Welcome my boy!

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«Non so come ringraziarla signor Twist, sono così felice di poter allontanare Louis da questo posto!» esclamò pimpante Catherine.

«Mi corregga se mi sbaglio, deve volergli un gran bene, vero?» chiese Robin, mentre con la collega si recavano, con la macchina della centrale, a prelevare Louis dalla casa famiglia.

«Non pensi male di me, generalmente mantengo, professionalmente, un certo distacco dai ragazzi che incontro. Ma Louis è stato il primo bambino che è capitato fra le mie mani, era così piccolo e ne aveva subite così tante, ho fatto di tutto per allontanarlo definitivamente da suo padre e farlo affidare a famiglie adeguate e promettenti.» ammise.

«Ha fatto un ottimo lavoro, il ragazzo ha sicuramente delle probabilmente da affrontare, ma si fida di lei e le vuole bene come se fosse una sorella maggiore.» disse Robin, mentre cercava parcheggio nelle vicinanze.

«Non sopportavo che un ragazzo così brillante dovesse finire chissà per quale strada per sopravvivere, ho cercato di persuadere i giudici nel togliere definitivamente la custodia del ragazzo al padre, ma cavolo l'ha sempre scampata, non so come faccia!»

«Forse ha i giusti contatti al tribunale dei minori, ma secondo lei perché tiene tanto al fatto che Louis resti sotto la sus tutela se è evidentemente incapace e non volenteroso?»

«Be', ne ho visti di casi del genere, riescono ad ottenere dei contributi dallo stato, ed ecco che i loro figli vengono riconosciuti» rispose Catherine a malincuore.

In lontananza potevano vedere Louis seduto su delle gratinate, Catherine scese di corsa dal veicolo per corrergli in contro. Lui fece lo stesso, si strinsero forti, e sorridevano felici:

«Sapevo che mi ci avresti tirato fuori, non so che farei senza di te» le poggiò un braccio lungo le spalle, e le baciò la guancia.

«A proposito di ciò, qui c'è chi ti ha preso in affidamento, è tutto merito suo, mi raccomando sii educato»

«Di chi stai parlando» chiese lui
«Guarda tu stesso» gli indicò Robin e Louis impallidì improvvisamente. 

Arrivati dinanzi al poliziotto, Louis gli porse educatamente la mano e Robin non esitò stringergliela.

«Signor Twist è un piacere rivedervi, non so cosa dire, non le nascondo che è l'ultima persona a cui avrei potuto pensare...» ammise incredulo e al quanto in ansia, l'autorità lo intimoriva, doveva essere la conseguenza di tutte quelle volte che ha visto suo padre venirgli strappato via dalla polizia.

«Sono tanto contento di poterti dare quest'opportunità ragazzo, e ovviamente collega Robertson non si faccia scrupoli e venga a trovarlo quando le fa piacere, è la benvenuta.»

«La ringrazio signor Twist, lo farò senz'altro.» gli sorrise, per poi voltarsi verso Louis «Bene, ora andrai col signor Twist a casa sua, io ho dei moduli da consegnare all'istituto.» gli diede un bacio sulla fronte e lo abbracciò di nuovo «Comportati adeguatamente, ti voglio bene...buona giornata signore!» si allontanò cercando di nascondere le lacrime agli occhi.

«Su, carichiamo i tuoi bagagli in macchina!» lo smosse Robin aprendogli il bagagliaio. Louis fece per sedersi sul sedile posteriore.
«Ragazzo sta davanti, non farti problemi.» non era mai stato così imbranato, era alquanto in soggezione, ma si sedette, dove gli fu indicato, lo stesso.

...

La prima parte del tragitto fu silenziosa, Louis non aveva il coraggio di proferire parola, ma Robin cercava di sforzarlo:

«Catherine deve volerti davvero molto bene.» affermò, Louis sorrise.
«Sì, è sempre piena di riguardi e premurosa, è come una seconda mamma, c'è sempre quando ho bisogno, anche quando non si tratta del suo lavoro» doveva star pensando a qualcosa di divertente al riguardo, poiché comincio a sorridere e a grattarsi la chioma, caratterizzata dal suo ciuffo lungo e liscio.

«È rassicurante per un poliziotto sapere che ci sono persone come lei, tra gli educatori e gli assistenti sociali, le andrebbero riconosciuti tutti i meriti che ha» esclamò, e Louis si voltò, e cominciò a fissarlo.

«Perché mi ha preso con sé, signor Twist? Non mi sembra il tipo che necessiti di denaro, insomma...mi sembra un uomo benestante, o almeno credo.» insinuò il ragazzo, e Robin cominciò a ridacchiare.

«Rido nonostante penso sia triste che tu a quest'età già veda i secondi fini in tutto.» Louis corrugò le sopracciglia.

«A dirti la verità, Louis? Quando ti ho visto mi hai ricordato te alla tua età, perso e senza scopo, io avevo bisogno di una strada, e siccome a me fu data una casa e un'opportunità dall'esercito, ora sono io a dartene una» ammise Robin.

«Io ho due figli, e penso che mi ucciderebbe sapere che nessuno gli porgerebbe l'altra guancia se non ci fossimo io e mia moglie Anne a sostenerli, mi spezzerebbe il cuore.» Louis lo osservò con interesse.
«Perciò, Louis, lasciati aiutare, comincia a fidarti, almeno un po', di me, non ti deluderò.» affermò il poliziotto.

Questa volta fu Louis a ridacchiare
«Per questo ci sarà bisogno di tempo, ma le dirò che lei ha già la mia stima, la ringrazio, signor Twist.»

«Chiamami Robin, suvvia ragazzo!»
«E va bene, Robin» Louis gli rivolse un sorriso sincero, che Robin ricambiò senza esitare.

...

Louis bussò cautemente alla porta, sentì un paio di tacchi farsi strada per il corridoio, affrettandosi a girare la maniglia.

«Oh ragazzo mio, entra! Lì fuori si gela.» lo incitò.
«La ringrazio, signora Twist.»

«Chiami Anne, tesoro, tu come ti chiami?»
«Louis» gli mostro un sorriso sgargiante, lui rimase particolarmente sorpreso dalla serenità della donna e dalla sua casa che profumava di acqua di cocco.

Notò i dettagli ben curati, il pianerottolo accogliente, dove gli fu detto di poggiare le valigie per il momento, e le diverse fotografie appese dappertutto, che raffiguravano sorrisi stampati per sempre.

Osservò, in particolare, quella della famiglia al completo: i loro figli avevano il sorriso sincero della madre, persino i loro occhi sorridevano, riuscì a percepire il calore e l'affetto che vi fosse tra di loro, pur non avendoli mai ricevuti.

Si scoprì incredibilmente marcio dentro, come le tante sigarette che il padre fumava, consumate fino all'osso, perché quando vide tante felicità nei loro sguardi, li odiò.

«Tutto bene, tesoro?» a risvegliarlo fu una pacca sulla spalla da Anne.
«Sì.» le sorrise e si voltò nuovamente verso la fotografia «devono volervi davvero bene, sembrate molto felici.»
Anne osservò Louis, cui tono, nel pronunciare l'ultima frase, calò, lasciando spazio alla malinconia.

Gli accarezzò la cute e gliela baciò, e senza proferire parola se ne andò, lasciando Louis, come sempre e come tutti, nel suo angolino.

Shit changes || Larry Stylinson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora