Don't worry, I'll be a gosth

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Anne osservò i volto assonnati dei figli dallo specchietto centrale, e rise di gusto.

«Vorrei sapere cosa ti diverte tanto» esclamò Gemma, sbadigliando.

«Per cominciare, hai ancora della farina fra i capelli» la ragazza si scompigliò tutta la chioma per di far cadere la polvere.

«Seconda cosa, sono tanto felice che oggi è il primo giorno di scuola di Louis» scompigliò il ciuffo anche lui, che gli era seduto di fianco.

Lui sorrise, non gli sembrava vero ciò che stava per accadere, non riusciamo va a realizzare di avere un'opportunità del genere.

Gli fece così strano, la sera precedente, che per qualcuno frequentare la scuola sia fra gli aspetti più quotidiani della loro vita.

Quelli come lui erano nascosti nella penombra, lontano da tutto e tutti, potevano interagire solo con altra feccia.

Non c'era scampo, si diceva fino a poco tempo fa, la luce nel tunnel non l'avrebbe mai intravista.

Stavolta era speranzoso, e seppur con disgusto verso se stesso, sperava con tutto il suo cuore che suo padre restasse in carcere, che non gli concedessero nemmeno un processo.

Insomma, una delle tante utopie su cui le fondamenta della sua vita erano incastonate. 

Si sentiva un traditore, aveva lasciato le compagnie di una vita, e si era dato agli agi, e nella sua mente tranquillità e rimpianto si contrastavano.

«E da che anno dovrebbe ricominciare?» fu la voce indisponente del riccio a interrompere lo scorrere dei suoi pensieri.

«Ehm, finirò il secondo!» annunciò entusiasto, sperando di rompere il ghiaccio con Harry, dato che non sopportava il suo astio, e voleva che si fidasse di lui.

«Non avrai mica intenzione di farlo capitare in classe mia, spero!» il riccio parve allarmarsi, come se Louis gli si dovesse venire cucito alla schiena nel giro di qualche ora.

«Si, Harry» rispose la madre «Cerca di non dimostrarsi contrariato di fronte a ogni decisione che prendiamo nei riguardi di Louis, dovrai anche superarla.

Harry si rinchiuse nel silenzio, rannicchiato sul seggiolino posteriore, con aria imbronciata.

Louis, tacque, si sentì come se stesse distruggendo degli equilibri sanciti dalla loro nascita, gli scrupoli gli annebbiavano la mente.

L'edificio scolastico era maestoso, nonostante Holmes Chapel fosse una piccola cittadina.

Gemma gli raccontò che quello fosse  l'unico istituto superiore presente, e che per tal motivo si impegnava a offrire una grande varietà di corsi.

Il cortile era stracolmo, Harry sparì fra la folla, probabilmente in cerca dei suoi amici, mentre Gemma trascinava Louis verso il suo gruppo di amiche.

«No Gemma! Ho vergogna, dai!»
«Cammina occhi blu!» lo riprese.

«Ragazze!» esultò correndole in contro, Louis fece un respiro profondo e si avvicinò.

Ad accoglierlo furono una ragazza mora, di nome Elizabeth, e una dal capello veneziano, quel fiammante rossiccio che risaltava le sue efelidi, ovvero

«Piacere, io sono Louis» sorrise loro.
«Elizabeth, piacere mio»
«Amber, che anno frequenti?»

Louis rivolse un'occhiata d'imbarazzo a Gemma, così che fosse lei a spiegare le circostanze.

«Louis aveva interrotto gli studi, ma ha deciso di riprendere, perciò invece di essere in quarta sarà in seconda»

Shit changes || Larry Stylinson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora