20 - Nyx

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Torno nella mia stanza un po' delusa da quella conversazione mancata.

Quando ci avevano lasciati finalmente soli, il telefono di Aiden è suonato e si è dovuto allontanare anche lui, finendo così il nostro gioco di sguardi.

Guardo il soffitto, pensando a tutto ciò che è successo nell'ultimo periodo.

Aiden che diventa il mio capo.

Aiden che mi propone di diventare scopamici.

Aiden che mi segue quando vado a Los Angeles.

Io che bacio Aiden.

Aiden che mi evita.

Aiden che me la lecca nel suo ufficio come se fossi il suo piatto preferito.

Aiden, Aiden, Aiden...

Nell'ultimo periodo c'è stato solo lui, non che di solito la mia vita sia più divertente o piena di impegni.

Ma per quanto io abbia passato del tempo anche con altre persone, l'unica cosa o per meglio dire persona che mi viene in mente è lui.

La mia vita era così tranquilla e monotona, poi dal nulla arriva lui a scombussolare tutto: la mia quotidianità, la mia testa e il mio cuore isolato e desolato.

Però tra di noi non c'è niente.

Credo che non ci sia niente, o forse c'è qualcosa, ma cosa?

I miei pensieri vengono interrotti da un sassolino che sbatte contro l'enorme vetrata dalla vista mozzafiato, e poi un altro e un altro ancora.

Mi alzo e mi dirigo lentamente verso la finestra, quando la spalanco un sassolino mi colpisce con forza la fronte facendomi imprecare in tutte le lingue che conosco.

Ma santo cielo chi è il disagiato che lancia sassolini alle finestre, non siamo mica in un film.

Mi riprendo dal dolore e lancio uno sguardo fuori trovando Aiden con un sasso decisamente grande in mano.

Grazie a dio non ha lanciato quello altrimenti mi sarei trovata in ospedale con un trauma cranico e qualche punto in testa.

Il sorriso beffardo che mi lancia fa quasi più male del sassolino, per dio fingiti almeno preoccupato.

<Idiota> sbotto senza pensarci due volte.

<Mi fai entrare?> lo sussurra in modo da non essere sentito anche dagli altri, ma il mio cuore lo sente forte e chiaro iniziando a battere all'impazzata.

Forse è il caso che, quando torno a New York prenoto una visita al cuore, c'è qualcosa che non va.

Sicuramente ho preso il gene di mio padre e ho il cuore debole, morirò prestissimo.

La mia ipocondria prende il sopravvento mentre scendo la scaletta a chiocciola in modo da arrivare alla porta e aprire a quel disagiato che lancia sassi per sport.

Appena spalanco la porta Aiden entra con tutta la sua altezza a sovrastarmi, lancia un'occhiata alla mia fronte assicurandosi che non sia niente di grave e poi sorride di nuovo, in modo quasi malvagio.

Il cuore inizia di nuovo a fare scherzi, mi ucciderà quest'uomo.

<Leoncino, posso rimanere sulla soglia tutta la notte, ma gradirei entrare>

Mi rendo subito conto di essermi imbambolata a fissarlo bloccando l'entrata.

Mi faccio subito di lato, facendogli cenno con la mano di accomodarsi.

<Che ci fai qui?> cerco di arrivare subito al dunque sperando di deviare il mio imbarazzo da un'altra parte.

<Prima sembrava che volessi dirmi qualcosa> l'attenzione ricade su di me ancora una volta.

Heart's isolationDove le storie prendono vita. Scoprilo ora