Capitolo 53 (II). Conviventi

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«Povero Marco mio...», Ilaria gli strinse la mano, triste. 

«Non ci pensare Ili, era via papà, sì, ma era da te, a qualcosa è servito, no?», le baciò la mano, indicò il disegno di Emanuele, «qui invece il papà c'è, eccome, è bello gigante», sospirò, «hai notato le finestre?»

«No, Marco mio, cosa hanno?» 

«Sembrano delle inferriate, Emanuele le ha disegnate con il telaio spesso, con un pennarello nero...»

«Vuoi dire che si sente in prigione, con me, Marco mio?» 

«O il contrario, Ili? Come nella favola dei "tre porcellini"..., lui si sente al sicuro qui con te e c'è il "lupo-papà" che lo vuole venire a prendere per portarlo via da te» Marco lo prese di nuovo in mano, lo osservò, «forse qualche psicologo ci capirebbe di più, a me sembra comunque che voglia dire che lui si vede in casa con te...», stette un poco a pensare, lo appese, «ora che ci penso, però, Ili, si alzò, e si stiracchiò, «mentre cuci i pantaloni, fammi vedere le cose che ti ha spedito Giorgio...»

Ilaria stava per rispondere quando squillò il telefono di casa. 

«Marco mio...», Ilaria gli strinse forte il braccio, «ho paura, sarà tua mamma. Rispondi tu.»

«Mah, Ili, a quest'ora dovrebbe essere al lavoro», si alzò, «ma vado...», andò a rispondere; «pronto?»

«Ah, eccoti lì...», aveva ragione Ilaria: era Irene, fredda, «non volevo credere a tuo suocero stamattina; dai e dai ce l'hai avuta la faccia di farlo, però...», sbuffò, «che schifo, tu e lei.»

«Mamma, dai. Non rendermi le cose più difficili di quel che sono già...», Ilaria, al sentire "mamma", gli andò vicino, Marco la tenne stretta alla vita.

«Difficili? Oh povera stella!», Irene ebbe un tono sarcastico, «è stato così difficile andare a letto con tua sorella e lasciare sola tua moglie, eh?»

«No, non in quel senso...», Marco sospirò, diede un bacio a Ilaria, «è difficile per me spiegarti, soprattutto al telefono...»

«Ma cosa c'è da spiegare?», Irene lo interruppe, «hai fatto esattamente come tuo padre, e, in più...con tua sorella. Dio mio: non ti bastava un tradimento normale, no, ci dovevi mettere pure del tuo! Non mi dire che Ilaria ne aveva bisogno, poverina.»

«È proprio così, invece, mamma, la dovevo ripagare del sacrificio che ha fatto per me con Emanuele.»

«Ah, che bel pagamento andare a letto con lei!» 

«Ci amiamo, mamma.» 

«Amore?», Irene rise, «andare a letto per pagare qualcuno non è amore, figlio mio; e Ilaria che si prende suo fratello a letto non ne esce proprio santa.»

Anche se Irene non urlava — probabilmente chiamava dal telefono di una camera dell'albergo — Ilaria stava sentendo tutto tenendosi vicina a Marco; si era intristita, ma Marco continuò a tenerla stretta, le diede un bacio e le fece un gesto per dirle: "lasciala sfogare, poi le passa".

«Mamma non è lei che mi ha preso; sono io che mi sono dato.» 

«Peggio ancora, lei almeno è libera, tu per cosa ti sei sposato in chiesa, solo per prendere in giro Anna e Dio?»

«Oh, mamma, Anna lo sapeva prima di sposarmi e Dio doveva pensarci due volte prima di darmi una sorella da amare! Siamo adulti, per un po' abbiamo resistito. . . », sorrise a Ilaria, «poi basta.»

Ilaria gli mordicchiò l'orecchio e gli mise le mani sotto la maglietta. 

«Ah, Antonio...», Irene ebbe un tono lamentoso, «pure dalla tomba gli suggerisci le parole a tuo figlio!»

Dolore e perdono (Parte VIII: I fratelli amanti)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora