Capitolo 53 (IV). Conviventi

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«Non lo sa, Marco mio, ha detto che dipende dal lavoro da fare...», la sua voce arrivava insieme all'odore di cipolla dorata, «anzi, ora che ci penso lo devo chiamare, ci dobbiamo mettere d'accordo per firmare con Andrea...», spense il fuoco, si pulì le mani nel grembiule.

«Ma ti avrà detto una cifra...», Marco era sempre pensieroso, sfogliava il ricorso.

«Sì, forse sette-ottocento...» 

«Ottocento solo per mettersi d'accordo?», Marco diede un pugno allo stipite del mobile, «ma è un mese di lavoro per te!»

«E sì, Marco mio, è che...», Ilaria era già al telefono in corridoio, «non ho fatto l'accordo subito, siamo andati avanti in causa e quindi ci sono più spese...», stava facendo il numero.

«Ci posso parlare, io, Ili?» 

«Sì, te lo passo...», Ilaria coprì la cornetta e poi con voce squillante, «pronto? Pronto, avvocato? Sono io, Ilaria Guidotti.»

Marco le andò vicino. 

«Buongiorno, sì, grazie, tutto bene, sono tornata ieri dalle ferie, mi aveva detto di chiamarla, appena...»

Ilaria cambiò subito espressione, divenne tesa, strinse la cornetta e torse il filo.

«Ah, mi stava per chiamare lei? E...perché?» 

«. ..fax stamattina dallo studio Testino, signorina...», Marco le era accanto, sentiva la voce di Famagosta un po' roca e quasi dispiaciuta, Ilaria allontanò la cornetta per fargliela sentire meglio, «un attimo che lo prendo e glielo leggo...»

Si sentì rumore di carta smossa. 

«Avvocato, io...», la voce di Ilaria tremava, Marco le pose una mano sul fianco, «tanto non ci capirei nulla, ho qui vicino mio fratello, si ricorda che gliel'ho detto?»

«Sì, certo...oh, eccolo qui, vuole che lo legga a lui?» 

«Sì, per favore...», aveva il fiatone, «sa tutta la storia, è ingegnere, capisce tutto...», si girò, era pallida, «tieni Marco mio...», mosse solo le labbra, gli diede la cornetta e corse in cucina a passi svelti, i suoi zoccoletti fecero un toc toc ravvicinato, riaccese il fuoco sotto la padella.

«Pronto, buongiorno, mi chiamo Marco Guidotti, fratello di Ilaria.» 

«Buongiorno ingegnere, sono l'avvocato Famagosta, piacere di conoscerla, ecco...», si sentì il rumore di un accendino, «stavo dicendo giusto adesso a sua sorella che la situazione sembra un po' cambiata.»

«Ho sentito di un fax...» 

«Infatti. . . », un colpo di tosse, «mi scusi...lo sto rileggendo adesso e mi pare molto strano.»

«Strano?» 

«Sì, ingegnere, di solito Testino non cambia le date...», rumore di una penna battuta varie volte sulla scrivania, «e qui leggo di un rinvio addirittura sine die

«Rinvio?», a Marco cominciò a venire il batticuore, Ilaria, alla parola "rinvio", rovesciò il barattolo del sale, si fece il Segno di Croce, prese paletta e scopa, «rinvio di cosa? Dell'udienza?»

«Ah, magari...», Famagosta fece una risata che terminò in un accesso di tosse, «saremmo a posto, no, ingegnere, purtroppo, dell'accordo.»

«Per quale motivo?» 

«È questo il punto che mi lascia perplesso, ingegnere...», si sentì il rumore di un soffio prolungato, «qui sul fax non c'è e non è nello stile di Testino fare le cose senza spiegazioni e questo non è un buon segno per sua sorella.»

Dolore e perdono (Parte VIII: I fratelli amanti)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora