Don't say it

295 13 4
                                    

Passarono tutti i fine settimana di quell'inverno fra i monti innevati, con Harry che tentava di sciare bene tanto quanto Louis.

Senza rendersene conto, stavano vivendo in una finzione, in cui il tempo non scorreva, e soprattutto non terminasse.

Persero il conto delle notti ardenti passate, tanto da dover trovare nuovi posti per dare libero sfogo al loro desiderio.

Oltre ai monti però, approfittarono delle prime paghe per spostarsi di città in città.

Ogni destinazione era segreta al riccio, che la scopriva soltanto dopo essere scesi dall'aereo, di cui all'inizio aveva tanta paura.

Fu insieme la prima volta, per entrambi, che lo presero, solo che a dividerli c'erano emozioni ben diverse:

Lo scaltro ed entusiasta Louis, e l'intimorito e ipocondriaco Harry.

All'atterraggio finalmente il maggiore poteva lasciargli la mano, e fu così per ogni viaggio.

Louis aveva raggiunto la maggiore età, e per giunta l'affidamento non era più valido.

Riuscì a trovare una piccola casa in affitto poco distante dalla loro, tanto che Anne ci si recava spesso per paura che il ragazzo non cucinasse.

La poverina aveva sorpreso suo figlio nelle più imbarazzanti delle situazioni, tanto che pian piano si abituò all'idea che al figlio d'innocenza restasse ben poca.

Tutti i membri del gruppo si erano riconciliati e passavano le giornate assieme.

Evitarono di raccontargli della loro promessa, a tempo debito lo avrebbero scoperto da soli, e loro non avevano alcuna fretta di far scorrere il tempo.

Niall per divertimento rievocava i momenti di tensione, soltanto per infastidire Zayn e irritare il neutrale Liam.

Ma a loro non importava nulla, il riccio steso in terra fra le braccia del liscio, e i loro sguardi che parlavano quando le bocche non erano capaci di muoversi.

«Non faccio che pensare al prossimo viaggio, sta volta mi darai un indizio vero?» lo pregò il riccio.

«Non se ne parla, abbiamo stabilito che ogni meta sarà una sorpresa, è inutile che mi fai gli occhi dolci ragazzino»

«Dimmi almeno il continente!»
«Perchè dovrei?»
«Metti caso mi servisse il passaporto o il visto?» tentò di infinocchiarlo.

«Non provarci, ci penserà tua madre a questo, sei ancora un bambino»
«Ma come ti permetti! Mi stai dicendo che mia madre sa e io no?»

Lo strinse forte a sé, e baciò la sua folta chioma, ridendo della sua disperazione.

Non aveva pazienza, e soprattutto, non sapeva tenere a bada la sua curiosità.

«Ehi Lou!» fu Niall a richiamare la loro attenzione.
«Quando hai l'esame di maturità?»

«Il ventotto maggio»
«Dobbiamo festeggiare!» propose Liam euforico, seguito dall'intero gruppo.

«Calmi però, il giorno dopo mi porta in un'altra delle sue mete sconosciute» li sgridò il riccio.

«Fidati di noi, faremo qualcosa di intimo!»
«Ne dubito...»

«È deciso! Organizzeremo tutto noi, voi piccioncini pensate a divertirvi»
«Niall!»

«Suvvia, non fare tanto l'innocente, lo avete fatto persino a casa di Zayn...»
«E mio padre non ve lo perdonerà mai»

Avvamparono come non mai, ma la soddisfazione del riccio nel marcare il territorio era più grande.

«Prossima volta potete farlo in casa mia?»
«Niall!»

Shit changes || Larry Stylinson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora