Capitolo 52 (XVI). Il lungo ritorno a casa

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«Tua moglie, ma anch'io ti ho sedotto, non prenderti tutta la colpa!», si chinò sul tavolo a piangere.

«Dai, Ili...», Marco si alzò, le andò dietro, le pose le mani, sulle spalle, «perché fai così?», gliele massaggiò.

«Non sei stato solo tu!», Ilaria era china sul tavolo, in lacrime, «Marco mio, tu non lo avresti fatto, ma io ti ci ho portato!»

«Micia, scusala...», Marco sospirò, «lo sai com'è fatta.» 

«Eccome se lo so, gattino», Anna alzò le spalle, «ti ama e so cosa si prova, perché ti amo anch'io.»

«O mio Dio, micia!», Marco era ancora con le mani sulle spalle della sorella. 

«Non posso più dirlo gattino?», Anna storse la bocca e poi tirò fuori la lingua. 

«No, ma mi rendi tutto più difficile, micia!», Marco si lamentò. 

«So anche questo, gattino, perché anche tu mi ami...», fece la sua smorfia da gatta, «o sbaglio?»

«O Dio, micia, perché me lo chiedi?» 

«Sai, gattino, a una moglie fa piacere sentirselo dire...», Anna lo guardò fissa, «specialmente quando il marito è di fronte a lei, con le mani sulle spalle dell'amante...»

«Ah, va bene...», Marco le tolse e le mise sul tavolo, «cambia qualcosa, così, micia?», cominciò a piangere, «cosa vuoi veramente sentire?»

«Se mi ami ancora o no, gattino.» 

«Certo che ti amo, micia!», Marco batté il palmo, si tolse la lacrima con un gesto veloce, «non è cambiato nulla fra noi, ma se io da stasera...»

«Marco mio, io...», Ilaria lo interruppe, tentò di alzare il busto. 

«Ili, no!», Marco la trattenne con la mano sulla spalla, «Ora fammi parlare! Basta!», sospirò, «anche tu, però, micia, non chiedermi cose che già sai», gli venne ancora da piangere, «se da stasera voglio vivere con mia sorella c'è un motivo che non ha nulla a che fare col fatto che non ti ami più!»

«Cosa è allora, gattino?» 

«Micia io...», chinò il capo, non riuscì a guardarla negli occhi, «credo che la parola più adatta che possa usare sia...compensazione

«Un fratello al posto di un figlio?» 

«È brutto da dire così, ma...», Marco sospirò. 

«Ma è quello che hai fatto, gattino...» 

«No, Anna, non è così!», Ilaria alzò il capo, «io avrei rinunciato anche a mio figlio per salvare il vostro matrimonio!»

«Rimanendo da sola a Colliano?», Anna rise, «che bel modo di salvarlo!» 

«E dove potevo andare, scusa, Anna?», Ilaria aprì le braccia, «non avevo altro posto dove andare, se non il cimitero; avrei dovuto uccidermi?»

«Oh, non la fare melodrammatica, su, Ilaria!», Anna sbuffò, «io vedo solo che tu a Colliano gli hai fatto da esca!»

«Micia, dai...», intervenne Marco, «non penserai mica che lei l'abbia fatto apposta; dai, sono stato io a...», abbassò il capo.

«A cosa, gattino?», Anna si alzò dal divano, andò alla finestra, si girò, lo guardò negli occhi, «alza lo sguardo, gattino, con me.»

«Io...», Marco guardò sempre il tavolo, batté il pugno. 

Dolore e perdono (Parte VIII: I fratelli amanti)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora