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Diedi uno sguardo fuori dal finestrino e una strana angoscia si impossessò di me, mentre la voglia di vomitare mi faceva quasi urlare al tassista di fermare l'auto per farmi scendere.

Erano troppi anni che non ritornavo in quella città e purtroppo potevo ammettere con terrore che non ci fossi passata sopra, nonostante ci avessi davvero creduto.

Sospirai frustrata mentre le mie mani cominciavano a tremare, ma forse era anche a causa della stanchezza.

Il viaggio era stato abbastanza lungo e sentivo le mie gambe fare male a causa delle ore passate nella stessa posizione.

Quando intravidi il familiare vialetto di fronte alla casa nella quale ero cresciuta, sentii quasi dolore, erano troppe e troppo forti le emozioni che stavo provando.

Erano sei anni che non ritornavo in quel posto, ma sembrava quasi identico a come l'avevo lasciato.

E non lo avrei fatto per sei ancora, se solo avessi potuto.

Ma purtroppo era mio dovere trovarmi lì in quel momento, era stato devastante scoprire della malattia incurabile di mia madre ed altrettanto sconvolgente comprendere che purtroppo non avevamo più tempo.

Così colta dai sensi di colpa, avevo convinto me stessa a ritornare a Cincinnati, tentando di lottare contro il poco tempo che ancora mi sarebbe rimasto da passare con la persona che mi aveva dato vita.

Certo, non era stata delle madri migliori, ma aveva sempre fatto tutto quello che aveva potuto.

Porsi al tassista i soldi per la corsa e scesi trascinandomi dietro la valigia che conteneva tutte le mie cose più preziose.

Sentii la porta di casa aprirsi e guardai mio padre incrociare le braccia al petto, dopo aver aiutato mia madre a scendere le poche scale che si trovavano di fronte all'ingresso.

Quando incrociai i suoi occhi e ci trovai solo tristezza sentii il sangue nelle mie vene raggelarsi, mentre constatavo che mia madre avesse completamente perso la sua voglia di vivere.

Sulla testa portava un berretto nonostante fossimo in piena estate e mi risultava davvero impossibile concepire come non stesse morendo di caldo visto le alte temperature.

"Delilah, sei ancora più bella dell'ultima volta che ti ho vista" sussurrò lei tra i miei capelli prima di lasciarmi un bacio stanco sulla guancia.

Sapevo che per lei fosse stancante anche solo alzarsi dal letto soprattutto in quella fase della sua malattia, così dopo aver abbozzato un leggero sorriso, mi ritrovai a spingerla leggermente verso la casa affinché entrassimo dentro ed il sole smettesse di bruciare sulla mia pelle.

Guardai mio padre prendere la mia valigia e portarla dentro come se non fosse pesata nulla, prima di sentire l'odore familiare del posto nel quale ero cresciuta.

L'odorizzante che mia madre aveva sempre usato mandò in tilt i miei sensi, riportandomi inconsapevolmente a rivivere una certa malinconia.

Alcune volte mi era perfino mancata casa mia, ma ogni volta che anche solo quel pensiero invadeva la mia mente, mi ritrovavo a pensare anche al perché fossi scappata, al perché non mi fossi più guardata indietro per cosí tanti anni.

"Come sta mia sorella?" chiese lei, per poi avvicinarsi all'isola della cucina e versarmi una tazza di caffè nonostante fosse pieno pomeriggio.

Non pensavo fosse una buona idea ma non me la sentii di rifiutare mia madre, non quando si trovava in quelle condizioni di fronte ai miei occhi, non quando stava sorridendo cosí ampiamente.

"Bene, ti saluta " mormorai, prima di camminare verso uno sgabello e sedermi all'isola, con lei attenta a scrutare ogni mio movimento.

"Ancora non ci credo che ti ho davanti" mormoró lei incredula, quasi spaventata che se avesse detto troppo sarei fuggita via.

Oblivion |Harry Styles|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora