Change and recognize

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𝘚𝘦𝘪 𝘢𝘯𝘯𝘪 𝘥𝘰𝘱𝘰

Ai suoi amici raccontò che sarebbe rimasto con Brianna per il bene del piccolo, sapeva quanto l'assenza di un genitore gravasse sui figli.

Nonostante tutto, ne era valsa la pena, la felicità che provava nel passare tempo con quel bambino non aveva eguali.

«Freddie! Sbrigati o ci perderemo l'evento dello zio Zayn!» lo chiamò.

Il piccolo scese di corsa le scale, con le sue nuove scarpette verde oliva, che tanto adorava perché gli ricordavano la divisa del suo papà.

Corse a salutare la mamma con un bacio sulla guancia, mentre lui si limitò a un cenno del capo.

Le cose erano peggiorate nell'ultimo periodo, lei insisteva che avrebbero potuto fare un sforzo, lei giurava di desiderarlo e che volesse un altro figlio da lui.

Non ne aveva alcuna intenzione, suo figlio era il suo orgoglio, ma spesso desiderava che non fosse figlio di Brianna.

Lo prese per mano, e si incamminarono verso il museo che avrebbe ospitato la mostra.

Zayn si era dato alla preservazione dei beni culturali, ma era pur sempre un artista, e la sua più grande aspirazione del momento era sua figlia Khai.

Si era dato, nell'ultimo periodo, alla pittura e alla scultura, attirando l'attenzione del direttore del museo, quale di sua spontanea volontà gli ha proposto di organizzare una mostra.

Era entusiasta per il suo amico, la sua vita non era tutta rose e fiori, ma avrebbe fatto di tutto per rialzarsi, e tutto per la sua bambina.

Arrivarono giusto in tempo, saltarono subito agli occhi dei due i colori sgargianti, e la mastodontica statua di cristallo che ritraeva la loro splendida famiglia.

«Papà, quanti colori!» esultò.
«Cerchiamo lo zio per fargli i complimenti?» il piccolo annuì.

L'artista interruppe la conversazione con gli ospiti per raggiungere Louis, che strinse forte fra le sue braccia.

«Sapevo che saresti venuto!»
«Non potevo mancare» finalmente si staccarono, il moro aveva gli occhi lucidi.

«Che ne pensi? Soddisfatto le aspettative?» domandò.
«È meraviglioso Zayn, ti sei superato, non che avessi dubbi»

«Zio ma sei bravissimo!» gridò suo figlio, facendoli ridacchiare.
«Campione vuoi andare a disegnare con Khai?» il piccolo annuì e corse verso Gigi, che aveva con sé fogli e pastelli.

«Amico, ti farei personalmente un tour, ma ho il dovere di accogliere gli ospiti» si scusò.
«Tranquillo, farò un giro e decreterò la mia preferita»

Il moro gli diede una pacca sulla spalla, e Louis poté finalmente scivolare fra le statue, come se fosse un'ombra.

Accarezzò con lo sguardo l'intreccio di mille colori, che raffiguravano scene che gli toccavano l'anima.

Non era un esperto in materia, ma era vivo, e dunque la sue emozioni forti.

Si faceva spazio fra le opere, come se stesse squazzando in mare aperto, camminando all'indietro.

Camminava, camminava e camminava finché non urtò uno sconosciuto.

«Ops, scusa!» il ragazzo dalla folta chioma si girò, e Louis esterrefatto, spalancò palpebre e labbra
«Ciao...»

Proprio di fronte a lui, come se il tempo passato non avesse osato sfiorarlo, come se nulla avesse tentato di cambiarlo.

Lo riconobbe senza indugiare, anche col capello più lungo del solito e il notevole cambiamento di statura.

Shit changes || Larry Stylinson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora