Capitolo 52 (XIX). Il lungo ritorno a casa

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«Oh, Signore, adesso, micia, non tiriamo fuori la Bibbia, dai...», Marco prese il portafoglio, lo aprì, sospirò, «non l'avrei fatto comunque lo sbaglio di papà, anche senza queste», prese le carte e le mise dentro, lo rimise in tasca, «non abbandono né te né Elena.»

«Sai com'è, gattino...», Anna gli fece la lingua da gatta tenendo le braccia incrociate, «è bene ricordarti le tue responsabilità.»

«E tu, Ili...», sospirò, «non tirare sempre fuori la Madonna; è inopportuno, in questo momento.»

«Sai com'è, Marco mio...», Ilaria piegò il labbro all'ingiù, «qui sembra che ti prendo solo per portarti a letto», guardò Anna e le fece un grugno, «hm

«hm!», Anna glielo rifece doppio. 

«Uffa, piantatela...», indicò la sorella, «tu ritorna a sederti, Ili.» 

«Non hai finito, Marco mio? Non ce ne possiamo andare?» 

«Un attimo, Ili», si voltò verso Anna, «micia...», chinò il capo. 

«Che altro c'è gattino?», Anna si pose una mano al cuore, «ti ho detto che puoi andare, tieni i soldi e questa rimane casa tua.»

«E però è proprio questo micia che non mi piace...», Marco sospirò. 

«Cosa gattino?», Anna deglutì, «non farmi preoccupare.» 

«Se io penso di andare a vivere da Ilaria pensando a questa casa che lascio...», mise le mani in tasca, estrasse le chiavi, «queste te le devo ridare micia...», dal mazzo estrasse l'anello che conteneva le chiavi di via Luccoli e lo posò sul tavolo, «magari non per sempre, ma...»

«No, ma...», Anna pianse, si accasciò sulla seggiola, «gattino, no, che fai?», si tenne la testa con la mano.

«Io mi sento meno ipocrita così, micia...», Marco le fece scivolare verso Anna sul tavolo.

«No! No! No, gattino», Anna gli prese la mano che trascinava le chiavi, piangeva, la spostò indietro, «riprendile! Questa è sempre casa tua!»

«Ma io mi sentirei meglio se...», Marco tentava di trascinarle verso di lei. 

«No! No!», Anna faceva anche "no, no" con il capo, gli strinse la mano sulle chiavi; «gattino, ti prego, queste te le ho date io, ricordi?»

«Sì, micia; è per questo che...», Marco tentò ancora di spingerle verso Anna, «mi sentirei di tradire anche questa casa se dormo da Ilaria tenendole.»

«No, gattino!», Anna prese la mano di Marco che teneva ancora la chiavi, se la portò al viso, bagnandola con le sue lacrime, «perché è casa tua, questa, e lo sarà sempre, anche se vai a vivere da lei.»

«Ma poi le riprenderei, micia...», Marco aveva il fiatone, sentì il bagnato sul dorso della mano, si voltò, Ilaria era a capo chino, si teneva strette le mani in grembo, a pugni chiusi, «quando torno...»

«No, no, gattino, no!», Anna continuava a bagnargli la mano, «riprenditele!», si voltò in lacrime, «Ilaria! Diglielo a tuo fratello! A te ascolta!»

Ma Ilaria stette ancora a capo chino, i pugni più chiusi. 

«Ilaria!», Anna urlò, «perché non glielo dici? Come per i soldi! Può tenere queste chiavi!»

Ilaria continuava a stare in silenzio. 

«Micia dai...», Marco sospirò, le diede una carezza, «che ti costa prenderle? Va bene per i soldi, ma le chiavi...Non hai visto che stasera ho bussato?»

Dolore e perdono (Parte VIII: I fratelli amanti)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora