Per Ilaria il mattino dopo fu il vero primo risveglio di quella nuova vita; la notte precedente, tra l'agitazione e il senso di colpa, l'aveva solo vegliato qualche ora sdraiata; ma quella mattina, 29 agosto 2003, dopo un sonno breve, ma sereno, aprì gli occhi e lo trovò a fianco a lei.
All'inizio le sembrò la continuazione di un sogno, fu piena di gioia, ma poi tutti gli eventi dei due giorni passati le ritornarono alla coscienza e alla gioia fece posto la malinconia.
Aveva il suo amore a fianco, ma il prezzo era stato caro. Poche ore prima l'aveva tolto a sua moglie che si era sacrificata per loro due e che si sarebbe svegliata nel letto da sola.
Non solo, ma al fondo del corridoio c'era una cameretta vuota che lo sarebbe rimasta per sempre; suo fratello si era dato al posto del figlio, un altro sacrificio che Marco, però, sembrava ignorare, addormentato sereno, a fianco a lei.
Erano le cinque e mezza, ma aveva ancora l'abitudine di contadina di alzarsi all'alba; lo fece piano, mise un abito da casa, andò in camera di Emanuele; il letto fatto e vuoto era il segno irreversibile del sacrificio di suo fratello.
La sera precedente aveva già portato in casa la borsa frigo, ma volle cominciare a mettere a posto il resto, prese le chiavi dell'auto, scese in strada e andò a prendere altre provviste rimaste nel bagagliaio.
Marco, dopo due giorni di viaggio, era veramente stanco e dormì fino alle otto passate. Per lui aprire gli occhi fu trovarsi in una realtà che non mise subito a fuoco.
Capì di essere nel letto che era stato dei suoi genitori cosa che non accadeva da quando era bambino; si girò, l'altro lato era vuoto e, dopo pochi secondi, gli eventi dei due giorni passati gli arrivarono con la consapevolezza dell'irreversibilità: era passata la seconda notte con sua sorella a fianco.
Sul comodino aveva posato telefono e portafogli; prese il primo: era già arrivato un SMS da Anna: "buongiorno, gattino, come stai? Ti amo."; era stato spedito mezz'ora prima. Ebbe di nuovo un attimo di smarrimento: sentiva dei rumori in casa e pensò: "perché Anna mi scrive se è in casa? Sarà già in ospedale?", ma poi si accorse del comò di sua madre, le lenzuola diverse, capì che stava sentendo Ilaria in cucina — e non Anna — e che era in casa della prima, e non della seconda.
«Ili?», la chiamò; nel frattempo si sedette e cominciò a scrivere la risposta: "buongiorno micia, ti amo anch'io. Oggi vorrei andare da Elena dopo il suo riposino. Per favore, avvisa i tuoi."
Ilaria gli venne a fianco prima che lo spedisse, lo baciò, felice: «Marco mio, ti sei svegliato? Tutto bene?»
«Sì, tutto bene, Ili», poggiò il telefono sul comodino, le sorrise, si batté le ginocchia, «salta, su!»
Ilaria salì sopra di lui e gli mise le braccia al collo, «anche per me Marco mio, non sai quanto...», lo strinse in un dolce abbraccio.
«Sono un po' stupito direi...», Marco si guardò intorno: i suoi genitori avevano vissuto lì quattro anni ed egli era stato concepito su quel letto, ricambiò l'abbracciò e poi la guardò; alla luce del mattino Ilaria, però, per la seconda volta, gli sembrò più sorella che amante, forse per quel vestito da casa, il grembiule, gli zoccoli di legno ai suoi piedi piccoli, i capelli raccolti con una molletta; emanava un odore di buon cibo; era la stessa Ilaria sorella che fino a qualche settimana prima andava a trovare con Elena e con la quale aveva vissuto per quattro anni da ragazzo, amandola, ma senza toccarla.
La consapevolezza che egli aveva giaciuto come uomo già per due volte con lei era ritornata inconscia, le sorrise; «sembra così strano vivere in questa casa, noi due, ma è bello.»
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Dolore e perdono (Parte VIII: I fratelli amanti)
General FictionOttava parte del romanzo "Dolore e Perdono" (nove in totale) Una storia di sofferenza e redenzione, una passione ostinata e proibita, tre famiglie coinvolte, trent'anni di storia. Marco e Ilaria, due fratelli divisi da quasi mille chilometri si rinc...