Capitolo 52 (VIII). Il lungo ritorno a casa

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«Anna lo sa, mamma...», Marco guidava, seppur lentamente, Ilaria gli teneva la sinistra sulla sua coscia, «non gliel'ho detto ancora, ma l'ha capito.»

«E tu lo sai che Elena è qui in villa?»

«Cosa?», Marco si girò verso Ilaria, strinse le labbra.

«Sì, è qui con Sara, le devo ancora parlare.»

Ilaria gli diede una carezza.

«O Dio...»

«È tardi per chiamare Dio, Marco!», Irene disse fredda, «dovevi aspettartelo che tua suocera se la prendesse. Sei stato un ragazzo d'oro per trent'anni e in un giorno butti via tutto! Ho cresciuto un figlio che è diventato suo padre!»

«No, mamma, non sarò come papà», era in seconda e usava frizione e acceleratore per avanzare, teneva stretta la mano alla sorella, «non abbandono Elena, ma il Cielo non doveva abbandonare Ilaria...»,

«Non l'ha abbandonata, Marco, è una tua fissazione!», Irene quasi urlò al telefono, «è lei che se l'è cercata! Si sarebbe dovuta sposare il papà, era un buon partito, il Cielo le avrebbe potuto mandare un farabutto che le diceva di crescerlo da sola!»

Ilaria fece uno sguardo triste, ma egli le strinse la mano e le sorrise.

«Se non lo amava, mamma...»

Ella si sporse e gli baciò il collo, alitandogli vicino all'orecchio.

«Ah, bella roba! Si è tenuta libera per fare la....»

«Mamma!», Marco la interruppe e strinse le labbra; Ilaria gli mise una mano sotto la maglietta, si stava avvicinando il restringimento di carreggiata, l'andatura cominciava a essere più stabile, «non offendere!»

«Ah, sì? E cos'è? E state sbagliando! Tu più di lei!»

«Non è uno sbaglio adesso», Ilaria alzò la mano sul suo petto, tirandogli con leggerezza i peli, Marco rabbrividì, «ah! Lo sbaglio è stato tenerci prima...», entrò nel restringimento di carreggiata, lì l'andatura era più rapida, le fece l'occhiolino, dovette cambiare marcia, Ilaria si staccò, «ma adesso finalmente ho capito.»

«O mio Dio...», Irene sussurrò, «cosa intendi fare, adesso?»

«D'ora in poi io sto con Ilaria», prese la mano della sorella, la baciò e poi gliela ripose in grembo, accelerò.

«No, Marco!», Irene cominciò a piangere, «non dare questo dolore a tua moglie, so cosa si prova, non lo merita...»

«Allora secondo te Anna merita che io dorma con lei pensando a Ilaria? Non è peggio?», aveva passato la fine del restringimento e l'andatura era ritornata normale, fece una carezza alla sorella, «almeno voglio essere onesto.»

«Onesto, Marco!», la voce di Irene divenne rabbiosa, «tu non sai più cosa sia l'onestà! Sei come tuo padre che diceva: "sono onesto, Irene, non ti amo", non è vero! È solo che Maria gli apriva le gambe e lui scambiava quello per onestà! E tua sorella uguale! Le donne oneste sono un'altra cosa, solo che tu sei figlio a tuo padre; ne avevi trovato una d'oro e...ah, povera figlia, e povera bambina...», cominciò a singhiozzare, «cosa le fai passare!»

«Su mamma...», Marco sospirò, teneva stretta la mano a Ilaria, intrecciandovi le dita, «non la fare così tragica; mi separo, sì, ma ti ho detto che non abbandono Elena, la vedrò spesso, sto tornando a Genova, papà andò a Colliano e lo vedevo solo in estate...»

«Poco importa se vieni a Genova», Irene riprese a parlare, agitata e delusa, «se vai a dormire da Ilaria è come se le avessi abbandonate; la tua casa è dove sta tua moglie e tua figlia, per tutta la vita, e basta, questo è il matrimonio e Ilaria che si riempie la bocca di Madonne avrebbe dovuto saperlo.»

Dolore e perdono (Parte VIII: I fratelli amanti)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora