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"Buongiorno a tutti, e benvenuti ai nuovi studenti che hanno deciso di unirsi a noi" disse Harry, per poi arrotolarsi le maniche della camicia a fiori che stava indossando e cominciare a parlare di cose che non capii perché ero troppo concentrata a rileggere il bigliettino che avevo trovato alla mia postazione quella stessa mattina.

Dopo la sera della festa mi aveva riaccompagnata in dormitorio e non mi aveva più rivolto la parola, lasciandomi completamente di stucco perché pensavo che mi avrebbe cercata e ci avevo sperato fino all'ultimo secondo, ma lui non l'aveva fatto neanche per sbaglio, quasi come se mi stesse evitando o peggio ancora ignorando.

Alternai lo sguardo di nuovo tra il piccolo pezzo di carta di fronte a me e la scultura delle nostre mani unite che se ne stava messa in bella mostra sulla cattedra.

"Non dirmi che quella è la scultura che avete fatto?" chiese Grace in un sussurro e dal cipiglio presente sul suo viso non mi fu difficile capire che fosse confusa più di me.

"Mi puoi dire almeno cosa c'è scritto?" mi chiese dopo aver sbirciato per vedere se Harry effettivamente ci stesse prestando attenzione e quando constatò che non lo stesse facendo, si spostò alla mia postazione per poter leggere.

"Perché ho capito che quello che c'è tra di noi è più bello se non si prova a spiegarlo a parole" lesse a bassa voce per poi tirarmi una gomitata talmente forte da farmi cacciare un urlo di dolore il quale non passò inosservato a nessuno, soprattutto agli occhi del ragazzo del quale stavamo sparlando.

"Ognuno alle proprie postazioni, grazie!" disse quest'ultimo a voce alta, riuscendo perfino ad intimorirmi per un certo verso.

Grace alzò le mani in alto in segno di resa e ritornò al suo posto facendo spuntare un sorriso a quel Harry autoritario che non avevo mai conosciuto fino a quel momento.

Osservai il suo modo di fare con ogni ragazza presente in quella stanza e ad ogni sorriso o consiglio, potevo chiaramente percepire la rabbia crescere dentro di me, la gelosia.

La porta venne aperta di scatto e un gruppo di ragazzi entrarono senza neanche bussare.

"Styles!" salutò uno di loro ed Harry ricambiò con un cenno di testa, molto probabilmente perché era seccato dalla presenza di quelle persone che avevano interrotto la sua lezione.

"A cosa devo il piacere? Per chi non lo sapesse loro sono i ragazzi che compongono il comitato studentesco" chiarì Harry, rispondendo senza volerlo a molte delle mie domande.

"Grazie per la presentazione capitano" disse uno di loro per poi essere interrotto.

"Siamo qui per parlarvi dello spring break, la vacanza di primavera. Quest'anno io e gli altri del comitato abbiamo deciso che si svolgerà a Cuba e volevamo chiedervi se parteciperete" spiegò una delle due ragazze presenti, mentre l'altra cominciò a passare tra i vari banchi con un quaderno tra le mani, annotando la partecipazione di ognuno dei miei compagni.

"Sono tre giorni e partiremo il prossimo lunedì" aggiunse la ragazza che poco prima aveva parlato.

"Ci andremo giusto?" mi chiese Grace, abbastanza convinta del fatto che avrei accettato.

"Aspetta e ti dirò" le risposi intenta a guardare la ragazza con la lista avvicinarsi ad Harry e cominciare a conversare più di quello che mi sarei aspettata avrebbero fatto.

I suoi occhi verdi si incastrarono nei miei per un paio di secondi quasi come se volesse chiedermi se ci sarei andata, come se volesse scoprire quale fossero le mie intenzioni, e quando lo vidi scuotere la testa negativamente sentii il dispiacere inondarmi.

Perché nonostante tutto quella sarebbe stata l'occasione giusta per passare più tempo insieme e anche se non l'avevo voluto confessare a Grace, ci sarei davvero voluto andare anche perché gli altri anni non l'avevo mai fatto.

Oblivion |Harry Styles|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora