Capitolo 25

6 1 0
                                    

012 era legata alla sedia. Vecna era davanti a lei e la osservava. Non riusciva a pronunciare nessuna parola. I rampicanti le stringevano le gambe e le braccia e si sentiva soffocare, lì, in quella stanzetta del laboratorio che in realtà era solo nella sua mente.

Solo nella mia mente... Pensò 012.

<Aspettavo da tanto questo momento> disse Vecna.

Lei guardò il muro dietro di lui. Era nella sua mente, si, ma era tutto reale tanto da uccidere. Anche Vecna poteva sentire dolore.

Prendendo forza, senza lasciarlo continuare il discorso, lo scagliò contro la parete e si liberò dei rampicanti che la tenevano.

Si alzò dalla sedia e si precipitò alla porta della stanza.

Uscì nel corridoio dove tutto era come quella notte della sua fuga dal laboratorio. Era tutto così reale e dettagliato. Era come tornare lì.

Ebbe dei flash di lei che, con il camice bianco, correva nel corridoio per cercare la porta d'uscita.

<012, non scappare> disse Vecna. Lo sentiva ma non lo vedeva.

Vedeva solo i corpi delle persone che aveva ucciso, gli stessi corpi della versione originale dell'accaduto.

Vide, in fondo al corridoio che ricordò bene, la porta con su scritto "exit".

Iniziò a correre verso la porta, e si accorse della presenza di 001 alle sue spalle.

Non si voltò e continuò a correre.

La porta era bloccata.

<012, non scappare> disse lui.
<È tanto che non sento parlare di te>

012 cercava di aprire la porta con i poteri, ma lui la stava bloccando con i suoi.

<Si parlava sempre di te. Ne combinavi una ogni giorno. L'allarme con te suonava giornalmente>

<Fammi uscire!> Urlò lei.

Le parole che aveva detto, in realtà, erano vere e lo sapeva. Ma stava solo cercando di intimorirla, quindi non gli diede troppo peso.

<Ricordi com'era orgoglioso tuo padre?>

Alla ragazza si raggelò il sangue nelle vene. Restò paralizzata con il fiato corto.

<Lui si che parlava di te. Credeva in te. E tu gli hai voltato le spalle, l'hai accusato e non hai mai potuto chiedergli scusa, vero?>

012 non riusciva a rispondere. La sua mente correva verso l'ultima immagine che aveva di suo padre. L'allarme suonava (per colpa di Henry, ora lo sapeva) e stavano litigando. Perché si era rifiutata di usare i poteri su 011 e l'avevano rinchiusa nelle stanze delle punizioni. Ed era scappata. E gli aveva rinfacciato tutto. Ricordò l'espressione ferita di suo padre.

<Vero, tesoro?> Chiese stavolta una voce diversa. Davanti non aveva più Vecna, bensì Tom, Tom Henderson.

012 era a un passo dall' attacco di panico che già aveva.

<Vero, tesoro? Perché non lo ammetti? Volevi sbarazzarti di me, volevi essere libera. Non volevi rendere fiero tuo padre. Volevi allontanarmi. Ma Ange, io volevo aiutarti. Volevo farti distinguere dalla massa. Sei sempre stata la mia dolce bambina, ma mi hai voltato le spalle> alle ultime parole il suo tono si fece aspro e arrabbiato.

012 riprese a cercare di aprire la porta, ansimando e lanciando delle urla.

<Come puoi essere sicura che io ti abbia perdonato? Mi hai voltato le spalle e sono andato a morire! >

012Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora