Capitolo 52 (XV). Il lungo ritorno a casa

23 3 6
                                    

«No, Luigi...», Sara rimase con l'ultimo cucchiaio di mela a metà strada, «Questo no...», lo infilò meccanicamente nella bocca di Elena che stava colorando il tulipano, «non dirmelo.»

«E invece sì, o anche tu hai le polpette in testa come Anna?» 

«Che cosa avrei in testa io?», Sara tolse il bavaglino alla piccola, le pulì le labbra.

«Lascia perdere, Sara, una battuta...» 

«Nonno, nonno! Ancola fiole bello Elena...», Elena aveva colorato il fiore, sporse il foglio.

«Sì, cucciola, ma poi vai a fare nanna che oggi ti sei stancata...», Luigi riprese a disegnare, Sara portò scodella e bavaglino in cucina.

«Una battuta infelice...», disse una volta rientrata, «quei due fratelli si amano.»

«Certo», Luigi disegnava un prato con tanti fiorellini, «ma Anna l'ha sempre saputo.»

«Beh, un conto era prima, un amore platonico molto forte, ma adesso!» 

«Anche della possibilità di una caduta Anna era stata avvisata», Luigi continuò a disegnare tranquillo il prato.

«Luigi ti prego...», Sara sospirò, andò a un fasciatoio che era stato portato in sala, aprì il primo cassetto, prese una spazzola morbida e ritornò al seggiolone, «dimmi...», chiese con una voce già di pianto.

«Cosa?» 

«Anna se l'è cercata, è vero», disfece i codini alla nipote, cominciò a spazzolarla per la notte, riprese a piangere, «è adulta; ma lei! buuh Dimmi che non soffrirà! buuh»

«Non più dello stretto necessario, Sara...», aveva finito di fare il prato, prese un pennarello verde, «cucciola, coloriamo il prato?»

«Elena colola plato vedde», la bimba afferrò il verde e si lasciò spazzolare i capelli.

«Marco non ripeterà suo padre: è qui che si vorrà distinguere da lui.» 

«Peccato che non si sia voluto distinguere del tutto», Sara fece una smorfia sarcastica, continuò a spazzolare la piccina e prese un elastico colorato per farle una coda, «ma si vede che l'infedeltà ce l'aveva nel sangue.»

«Oh, ancora, Sara...», Luigi si alzò, sospirò, «ci è stato portato!» 

«Sì, sì...», Sara spazzolò ancora i capelli, «diciamo così, e hai delle basi per dire che non trascurerà questo amore o solo perché è sempre il tuo pupillo?»

«Perché si sente in colpa e ha vissuto sulla sua pelle l'abbandono...», andò verso la porta finestra, «può essere ancora un buon marito. Un buon padre lo sarà senz'altro. Mi ci gioco tutto. Ma questo dipende anche da noi.»

«Da noi...», Sara sospirò, raccolse i capelli alla piccola, le fece la coda, «ho capito dove vuoi arrivare, Luigi, ma non mi piace...», prese la bimba per le ascelle, «andiamo a nanna, Elena?»

«Nonna petta, finicco plato...», si era messa di fronte una batteria di pennarelli da usare.

«Che ti piaccia o no, è l'unica soluzione Sara, pensaci...», Luigi la guardò serio, «se tu vuoi che Elena non soffra dobbiamo accoglierlo qui. Come può fare il padre se noi gli chiudiamo il cancello?»

«E pure lei, quindi?» 

«Certo...», Luigi era a braccia incrociate, appoggiato allo stipite della porta finestra, «come puoi pensare che Marco entri qui tranquillo a giocare con sua figlia se sa che sua sorella non è gradita e lasciata alla porta?»

Dolore e perdono (Parte VIII: I fratelli amanti)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora