- 23-My pet

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Quel posto sembrava essere fuori dal mondo conosciuto, non solo dal paese. Hermione Granger si avvicinò alla enorme finestra della sua stanza all'alba del giorno successivo, dopo una notte trascorsa raggomitolata sotto le coltri di uno sfarzoso baldacchino.

Voleva capire qualcosa di più. Per tutta la notte aveva temuto che Lucius Malfoy si intrufolasse nella sua fredda camera di prigionia, tanto da addormentarsi con i pugni contratti.

C'erano montagne in lontananza, a chiudere e delimitare l'orizzonte. Altissime, remote montagne le cui cime luccicavano di neve. Immediatamente sotto la finestra, Hermione Granger vedeva un giardino delimitato da siepi di robuste agavi.

"Alvernia, Puy-de-Dôme. Il Vulcano si intravede dal soggiorno."

Hermione Granger fece un balzo indietro - e subito dopo si odiò ferocemente. Ma probabilmente era l'effetto che Lucius Malfoy sperava di ottenere, entrando così nella stanza.

Probabilmente, questo e l'informazione appena ricevuta stavano provocando in lei reazioni che Lucius stava adorando.

E Lucius doveva ritenere del tutto sicuro dirle che l'aveva catapultata in Francia, in una delle regioni più impervie e scarsamente popolate in quella stagione, dove evidentemente i Malfoy avevano i loro possedimenti. Tipo quella villa sterminata.

Non pensava che Hermione Granger potesse farci niente.

Quando sarai tu a chiedermelo, aveva detto.

Non le si era più avvicinato così dalla sera prima e l'aveva lasciata stare nella fredda stanza degli ospiti in cui l'aveva confinata.

Anche se Hermione Granger non era confinata. Poteva girare liberamente per la casa, anche se Lucius l'aveva privata della Bacchetta.

Quel mattino, mentre faceva colazione senza mai guardare il suo commensale, Hermione capiva molte più cose.

Nulla le impediva di aprire la porta di casa ed iniziare a correre, ma il primo centro abitato distava parecchie ore di cammino tra sassi e strapiombi e quanto allo Smaterializzarsi lei non sapeva farlo.

Dove sarebbe potuta fuggire?

Hermione Granger stava valutando seriamente l'idea più rischiosa, che era cercare di Smaterializzarsi comunque, in base alla sola teoria che aveva letto, senza averci mai provato veramente se non a pochi centimetri di distanza durante il corso e senza mai essersi esercitata. Correva il rischio di spaccarsi in un milione di frammenti, ma forse era una prospettiva preferibile a quella attuale.

Non aveva avuto nemmeno il tempo di parlare con Harry e Ron, riflettè mentre il caffè non riusciva a farla sentire meglio neanche un po'. Con tutto quello che era successo - si sforzò di non diventare emotiva, non davanti a Lucius - con tutto quello che era successo, con la Gazzetta che aveva scatenato quel delirio, c'era stato tempo solo per le recriminazioni, gli scoppi di rabbia e le questioni sollevate e mai risolte.

Perché naturalmente, la prima cosa che avevano fatto Ron ed Harry era stata scovare in Draco Malfoy l'origine di tutto quanto.

Ron l'aveva guardata come se avesse appena ricevuto una coltellata, smettendo solo quando Harry l'aveva prevenuto. Ron stava iniziando a borbottare di infermeria e Quidditch.

Comunque, non erano riusciti a parlare.

Per non parlare di Draco. Hermione perdeva il controllo quando si metteva a pensare a Draco, a cosa il ragazzo stesse facendo in quel momento. Pensare a Draco le faceva venire proprio la voglia di provare a Smaterializzarsi sul serio, almeno a venti chilometri da lì. A rischio di spaccarsi in otto pezzi.

Ed ora lei era incastrata in un paese straniero, tra montagne e vulcani, nella villa di Lucius Malfoy.

Hermione Granger stava finendo di bere il poco caffè nella sua tazza - la sola cosa che le riuscisse di mettere nello stomaco. Guardò Lucius Malfoy, tranquillamente seduto all'altro capo del tavolino.

You Must be Miss GrangerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora