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Sospirai profondamente, prima di fare un passo indietro e allontanarmi dalla sua figura, il quale sembrava tanto sconvolto quanto me.

Perché quasi come se ci fossimo letti nella mente, ci eravamo ritrovati nello stesso momento a girovagare per il cimitero quasi fossimo fantasmi.

Avrei voluto dirgli tante cose e nuovamente non era uscita neanche una parola dalla mia bocca, per paura.

Paura che si rifiutasse nuovamente di ascoltarmi, così tentando di fare finta di nulla, voltai le mie spalle e ritornai a casa seguendo la strada che potevo dire di conoscere a memoria.

Le mie emozioni erano ancora forti e quella sera a stento riuscii a chiudere occhio a causa dei rimpianti profondi che stavo avendo, ma quando mi ricordai che il giorno seguente avrei dovuto lavorare davvero tanto, ad un certo punto mi addormentai.

"Penso di star per morire!" gridai a mio padre, il quale scoppiò a ridere una volta che l'ennesimo cliente di quella mattina uscì contento dal negozio.

E quando il campanello risuonò nuovamente, sentii che sarei morta per davvero.

Le gambe mi facevano male e desideravo soltanto che quella giornata che sembrava addirittura infinita, finisse una volta e per tutte.

Non avevo mai odiato il Natale, ma quel giorno mi ritrovai a farlo sul serio.

"Gregor? Sei veramente tu?" chiese una voce che per un istante mi sembrò familiare, e quando mi voltai con un paio di vinili tra le mani e riconobbi quella che era la direttrice del college, sentii le gambe quasi voler cedere.

"Stacy?" chiese mio padre, facendomi comprendere solo in quel momento che i due si conoscevano chiaramente.

Alternai lo sguardo tra la madre di Harry e mio padre e quando quest'ultima sembrò riconoscermi, abbozzai un sorriso.

"È tua figlia?" chiese Stacy prima di fare un cenno verso di me, e solo in quel momento cominciai a sentirmi in leggero imbarazzo.

"Si, il tuo dov'è?" chiese mio padre ingenuamente, prima di avvicinarsi alla madre di Harry e abbracciarla come se fossero amici di vecchia data.

"Mi sta aspettando fuori" rispose Stacy prima di cominciare a parlare con mio padre ed io approfittando del fatto che il negozio in quel momento fosse vuoto, presa da non so quale coraggio, decisi di uscire fuori dopo aver indossato il mio giacchetto.

Quando scorsi la figura di Harry poggiato al muro accanto alla porta del negozio, non riuscii a trattenere un sorriso.

"Questo è stato davvero un colpo basso" borbottai, per poi poggiarmi contro il muro accanto a lui e accendermi una sigaretta.

Lo guardai accigliarsi un attimo, prima di ricominciare a guardare il suo telefono, quasi come se non fossi realmente accanto a lui.

"Sapevi che si conoscevano?" chiesi dopo un paio di secondi nei quali io avevo già fumato mezza sigaretta a causa dell'ansia che sentivo appropriarsi del mio corpo data la mia vicinanza, soprattutto in quel momento di merda nel quale ci trovavamo a causa mia.

Lo sentii sbuffare sonoramente per poi posare il suo telefono nella tasca posteriore dei suoi jeans e poggiare tutta la sua attenzione su di me, facendomi chiaramente capire di aver appena vinto.

"Si può sapere cosa ancora vuoi da me Delilah?" chiese in un sussurro e nonostante avesse provato a risultare severo, la potei benissimo percepire la tensione nella sua voce.

Era agitato tanto quanto me e quello mi alleggerì il cuore, perché per un momento mi sembrava che forse fossi ancora in tempo per rimediare ai miei errori.

Oblivion |Harry Styles|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora