaria gli prese la mano, la baciò, «grazie.» 

«Ili. . . », Marco le continuò ad accarezzare il capo. 

«La ami veramente, gattino?» 

«Sì», Marco sostenne lo sguardo della moglie, «ma amo anche te, spero che tu mi creda.»

«Oh, sì...», fu Anna a chinare lo sguardo, si pose una mano sulla fronte, «purtroppo ti credo, gattino.»

«Capisci allora perché voglio, almeno per un po', andare a vivere da lei?» 

«Sì», rialzò lo sguardo, «ma così facendo non la aiuterai tua sorella, anzi, la farai più cadere e tu con lei.»

«In che senso micia?» 

«Giorgio userà la vostra convivenza di fratelli come prova per toglierle Emanuele.»

«Più di così, Anna?», Ilaria intervenne, la guardò preoccupata, «ti ho detto già che lo potrò vedere solo un pomeriggio a settimana, senza averlo a dormire...»

«Tu non conosci Giorgio, Ilaria», Anna la guardò calma, «lui vuole Emanuele del tutto

«Ma Anna...», Ilaria tolse la mano da Marco, le appoggiò sul tavolo, intrecciate, «e quel foglio che firmerò?»

«Ah, quello?», Anna rise, «quello, Ilaria, è stata solo una trappola farvi cadere, un obiettivo secondario, ma ora che può avere in mano quello principale...», tirò fuori la lingua, «non si fermerà.»

«Ma scusa, micia, perché dici che può avere? Siamo già caduti, che altro vuole?»

«La prova, gattino; una prova oggettiva del vostro incesto da esibire in tribunale.»

«O Dio...», Marco deglutì, andò a sedersi a fianco a Ilaria, si versò mezzo bicchiere di succo, lo bevve d'un fiato, «non pensavo.»

«Giorgio è un avvocato, gattino, l'incesto è un reato, ma senza prova non esiste, non in tribunale, perlomeno», Anna andò a sedersi di fronte a Ilaria, «se un giudice te lo chiedesse, Ilaria, cosa diresti?»

Dolore e perdono (Parte VIII: I fratelli amanti)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora