Capitolo 52 (III). Il lungo ritorno a casa

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Luigi non era rimasto con le mani in mano; dopo il colloquio con Giorgio aveva chiesto ad Anna di telefonare a Marco per cercare di farlo tornare indietro; tentativo sul quale — però — egli stesso non aveva riposto molta speranza; dopo aver saputo che, infatti, il genero era rimasto sul treno, egli — abituato a ragionare da medico — aveva affrontato l'emergenza nel punto più critico; per prima cosa aveva chiesto a Sara di rimanere con Anna, anche a dormire, per aiutarla con Elena e per darle un supporto emotivo.

Secondariamente aveva cancellato tutti gli impegni del pomeriggio successivo per poter stare con la figlia; tuttavia, già alle dodici e trenta di quel ventotto agosto, ricevette una telefonata da Sara mentre era ancora in ospedale.

«Luigi...scusa se ti disturbo a lavoro.»

«Dimmi, novità?»

«Anna lo ha chiamato pochi minuti fa; sono ancora a Formia»

«Beh, lo sappiamo che Marco guida piano, ma...perché hai quella voce?»

«Non è solo...»

«Lo sapevamo già che l'ha convinta a salire.»

«Eccome!», Sara fece un riso amaro, «ha saputo convincerla bene.»

«Vuoi dire che...»

«Marco le ha detto che stasera qui a casa verrà, ma con lei...»

Luigi sospirò.

«Come sta Anna?»

«Come vuoi che stia Luigi, insomma!»

Sara era rimasta in silenzio, Anna piangeva in sottofondo.

«Hai sentito?»

«Sara, lo so, è difficile...ma sapevamo che sarebbe potuto succedere; devi mantenere la calma.»

«È una parola, Luigi! Pensa alla piccina; è brutto per lei vedere la mamma piangere; voglio portarla in villa; se lui viene qui con lei non voglio che li senta litigare.»

«È una buona idea, quando vuoi partire?»

«Il tempo di darle da mangiare; povera stella, non era abituata a sentirlo al telefono, è rimasta imbambolata; ora lo punta, dice: "papà, papà", lo cerca e. . . », Sara sospirò.

«E cosa Sara, c'è altro?»

«E sì che c'è, Luigi...», la voce di Sara divenne un sibilo, «Marco le ha passato anche lei...»

«Embè, Sara? È la zia, no? Non mi pare molto strano...»

«Sì, ma è anche...»

«Non mi interessa cosa sia anche, Ilaria è la zia, punto; mi pare giusto che l'abbia salutata. Non trovi?»

«Luigi io...ci provo, ma...», Sara si fece contagiare dal pianto di Anna, «non è facile, voglio vedere te a vedere Anna che si dispera e poi senti...quella lì, quella. . . »

«Zia, Sara.»

«Oh, va bene...zia, al telefono che saluta la nipote come se stessero ritornando dal supermercato e avessi sentito lui!», si soffiò il naso, «così timido, che dice ad Anna "veniamo stasera", baldanzoso, io non ce la faccio...scusami, sarà il tuo idolo, ma questa volta è caduto in basso.»

«Sì, è comprensibile il loro stato d'animo...», Luigi sospirò, «tu stai con loro, più che puoi, io cerco di liberarmi in fretta.»

«Grazie, ma fai prima possibile, caro, non mi fido a lasciare Anna da sola in questo momento.»

Dolore e perdono (Parte VIII: I fratelli amanti)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora