Capitolo 52 (XI). Il lungo ritorno a casa

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«Ciò non toglie che se avessi qui mio figlio...»

«Nonna, canta!», Elena aveva preso la palla di gommapiuma e l'aveva alzata verso Irene.

«Sì, amore, la nonna canta...», Irene si era accucciata e aveva cominciato a cantare:

«Palla pallina...»

«dove sei stata?»

A ogni verso faceva rotolare la palla verso Elena che gliela ridava con un calcio, ridendo felice e battendo le mani.

«dalla nonnina...»

«cosa ti ha dato?»

«Pane e formaggio...»

«Altro che pane e formaggio darei a quei due...», aveva detto poi sottovoce, rivolta al dottore che si era accucciato a fianco a lei .

«cosa hai bevuto?»

«Aqua di male!», Elena aveva battuto le mani e saltato a piedi uniti.

«Buttala via che ti fa male!», Irene l'aveva abbracciata forte, «oh, amore!», aveva cominciato a piangere, «papà è proprio sciocco, vero?»

«Papà gattino lotto, nonna.»

«Ah, sarà pure rotto, ma noi gli facciamo tò tò fin quando non ragionerà di nuovo», l'aveva guardata seria, si era voltata verso Luigi, «come si fa con un amore così a pensare ad altro?», e poi aveva strofinato il naso contro quello della piccina, «che dici, amore di nonna? Facciamo tò tò a papà, quando torna?»

«Papà bua, nonna, mamma aggiusta...», Elena aveva risposto seria, «Lachi! Lachi!», aveva visto poi il cane e si era divincolata da Irene, «Lachi! Gioca palla Elena!», aveva corso verso di lei; Irene si era alzata, insieme a Luigi, e avevano cominciato a seguirla.

«Non glielo impedirò di picchiare Marco...», le aveva detto, dopo qualche passo.

«Lachi! Lachi!», Elena correva verso la cuccia dove Laky, a dire il vero, stava riposando.

 «Vorrei ben dire...», Irene aveva stretto i pugni, guardato la bimba sgambettare; «sono la mamma; aveva un angelo da crescere e va a pensare alla sorella.»

«. ..anche se la trovo una soluzione incompleta.»

«Ma...non capisco», Irene si era girata, attonita.

«Elena, aspetta!», aveva esclamato, «mi scusi...», e cominciato a correre verso la cuccia, «non tirarla così! Le fai male!»

«Lachi! Lachi! Plendi palla Lachi!», Elena la tirava per il collare con tutta la sua forza, ma essa voleva starsene tranquilla e cercava lo sguardo del dottore, «alza Lachi, plendi! Gioca!»

«Elena, su...», Luigi si era accucciato, le aveva staccate, «falla stare tranquilla.»

«Lachi no gioca Elena?»

«Sì, gioca...», aveva sospirato, «Laky, dai...», le aveva dato una carezza, «gioca un po' con Elena, non fare sempre la pigrona!»

Al sentire la voce del padrone Laky, un po' di malavoglia, si era alzata. 

«Glatie nonno!», Elena aveva indicato il punto dov'era prima, eccitata, «palla Lachi plendi Elena!»

E, giusto perché gliel'aveva chiesto il dottore, era andata a prenderla, Elena l'aveva seguita, sgambettando.

«Lachi lachi!»

Irene nel frattempo si era incrociata con il dottore e avevano di nuovo cominciato a seguire la piccina.

Dolore e perdono (Parte VIII: I fratelli amanti)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora