Beautiful boy

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𝘘𝘶𝘢𝘵𝘵𝘳𝘰 𝘢𝘯𝘯𝘪 𝘥𝘰𝘱𝘰

I ritmi ferri, la quotidianità, non aveva messo più piede nella sua città natale, molto era cambiato.

I suoi superiori non facevano che ripetergli che stesse facendo bene, che fosse sulla strada giusta.

Si abituò alla solitudine, Zayn gli era rimasto sempre accanto, non aveva notizie di nessun altro, e probabilmente temeva di chiederle.

I giorni di licenza li passavano sempre allo stesso modo, assieme agli altri ragazzi dell'accademia si recavano in un piccolo locale per svagarsi.

La discoteca gli piaceva, o forse era solo l'idea di non riuscire a sentire i propri pensieri a causa della musica assordante.

Quella sera, però, non riuscì a godersela, poiché esattamente quattro anni prima, avevano trascorso la loro ultima notte assieme.

Restò in piedi, con un braccio appoggiato al bancone, mentre giocava con la cannuccia della sua bibita

Era troppo immerso nei miei pensieri per riuscire a divertirsi davvero e lasciarsi andare.

Cercò di buttare giù l'ennesimo alcolico della serata, sperando che questo potesse alleggerirlo da quel macigno che sentiva addosso.

Le luci bluastre che illuminavano a scatti quell'enorme sala stavano cominciando a stordirlo, così come la musica che mi rimbombava nelle sue orecchie, ma ancora non se la sentiva di lasciare quel piccolo spazio tranquillo che era riuscito  a trovare, lontana dalla folla.

La vista gli si annebbiò, cominciò a vagare per la sala, e quando la vista cominciò a non essere più offuscata si sentii stordito.

Feci solo quello che gli venne in mente, e cioè ballare, immaginò d'essere nuovamente in giro per Roma, con lui fra le sue braccia.

E si muoveva, si muoveva, si muoveva eccome, con quel tono sensuale e al contempo sfacciato di un qualunque ragazzo.

Sembrava di essere entrati in una sorta di universo parallelo, dove ciò che accade rimane solo e soltanto lì dentro.

La sala era talmente grande che riusciva quasi a muoversi agilmente tra tutte quelle persone, circondato dai vari profumi che avevano addosso, e non dall'odore acro degli alcolici e dalla puzza di fumo.

I volti erano sereni, rilassati, ed era palese che quelle persone si stessero divertendo.

Percepii quella sensazione di libertà che leggeva nei loro sguardi, quella leggerezza in cui sembravano essere immersi quei corpi.

Le persone avevano per una sera, un momento, abbandonato tutti i pensieri pesanti che opprimevano le loro vite, lasciandolo al di fuori di quella porta vetrata.

Lì dentro no, non c'era spazio per i pensieri, né per le paranoie, né per le preoccupazioni, forse per questo non riusciva a sentirsi pienamente a mio agio, ancora troppo appesantito da tutto quella che non era accettato in quella sorta di legge morale de locale.

"Fanculo" si disse, non doveva pensare così tanto.

Osservò quelle centinaia di perfetti estranei muoversi tra di loro, sfiorandosi pelle contro pelle, carne contro carne, anima contro anima.

Aveva bisogno di trovare compagnia, di rompere quel silenzioso voto di castità che aveva fatto, consapevole che non avrebbe cambiato le cose.

E, eccola lì, il sorriso sbarazzino, che le dà l'aria di essere abbastanza tonta da accettare un incontro fugace e rapido.

Il platino dei suoi capelli la rendeva impossibile da non notare, ma la sua identità ancora meno.

Ma quella sera non la riconobbe, ammaliato dal suo profumo si gettò a capofitto nella mischia, accanto a lei.

Shit changes || Larry Stylinson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora