Capitolo 52 (VII). Il lungo ritorno a casa

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«Marco è legato ai luoghi, non per nulla lo chiami gattino; sentirà nostalgia di questa casa, di come l'ha trasformata per voi due», Luigi intanto metteva le polpette in un sacchetto.

«Anche per sé: è casa sua, infatti.»

«Sì, ma non nel senso economico», lo posò sul tavolo,  mise il vassoio vuoto nel lavandino, buttò la carta unta nella compostiera, ritornò e prese lo straccio, «a lui è mancato un focolare, un posto suo, quello che tu, — e anche io — gli ho dato. Questo sarà il cordone con il quale lo riprenderemo.»

«Non volevo però darvi questo dispiacere», gli prese la mano che toglieva la farina dalla mensola in alto, «non era il tipo di matrimonio che volevate per vostra figlia.»

«Perché lo dici, Anna?», Luigi le scostò una ciocca di capelli, «io no di sicuro.»

«Forse la mamma...»

«Beh, la mamma è diversa», Luigi sospirò, le diede una carezza, notò i ricami, «bello questo grembiule, è di...»

«Sì, l'ha fatto Ilaria», Anna sbuffò e storse la bocca, «dovrei bruciarlo insieme a lei e invece lo indosso! Sarò tonta, papà?»

«No...», Luigi le sorrise, «sei un po' bambina; molto innamorata e buona. E...», sospirò, «tuo marito non è che sia molto più maturo, a dire il vero», riprese a pulire le mensole dalla farina, «ma è buono anche lui.»

«Lo so; è per quello che lo amo»; Anna riempì il secchio per dare una passata per terra.

«Natura sanat, ricordatelo.»

«Aspettare, quindi.»

«Sì», Luigi sciacquò lo straccio e si guardò in giro, soddisfatto, «beh, non ci opererei, ma è decisamente più pulita.»

«Grazie papà», Anna lasciò il mop che stava usando e andò ad abbracciarlo, «però tu mi vuoi ancora bene?»

«Hai dubbi?»

 «No...», si staccò, lo guardò negli occhi, «ma vorrai ancora bene a Marco se  ritornasse?»

«Sì, perché?»

«Lui vede in te un papà...»

«Lo so.»

«Mi spiacerebbe che tu non lo fossi più per lui, ma non voglio neppure obbligarti a esserlo.»

«Non mi stai obbligando Anna; lo hai sposato e rispetto la tua scelta, però...», fece uno sguardo più serio, le posò le mani sulle spalle, «non siete soli.»

«Elena.»

«Già; non vorrà il senso di colpa di abbandonare la figlia, ti chiederà di vederla anche se vivrà con Ilaria.»

«E io glielo lascerò fare, naturalmente», Anna ritornò a pulire il pavimento, «ma se Marco non dormisse più qui qualcosa sentirà la bambina. È inevitabile.»

«Sì», Luigi sospirò, «ma affrontiamo una cosa per volta.»

«E...», Anna si fermò, «o Dio mio! E quando ho le notti? Che faccio? Gliela lascio prendere? E Ilaria? Non è che senza Emanuele...»

«No, Ilaria non è Silvia», Luigi prese il sacchetto delle polpette, si tolse dalla cucina, l'attese alla porta, «non farà la mamma di Elena perché ha perso Emanuele, il rischio è ben altro, come ti ho detto.»

«Purtroppo...», Anna lavò sotto il tavolo.

«E comunque Marco può sempre dormire con Elena qui quando tu non ci sei. . . »

Dolore e perdono (Parte VIII: I fratelli amanti)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora