Truth

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Non appena rientrarono a casa, si trovarono di fronte una donna furibonda.

«Ci trovi parecchio gusti a farmi passare per lo zimbello dell'accademia, vero? Il motivo per cui fingiamo di stare insieme è proprio quello di preservare la nostra immagine, e tu non fai altro che lasciarmi sola anche con gli ospiti a cena!» lo rimproverò.

«Scusami, me ne ero dimenticato, lascia che porti il piccolo a letto e potremmo discutere in pace, ancora» rispose pacamente.

Poggiò il piccolo sul letto, rimboccandogli le coperte, sperando che non si svegliasse per via delle urla.

Tornò in salone, per affrontare la belva pronta a sbranarlo.

«Ho incontrato una persona che non vedevo da tanto e ho perso la concenzione del tempo, possiamo fare finta che non sia successo? E soprattutto, gradirei che non litigassimo di fronte al bambino.»

La bionda incrociò le braccia, sembrava quasi avvilita più che furibonda.

«Perché non mi consideri? Perché io per te non esisto nemmeno? Ti ho dato uno splendido figlio, ti sono devota, e tu continui a condividere il talamo con altre persone!»

Per qualche inspiegabile motivo, la donna sembrava tenere a Louis, e lo considerasse alla pari di un marito.

«Ho accettato di inscenare la nostra duratura e perfetta relazione, ma non puoi chiedermi di fingere una passione che non provo, io sono qui per nostro figlio»

La donna del capello rubio sembrò in punto di disperarsi, tanto che lanciò al compagno un vaso.

«Non fai altro che imputare a me ogni tua disgrazia, come se fossi qui per mettere a soqquadro tutto! Tu non avresti una vita se non ci fossi stata io, non saresti nulla senza di me!»

Corse anch'ella al piano di sopra, mentre Louis raccoglieva i frammenti di terracotta in terra.

Controllò che il piccolo fosse ancora fra le braccia di Morfeo, e decise di coricarsi sul divano.

Com'era buffa la vita, gli vennero in mente le sere passate sul divano degli Styles perché il riccio non lo voleva fra i piedi.

Estrasse il telefono dalla tasca, e sperò che arrivasse un suo messaggio, anche un misero saluto.

Pensò che non glielo avesse ancora inviato perché, come uno stupido, gli avesse scritto il numero sbagliato.

Passò l'intera serata a crogiolarsi sul divano, a disperarsi senza un valido motivo.

O forse un motivo lo aveva, quell'uomo gli aveva fottuto il cervello dal primo momento.

...

L'estate era terminata di recente, e il piccolo Freddie a breve avrebbe iniziato l'elementari.

Così a breve, che tra un'ora dovranno trovarsi fuori dall'istituto, per la cerimonia di benvenuto.

Il cuore gli batteva a mille, avrebbe dovuto consegnarlo a dargli sconosciuti e affidarglielo, anche se solo per poche ore.

Freddie era contento, ma quello lo era sempre, era difficile distinguere le sue emozioni, celava tutto dietro un sorriso, proprio come il suo papà.

Arrivarono giusto in tempo, il bambino cominciò subito a dialogare con gli altri, incurante della possibile timidezza altrui.

Anch'egli era in ansia, data la sua parlantina, però cercava di rimanere ottimista.

Era genuino, e Louis non lo era mai stato, e a volte, vedendolo così solare, pensava che avrebbe potuto esserlo anche lui, se non fosse stato per ciò che la vita gli ha inflitto.

Shit changes || Larry Stylinson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora