28 - Sollievo

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Hermione aveva rassicurato sua madre e suo padre, dolendosi un po' che i signori Granger dovessero accontentarsi solo delle sue parole scritte. Almeno, durante la sua prigionia nessuno si era premurato di scrivere ai suoi genitori facendosi passare per lei, anzi, chi l'aveva rapita voleva che i due Babbani fossero ben consapevoli della loro condizione.

Hermione apprese che, grazie alla sorveglianza degli Auror, almeno non era stato possibile per i Mangiamorte punire i signori Granger per la 'disobbedienza' della figlia. Non che non ci avessero provato, comunque.

Hermione non si trovava alla Tana, non da Ron, non da chiunque altro disposto ad accoglierla, ma al Malfoy Manor.

Era mattina.

La risposta dei suoi genitori alla lettera della sera prima le stava facendo salire le lacrime agli occhi.

Aveva voglia di riabbracciarli, si.

Ma non poteva.

Non avrebbe rivisto i suoi genitori, almeno non a breve.

Ancora non era sicuro che l'Ordine non decidesse di portarla via da lì. Hermione non sentiva nessun rumore provenire dal giardino silenzioso della villa, ne' dall'immenso corridoio fuori dalla sua stanza.

Ascoltava spasmodicamente il silenzio, cercando il fruscio di un mantello, lo schiocco di un Mago che si materializzava, persino un'esplosione. Un banale bussare alla porta, era pronta a tutto.

Ma il silenzio era vuoto come un foglio bianco, vuoto come la nebbiolina bianca e sottile del Wiltshire che copriva quasi tutto, alle sette del mattino.

Avevano litigato, tutti loro. Tonks, Lupin, addirittura Albus Silente, si erano azzuffati circa quella follia, farla stare a Villa Malfoy. Hermione non sentiva e non vedeva niente, era solo consapevole di un braccio intorno alle spalle. Avrebbe dovuto essere cieca e sorda per non vedere gli sguardi ostili che Tonks e Malocchio avevano riservato a Narcissa Malfoy, però.

Era stata Narcissa Malfoy ad insistere per assecondare la già ferrea decisione di suo figlio Draco, a quel punto la cosa aveva iniziato ad avere peso. Finché era Draco ad impuntarsi le cose erano state diverse. Il 'problema' degli altri, era che Silente appoggiava Narcissa e Draco.

Hermione pensava a quello che aveva sentito sulle Alpi.

' Tua moglie sta dando scandalo a Londra'.

A quanto pareva, 'dare scandalo' significava avvicinarsi all'Ordine della Fenice.

La ragazza ripiegò con amore la lettera dei suoi genitori e poi la infilò in una tasca del maglione. Indossava il maglione sulla camicia da notte, per proteggersi dal freddo pungente. Stava ancora pensando al baule con i suoi abiti, con orrore perché averlo perso significava aver perso tutti i suoi libri di scuola, quando la porta si aprì.

Hermione Granger la puntò immediatamente con la Bacchetta, ma era solo un Elfo domestico che la guardava terrorizzato. Spingeva davanti a se' il baule di Hermione.

"Io... scusami, per averti spaventato, non era mia intenzione..." L'Elfo fece un inchino profondissimo, poi indietreggiò, per via dell'avanzata di Narcissa Malfoy.

*

Cominciavano male.

Hermione aveva appena sussultato come se la signora Malfoy l'avesse colpita, invece l'aveva semplicemente toccata.

L'aveva toccata per spostarle la camicia da notte, visto che sulla spalla destra di Hermione si era formato un livido gigantesco.

Ed indosso una delle sue camicie da notte - fu il successivo, pesante pensiero di Hermione. Era in casa di Narcissa Malfoy, con ancora addosso una delle camicie del suo strambo guardaroba alpino.

You Must be Miss GrangerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora