Stepbrothers

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Louis, come al solito, si avvolse fra le coperte sul divano, per leggere fino a tardi invece di cafere fra le braccia di Morfeo.

Sentì dei piccoli passi avvicinarsi, guardò verso la porta e vide il riccio osservarlo.

«Non sapevo ti piacesse leggere»
«Non sai parecchie cose su di me» gli sorrise Louis.

Harry, invece, parve sentirsi in imbarazzo, come se non potesse negare l'indifferenza avuta nei suoi confronti.

«Hai ragione, non posso negarlo» gli si avvicinò, gli tolse delicatamente il libro dalle mani per leggerne il titolo.

«Il fu Mattia Pascal? Che cosa leggi, i necrologi?» ridacchiò.
«Dovrei tirarti uno schiaffone, brutto ignorantone!» era la prima volta che ridevano fra di loro.

Harry gli restituì il libro:
«Illuminami» sedette anch'egli sul divano, poggiando il braccio sulla testiera.

«Il fu Mattia Pascal, capolavoro dell'autore italiano Luigi Pirandello»
«E di che parla? Mai sentito»

Louis sospirò rumorosamente non poteva capacitarsene.

«Mattia Pascal, per un disguido, viene creduto morto, e ciò gli da l'occasione di rifarsi una nuova vita sotto mentite spoglie, e qui sorge il personaggio di Adriano Meis»

Gli brillarono gli occhi, doveva essere entusiasta di aver avuto la possibilità di discutere delle sue passioni con qualcuno.

Harry parve interessato, cosa che compiacè il ragazzo con gli occhi blu.

«Sei una persona appassionata, è un bene che ti sia tornato a scuola» si alzò in piedi, diretto verso la porta, per poi voltarsi.

«È un bene che tu sia qui» ammise.

Louis sorrise, ripensando al fatto che fino a poco tempo fa il riccio non sopportava nemmeno l'idea di vederlo fra i corridoi del liceo.

«Se ti va, non devi più dormire su quel divano lercio, camera mia ha un letto in più» gli propose.

«Con piacere» rispose seguendolo.

Non poteva crederci, Harry lo aveva accolto in camera sua, lo stava accogliendo nella sua vita.

Insomma, gli stava facendo spazio in sé, e Louis colse al balzo l'occasione.

Raccolse tutte le sue sparse per il salone, e le poggiò sul suo nuovo letto.

«Non russi, vero? Altrimenti torno sul mio amato divano» i due risero.
«No, e sappi che ti avrei lasciato lo stesso dormire qui se lo avessi fatto tu»

Non era abituato a tanta cortesia, a tante parole, e sentiva di aver fatti un buon lavoro con lui.

Si misero a letto, Louis con braccio dietro la testa, che fissava le stelline sul soffitto, quelle che i bambini mettono per la paura del buio.

«Ridicole, vero?» notò che Harry fosse di lato, e che lo stesse fissando.

Si poggiò anch'egli di fianco, voleva conversare.

«No, anzi, le avevo anche io, le avevo chieste con non sai quanta insistenza a mia madre»
«Quando parli di lei ti brillano gli occhi»

Era vero, non riusciva a trattenere il sorriso, a volte gli si inumidivano gli occhi, ma non lasciava che le lacrime gli scappassero così facilmente.

«È la persona a cui voglio più bene in questo mondo, non ne voglio a nessuno come ne voglio a lei...è il mio angelo custode»

Harry pensò di alzarsi, di correre e stringerlo tra le sue braccia, ma non era il caso.

Shit changes || Larry Stylinson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora