Capitolo 52 (II). Il lungo ritorno a casa

39 5 10
                                    

«Marco, va bene...», Maria sospirò, «io dormirò nel letto di Ilaria, andate, il letto è pulito, solo che...», si appoggiò sulla sedia, «siete fratelli e non ci sarebbe nulla di male a dormire insieme, se solo non vi amaste...», cominciò a piangere: «Dio mio! Perché li hai fatti innamorare?»

«Non c'è un perché, zia», Marco disse calmo «siamo innamorati e basta, ci abbiamo provato a staccarci, non ci siamo riusciti: adesso non ci vogliamo più nascondere...», Marco sentì la sorella sempre più un peso morto alla sua spalla, la tenne stretta per non farla cadere, «possiamo andare, però? Ilaria dorme in piedi.»

«Marco mio, non dormo...», Ilaria alzò il capo con una voce impastata, aprì gli occhi, «ma sono stanca, tanto...mamma...possiamo andare allora? Non vi arrabbiate se stanotte dormo con Marco mio?»

«Sì, sì...Ilì, continua a dire "Marco mio"...non è tuo! È marito di Anna ed è anche tuo fratello!», Maria piangeva china sul tavolo, «a me doveva capitare questa! Ah, ma io di questo non ho colpa; quel che avete fatto là fuori nei campi non lo voglio sapere, non c'entro e come Pilato me ne lavo le mani, ma cosa dirò se mi chiamasse tua moglie, Marco, eh?», si voltò verso di lui in lacrime, «lei mi potrebbe accusare di avervi fatto dormire insieme invece di cacciarvi!»

«Perché, cambierebbe qualcosa zia?», Marco le sorrise, «se ci cacci carico Ilaria in macchina, partiamo e al primo albergo prendo una doppia, non penso la rifiutino a due fratelli. Sarebbe lo stesso, vero Ili?»

«Se lo vuoi tu, Marco mio...», disse Ilaria con gli occhi già chiusi, si appoggiava al fratello, «non voglio solo crearti problemi...»

«Vedi zia? Lo vogliamo entrambi: ci parlo io a mia moglie, ho trent'anni. O ci fai dormire insieme qui, o ce ne andiamo.»

«Andate, andate...che vi posso dire?», Maria si tenne il capo chino sul tavolo, «che il Cielo vi accompagni, ma è cominciata una tragedia...Marco, Ilì. . . buonanotte...»

***

Il traffico, fino a quel momento, era stato abbastanza scorrevole; la radio, tenuta accesa a basso volume, non aveva segnalato situazioni critiche, ma era giovedì, 28 agosto, e il grosso del rientro da sud a nord era previsto nel fine settimana; comunque lo speaker aveva più volte segnalato la necessità di fare attenzione per la presenza dei mezzi pesanti e di numerosi cantieri, specie a sud di Roma. Marco guidava lentamente, senza quasi mai uscire dalla corsia di destra.

Anche se si era alzato alle sette e mezza, dopo aver riempito l'auto in ogni spazio vuoto con generi della campagna, non era riuscito a partire se non due ore dopo; farina, olio, taralli, noci, pane, olive sotto sale; Maria si può dire che avesse passato la notte ad accumulare in cucina generi di ogni tipo non deperibili («a Genova queste cose non si comprano», aveva detto loro, «e poi avete la macchina, sfruttiamola»; il fatto che quella roba andasse a casa di Ilaria —dove le avrebbe mangiate il fratello, e non più il figlio— era taciuto, o, meglio, sottinteso).

Ilaria, invece, si era alzata molto prima per preparare con la madre il pranzo e la borsa frigo con cibi freschi o congelati; la sua "prima notte" con "Marco suo", dunque, era stata un breve dormiveglia, da sorella, a fianco all'amato.

Una volta soli in auto avevano conversato su temi leggeri, cantato sulle canzoni trasmesse alla radio; ma, per la maggior parte del tempo, erano stati in silenzio; Marco pensieroso alla guida e Ilaria accoccolata a lato, un po' sveglia, un po' appisolata. Quel che era stato semplice fare nel buio della stalla, al sole era tornato tabù: sebbene entrambi ricordavano ciò che avevano fatto, nessuno dei due osava rifare il primo passo.

Squillò il telefono, era Anna. L'aveva già sentita appena partiti, ma Elena stava ancora dormendo; mise il viva voce:

«Micia, ciao, tutto bene? Elena si è svegliata?»

Dolore e perdono (Parte VIII: I fratelli amanti)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora